
Lo scandalo della carne di cavallo negli hamburger non fa dormire David Cameron
Lo scandalo della carne equina in Gran Bretagna fa impallidire quello della “mucca pazza”. Nel caso dell’encefalopatia spongiforme c’erano di mezzo anche vite umane, non solo bovine. Nell’attuale vicenda che riguarda la carne equina si toccano, invece, altri aspetti. Uno su tutti: il cavallo, simbolo della cultura inglese.
CATENE ALIMENTARI. Tutto è cominciato quando a metà gennaio la Food safety authority ha effettuato dei controlli di routine sugli hamburger surgelati venduti da Tesco e Lidl in Irlanda e Gran Bretagna. Gli hamburger controllati provenivano dalla Silvercrest foods ed è stato dimostrato che contenevano carne equina al 60/70 per cento, e non bovina come segnalato sulla confezione. Tutti ritirati dal mercato, hanno poi innescato una catena di dubbi su altre marche. Burger King non ha neppure aspettato che fossero effettuati test sui propri prodotti e ha confessato sua sponte che, in alcuni controlli, erano risultate presenti tracce di carne equina. Per molti punti vendita, infatti, Burger King ha in comune lo stesso produttore coinvolto nell’affare Tesco, la Silvercrest foods.
DALLA FRANCIA. È venuto poi il turno della Findus, nella sua divisione inglese, e delle lasagne surgelate. Il ragù contenuto in queste porzioni è di carne equina fino al 90 per cento, e così anche in altri prodotti surgelati a base di carne. In questo caso la Findus ha incolpato un’azienda francese, la Comigel, da cui importa le lasagne già pronte, e che, a sua volta, si è difesa scaricando l’errore su altri, in particolare su un’azienda di macellazione in Polonia.
CAMERON SPAVENTATO. Gran Bretagna e Irlanda sono sotto shock, le famiglie inglesi che ricorrono ai surgelati sei giorni su sette non sanno più di chi fidarsi, e David Cameron ha convocato d’urgenza il ministero della salute e il dipartimento dello sviluppo, cibo e affari rurali. La distribuzione di carne non certificata potrebbe coinvolgere anche mense scolastiche, ospedaliere e pubbliche. Nel frattempo, la Findus Italia ha emanato un comunicato stampa per sottolineare la sua totale estraneità alla vicenda, in quanto la divisione italiana appartiene a un’altra cordata di aziende, che nulla ha a che fare con la Gran Bretagna.
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