Libia, ribelli a Gheddafi: «Dimettiti entro 72 ore e non ti perseguiremo»

Di Redazione
08 Marzo 2011
Il capo del Consiglio nazionale provvisorio libico, l'ex ministro della Giustizia Mustafa Abdel Jalil, ha aggiunto: «Se finiranno i raid aerei, noi non lo perseguiremo per i suoi crimini». Continuano i bombardamenti su Ras Lanuf e Zawiyah. La Cina appoggia l'idea di una no-fly zone e l'Ue congela i beni della Libyan Investment Authority

Il capo del Consiglio nazionale provvisorio libico, l’ex ministro della Giustizia Mustafa Abdel Jalil, ha dichiarato alla tv satellitare al Jazeera che se Muammar Gheddafi «lascerà il paese entro 72 ore e porrà fine a bombardamenti, noi non lo perseguiremo» per i suoi crimini. Jalil ha chiesto «la fine dei raid aerei, e le sue dimissioni entro le prossime 72 ore». Jalil ha poi escluso che «siano in corso trattative dirette con Gheddafi» ed ha chiarito di aver parlato ora perché «è necessario arrivare ad una soluzione che eviti ulteriori spargimenti di sangue».

Gli insorti libici per la prima volta hanno poi confermato che vi sono stati contatti indiretti con il regime di Muammar Gheddafi e che sono state respinte le trattative proposte dal rais: «Noi non tratteremo con lui», ha dichiarato Mustafa Gheriani, portavoce della cosiddetta Coalizione del 17 Febbraio, che raggruppa le forze di opposizione nella Libia orientale liberata. «Sa dov’è l’aeroporto, e tutto ciò che ha bisogno di fare è andarsene e fermare la carneficina».

Intanto, vanno avanti i bombardamenti aerei dello strategico centro petrolifero di Ras Lanuf, in Cirenaica: durante uno dei raid è stata colpita un’area residenziale, dove un missile ha centrato un’abitazione civile, facendone crollare la sezione superiore del muro perimetrale e scavando un profondo cratere nel terreno. Lo hanno confermato fonti giornalistiche presenti in città, secondo cui l’edificio sarebbe peraltro stato deserto, al pari di molti altri che erano stati evacuati dopo gli attacchi dei giorni scorsi.

Le forze fedeli a Muammar Gheddafi hanno sferrato anche un nuovo attacco con l’artiglieria pesante contro Zawiyah, località situata una quarantina di chilometri a sud-ovest di Tripoli, ancora in mano agli insorti nonostante un assedio in corso da cinque giorni e ripetuti raid lealisti dal cielo e da terra. Lo riferisce al Jazeera. Da giorni la roccaforte dei ribelli in Tripolitania è isolata dal mondo esterno: non ci sono linee telefoniche funzionanti nè segnali per la telefonia mobile. Sul posto non sono presenti giornalisti.

Sul fronte delle sanzioni e dei possibili interventi militari, la Cina non esclude di poter appoggiare l’istituzione di una no-fly zone sui cieli della Libia «se questo aiuterà il paese a ritornare il prima possibile alla stabilità». Questa la posizione di Pechino espressa dalla signora Jiang Yu, portavoce del ministero degli Esteri, che ha anche concordato sulla necessità di «applicare le sanzioni approvate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».

L’Unione europea ha deciso oggi di includere nella lista dei soggetti sottoposti a sanzioni anche la Libyan Investment Authority (Lia), il fondo sovrano libico. Lo riferiscono funzionari della Ue. Il provvedimento è stato approvato poichè entro la scadenza prevista per oggi nessuno degli Stati membri ha sollevato obiezioni.

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