Liberalizzazioni, il Governo va nella direzione giusta

Di Massimo Giardina
23 Gennaio 2012
Il decreto è un atto necessario ma non sufficiente. Nella sostanza, sono stati mandati segnali molto chiari e il Governo ha fatto intendere quale sia il suo indirizzo. Ed ora si procederà alla riforma del mercato del lavoro

Se il buongiorno si vede dal mattino, il passo fatto dal Governo sulle liberalizzazioni è di buon auspicio per le tante riforme cui bisogna dare compimento nel nostro paese. Le realtà da riconsiderare sono ancora molte, e di alcune il nostro giornale on line ne ha già scritto.
Il decreto sulle liberalizzazione, così come è stato varato dal Governo, è un atto necessario ma non sufficiente. Il medesimo concetto è stato espresso anche dal presidente Monti che conosce bene i nodi ancora da sciogliere.
L’incipit avviato con le liberalizzazioni dà fiducia, soprattutto per il loro significato sostanziale. Mettere le mani su avvocati, professioni, notai, seppur con dei colpi di lima rispetto alle proposte iniziali contenute nelle bozze, è un segnale forte che può essere letto come l’inizio di un vero cambiamento. 
Tra i vari punti presenti nel Decreto approvato venerdì sera è importante la possibilità di avvalersi dei Buoni ordinari del tesoro (Bot) per remunerare i creditori della Pubblica amministrazione; purtroppo nel Decreto è slittato l’obbligo dei pagamenti della PA in 60 giorni, già ipotizzato nelle bozze.

Un altro provvedimento significativo riguarda l’introduzione delle società semplificate a responsabilità limitata per i minori di 35 anni che, da un punto di vista sostanziale non prevedono l’obbligo di sottoscrizione di capitale. In verità il capitale richiesto c’è, ma è di 1 euro e per costituire la società non sarà necessario passare dallo studio di un notaio.
Altre elementi importanti: l’introduzione di un tribunale per le imprese, l’eliminazione dei tariffari professionali, l’innalzamento del numero di notai, e molti altri contenuti scritti nero su bianco nei 48 articoli che compongono il decreto.
Non è dato di conoscere preventivamente l’effetto che il decreto avrà sull’economia reale. I 10 punti di Pil vantati dal Governo, a detta degli economisti (tra cui Tito Boeri al Tg3), sono un azzardo.

Ma non è questo il punto. Si diceva che il buongiorno si vede dal mattino. Cosa significa? Che questi atti devono rappresentare l’inizio di una serie di rimedi ormai non più diluibili nel tempo. Per questa ragione è importante l’impegno che il Governo si è preso questa settimana: l’introduzione di nuovi provvedimenti destinati allo snellimento della macchina burocratica. L’attesa è molta perché, come sanno bene anche i non esperti, gli ingranaggi della Pubblica amministrazione necessitano di un revisione da troppo tempo.
Snellire la burocrazia è un forte incentivo per la nascita di nuove imprese: vero generatore di posti di lavoro, salari e quindi consumi.

L’altro intervento su cui si sta impegnando l’esecutivo riguarda il lavoro. Il Governo sta parallelamente operando per la riforma del mercato del lavoro, come già visto nella proposta fatta pochi giorni fa sul contratto unico. Dalle parole del presidente del consiglio nel programma di Rai 3 “In mezz’ora” condotto da Lucia Annunziata, si è potuto capire che c’è ancora molto da fare e Monti ha fatto capire di voler mettere mano all’articolo18.
Rimane ancora un punto dolente: la defiscalizzazione. L’attuale esecutivo ha iniziato il proprio operato attraverso il grave ricorso alla tassazione. Era un passaggio per certi versi dovuto dalle circostanze stringenti legate all’euro e al nostro debito pubblico. A onor del vero, il presidente del Consiglio ha anche ribadito che un’ulteriore manovra con i medesimi criteri di tassazione adoperati nella legge salva-Italia metterebbe il paese in una seria possibilità di default. Togliere la burocrazia, rendere flessibile il mercato del lavoro e abbassare le tasse sono gli obiettivi per rilanciare l’economia domestica. Ci sarebbe anche un’altra cosetta da portare a compimento: la riforma sulla giustizia. Le bozze esistono, ma questa è un’altra storia. 
Twitter: @giardser

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