Riconquistata la libertà, va conquistata la vita: il ritorno «col botto» del Campus by Night

Di Sara Samorini
13 Ottobre 2021
Incontri, mostre, domande brucianti e tentativi di risposta nella nuova edizione della tre giorni bolognese che ha coinvolto centinaia di universitari e l‘intera città
Alessandro Rivali davanti alla platea del Campus by Night 2021
Alessandro Rivali racconta Eugenio Corti al Campus by Night 2021, Bologna, 8 ottobre 2021

Dopo quasi due anni di assenza a causa della pandemia, via Zamboni ha ospitato nuovamente il Campus by Night, un evento che vede coinvolti centinaia di studenti universitari fra mostre, incontri e spettacoli. Le girandole colorate appese ai portici e i volti di coloro che vi prendono parte danno il benvenuto non solo agli studenti, ma anche all’intera città di Bologna. Quest’anno poi, avendo avuto luogo nel mese di ottobre, l’evento ha sancito l’inizio dell’anno accademico, grazie anche al saluto dell’ex rettore Francesco Ubertini. Insomma, un ritorno “in presenza” col botto.

Camminando per la strada si incrociano le più svariate passioni che trovano tutte il loro spazio: il calcio, il ping pong, i Promessi sposi, la ristorazione, uno spettacolo teatrale, i fatti dell’Afghanistan, l’emergenza educativa. Cosa accomuna tutto questo? La domanda che dà il titolo all’evento: “Cosa rende la vita vita?”. Ogni iniziativa ha infatti tentato di rispondere a questo interrogativo, aggiungendo via via piccoli tasselli di risposta. È una domanda che brucia: nell’incertezza di questo periodo, in mezzo a tutte le rinunce che negli ultimi anni abbiamo dovuto fare, siamo sicuri che siano semplicemente l’uscire con gli amici o la tanto agognata libertà a sancire la possibilità di una vita piena? Tesi a cogliere questo “segreto”, ci siamo fatti aiutare da alcuni amici, vicini e lontani.

La salute non è tutto

Il primo che ci ha aiutati è stato il medico Mario Melazzini, che, parlandoci del vaccino e della situazione sanitaria attuale, ci ha fatto capire che il detto “quando c’è la salute c’è tutto” forse sia da rivedere. Egli ci diceva infatti che «solo una lettura consapevole della realtà e del tuo limite ti permette di vivere il momento che stai vivendo come un valore, anche nelle circostanze più avverse».

Guardare in faccia la verità

Lo stesso sguardo attento e leale ci è stato testimoniato da Eugenio Corti, autore de Il cavallo rosso e protagonista di una mostra. Corti ci ha portati per mano fra i pannelli fino ad affermare che si può vivere una vita che non censuri niente, nessun dettaglio scomodo, arrivando ad avere “Una vita che guarda in faccia la verità”, come recita il sottotitolo della mostra. Alessandro Rivali, editore delle opere di Eugenio Corti e protagonista di un altro incontro del Campus, sosteneva inoltre che in questo periodo di incertezza occorre chiedersi con insistenza quale sia l’orizzonte di vita che ci può accendere, spingendo l’acceleratore sulle relazioni.

L’emergenza educativa

Rivali, tuttavia, non è stato l’unico a parlarci di relazioni. A questo proposito occorre infatti citare la mostra “Next to me”, che, attraverso alcune interviste, ha analizzato l’emergenza educativa a cui siamo arrivati a seguito della pandemia Covid-19, tematizzando anche la dilagante sfiducia che caratterizza i rapporti fra adulti e giovani. Della giovinezza ci ha poi parlato Alessandro Manzoni all’interno di una mostra, intitolata “Lieta furia”: di pannello in pannello è emerso come ciò che occorre non sia tanto una giovinezza anagrafica quanto più una fame di vita, una lieta furia, appunto.

Fame di vita

Una fame di vita che ci è stata comunicata anche dal comico Paolo Cevoli, che attraverso l’ironia e la leggerezza che lo contraddistinguono ci parla di grandi temi, come l’invito a donare ciò che abbiamo ricevuto sia dalla nostra terra che dai nostri padri. Lo stesso ha fatto il docente di lettere Valerio Capasa in un incontro, riprendendo ciò che i suoi padri – appartenenti alla letteratura del Novecento – ci hanno lasciato e donando innumerevoli spunti, da Rebora a Melville, ad una piazza Scaravilli gremita. «La letteratura evoca, la vita educa», ci diceva: per quanto la letteratura insinui nel ragazzo una nostalgia, poi è necessaria anche la realtà per educare, la vita.

La domanda di Miguel Mañara

E la realtà è spesso fatta di diversità, come ci ha raccontato lo scrittore afghano Farhad Bitani, ma è possibile che attraverso l’incontro con questa diversità emerga il lato più vero di noi. Echeggia durante l’ultima serata la domanda del Miguel Mañara, portato in scena da alcuni ragazzi aiutati dall’attore Andrea Soffiantini: «Ah, come colmarlo questo abisso della vita?». A seguito di quelle tre intense giornate, ognuno avrà sentito come rivolto a sé l’interrogativo del protagonista del dramma di Milosz, che non è altro che la parafrasi del titolo del Campus by Night. Dal passante che si è avvicinato per caso al compagno di corso seduto in terza fila, a tutti coloro che hanno organizzato l’evento: dopo quei tre giorni, ciascuno avrà raccolto indizi per poter abbozzare con più certezza che cosa, in ultimo, renda la vita vita.

 

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