
Liguori (Tgcom): «Ranieri è l’anti-Mourinho. Di Pietro? Non prendiamolo sul serio»
«Gian Piero Gasperini non meritava un epilogo così triste. Gli è stata scaricata tutta la responsabilità della società che ha sbagliato a scegliere allenatore e non ha indovinato la campagna acquisti. E la cosa più brutta è che sono stati usati i giocatori e la squadra per farlo liquidare, un chiaro segnale di crisi in casa nerazzurra». A parlare ai microfoni di Radio Tempi è il direttore del Tgcom Paolo Liguori, attento commentatore calcistico e romanista accanito. Gli abbiamo chiesto un commento su Claudio Ranieri, l’allenatore, ex Roma, che proprio oggi ha firmato un contratto che lo legherà all’Inter per due anni. «Prima però dobbiamo parlare della fortunata parentesi di Mourinho, che deve alla Champions e ad alcune partite fortunate la sua fama».
«Mourinho ha vinto ma poi ha lasciato comunque la squadra nel caos. Dal punto di vista societario l’allenatore portoghese col suo carattere ha messo un po’ da parte la figura del presidente: forse per questo motivo non è stato fatto molto per trattenerlo e al suo posto non sono arrivati personaggi forti ma personalità più morbide che potessero essere in qualche modo controllate». Quindi il problema dell’Inter è Massimo Moratti? «Non voglio sentire questa frase. Di sicuro Moratti è parte dei problemi dell’Inter ma è anche la soluzione a tali problemi, i suoi errori li ha sempre pagati di tasca propria». Il direttore ha poi parole di elogio per il nuovo allenatore Ranieri: «un grandissimo amministratore del 4-4-2 e l’Inter ha dei giocatori perfetti per questo modulo. Ranieri però è un anti-Mourinho, anche caratterialmente: se i tifosi si aspettano comportametnti simili al loro amato ex ct prevedo tempi duri per loro e per l’allenatore».
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Il direttore ha commentato assieme ai conduttori de Gli Spari sopra la cronaca italiana. Le durissime parole di Antonio Di Pietro «prima che ci scappi il morto mandiamo a casa questo governo» sono state commentate da Liguori con una citazione di Ennio Flaiano: «la situazione è grave ma non seria». Di sicuro l’onorevole Di Pietro ha due problemi: «il primo di immagine, dopo le aspre critiche anche interne al partito sulla candidatura del figlio, il secondo di carenza di interlocutori, ora che anche l’Udc ha fatto un passo indietro. Per questo motivo ha la necessità di proporsi ai giornali con l’immagine del “guerriero, di cui si è quasi sempre servito, ma si tratta di un modo di reagire a crisi interna. Per questo la situazione non è seria, si tratta di una strategia di comunicazione politica».
All’equilibrio già di per sé instabile della vita politica odierna si aggiunge la vicenda di Marco Milanese, ex collaboratore del ministro Tremonti che proprio oggi a Montecitorio ha visto salva la propria libertà: «In realtà non c’è da preoccuparsi solo per Milanese, se pensiamo a un deputato di nome Alfonso Papa eletto dal popolo e che oggi è in carcere e non potrà votare, allora capiamo la gravità della situazione. Per me i voti alla camera non sono più validi da quel momento. Non dico che non ci fossero i numeri per tenere Papa o Milanese fuori, ma quello che mi dà fastidio è che c’è stata un’esigenza di visibilità interna della Lega, che ha reso il motivo dell’arresto esclusivamente politico».
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