Meloni al governo è anche «la risposta degli espropriati delle classi medie»

Di Mauro Zanon
24 Ottobre 2022
Nel nuovo libro del geografo francese Guilluy il grido di chi in occidente non vuole perdere la propria identità per colpa della «nuova borghesia cool» che esclude chi non è «aperto, ecologista, inclusivo»
Meloni espropriati
Giorgia Meloni in un mercato a Messina durante la campagna elettorale (foto Ansa)

Parigi. Christophe Guilluy è un figlio della gauche. È cresciuto nell’ex quartiere operaio di Belleville, a nord-est di Parigi, oggi a maggioranza arabo-africana, vivendo da vicino la cosiddetta “Grande Sostituzione”: delle abitudini, dei costumi, delle tradizioni franco-francesi, a favore delle culture allogene. Ex militante di Sos Racisme, Guilluy si è laureato in Geografia urbana alla Sorbona ed è oggi una delle voci più ascoltate del dibattito intellettuale parigino grazie ai suoi interventi controcorrente sulle pagine di opinione dei quotidiani e ai suoi libri-bestseller sulle “fratture francesi”: sul divario economico, culturale e identitario, tra le grandi metropoli globalizzate e gentrificate, luoghi di residenza delle classi dirigenti e della borghesia radical-chic, e la Francia periferica, silenziosa, dei piccoli bianchi dimenticati dalle élite.

Come è iniziata la liquidazione degli “espropriati”

Mercoledì è uscito il suo nuovo libro, “Les Dépossédés” (Flammarion), gli espropriati. «Questo concetto permette di descrivere la vera natura dei movimenti di contestazione che attraversano i paesi occidentali da una ventina di anni, che non assomigliano ai movimenti sociali dei secoli passati. Rivestono una dimensione sociale, ma anche esistenziale, toccando categorie molto diverse tra loro che costituivano ieri il fulcro maggioritario della classe media occidentale. Siamo in un momento molto particolare per l’occidente in cui, dopo diversi decenni di adattamento alle norme dell’economia-mondo, una maggioranza della popolazione ritiene di essere stata espropriata di tutto ciò che la costituiva: il suo lavoro, i suoi luoghi di vita, il suo sistema di rappresentazione politica», ha spiegato Guilluy al Figaro.

La progressiva liquidazione della classe media occidentale, ossia degli espropriati, è iniziata negli anni Ottanta. All’epoca «integrate economicamente, le classi popolari erano rappresentate politicamente e rispettate culturalmente dai piani alti», secondo Guilluy, perché «quella che viene chiamata élite era al servizio della maggioranza». Oggi invece, sostiene il geografo, siamo nell’èra del trittico “thatcheriano-blairiano-macroniano”, l’èra della convergenza tra il “There is no society”, il “There is no alternative” e il “There is no majority”.

Il movimento degli espropriati di cui parla Guilly non è un movimento operaio che reclama nuovi diritti, ma un grido di sopravvivenza di una classe media occidentale che non vuole perdere la propria identità: essere sacrificata sull’altare della senzafrontierismo, del multiculturalismo, della globalizzazione e delle sue derive. «Gli espropriati si ribellano contro la distruzione del loro patrimonio, sia materiale che immateriale», scrive il geografo francese, «sono vittime di una doppia espropriazione, sociale e culturale, che è il frutto di quattro decenni di globalizzazione».

La delirante superiorità morale della borghesia cool

A questa doppia espropriazione, sottolinea Guilluy, bisogna aggiungerne una terza, altrettanto importante: l’espropriazione dei luoghi, ossia l’esclusione dei più modesti dai quartieri in cui sono nati e cresciuti, «legata alla chiusura delle fabbriche e al processo di metropolizzazione». Ciò che è accaduto in Italia e in Svezia alle ultime elezioni politiche è l’esempio più lampante di ciò che afferma Guilluy. «Se c’è un paese la cui classe media è stata sconquassata questo paese è proprio l’Italia (secondo l’Ocse, l’Italia è l’unico paese europeo dove gli stipendi sono diminuiti del 2,9 per cento tra il 1990 e il 2020, e quello in cui il tasso di disoccupazione, in particolare tra i giovani, resta superiore alla media europea)», ha ricordato al Figaro il geografo francese.

«Colpisce anche il fatto», ha aggiunto, «che in Svezia i social-democratici abbiano migliorato ulteriormente il loro risultato a Stoccolma, la città più ricca del paese. L’elezione di Giorgia Meloni e il successo dei Democratici svedesi non sono altro che risposte alla grande espropriazione delle classi medie occidentali». Il peccato originale della «nuova borghesia cool», come la chiama Guilluy, è quello di aver messo le classi popolari e medio-basse ai margini della società perché non sono «aperte, ecologiste, inclusive»: «Ciò che le classi popolari non sopportano più è sentire quelli che le espropriano spiegare come devono vivere, comportarsi e essere civili. La caratteristica della borghesia cool di oggi è appunto quella di avere una postura di superiorità morale delirante».

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