L’Irak divide Usa ed europei

Di Rodolfo Casadei
26 Settembre 2002
Il responso non potrebbe essere più chiaro: sulla questione di un eventuale attacco

Il responso non potrebbe essere più chiaro: sulla questione di un eventuale attacco all’Irak le opinioni di americani ed europei divergono irrimediabilmente. Mentre la maggioranza assoluta dei cittadini di Stati Uniti e Canada sono favorevoli a un intervento militare statunitense per arrivare alla deposizione di Saddam Hussein, in Europa nemmeno nei tre paesi i cui governi sono considerati più vicini a Washington questa opinione conquista la maggioranza. Lo ha rilevato un’indagine della Gallup due settimane fa. In Gran Bretagna, Italia e Spagna, paesi i cui governi sono considerati i più filo-americani d’Europa, poco più o poco meno della metà (a seconda del paese) degli intervistati si è detta contraria a un’azione militare Usa contro il rais di Bagdad, mentre i favorevoli superano il 40% solo nel Regno Unito: in Italia si fermano al 36%, in Spagna non arrivano al 29%. Negli Usa a favore della linea Bush sono il 58% degli intervistati, e nel confinante Canada poco meno (52%). Qualche spiegazione circa questa divaricazione di opinioni la si può individuare attraverso le risposte ad altre domande poste dal sondaggio Gallup nei medesimi paesi. Interrogati se ritengano che il mondo musulmano si senta in guerra contro il loro paese, il 60% degli americani ha risposto di sì, mentre in Europa analoga opinione è nettamente minoritaria: 15% in Spagna, 24% in Italia, 38% nel Regno Unito. Ma probabilmente il fattore decisivo è un altro: il 72% dei cittadini Usa è convinto che Saddam Hussein abbia l’intenzione di usare prima o poi le sue armi di distruzione di massa contro gli Stati Uniti.

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