Lettera filiale al vescovo di Sassari per la messa di Pasqua

Di Martino Mureddu
09 Aprile 2020
Perché si può fare la fila ai supermercati e alle mense per i poveri per ricevere il pane materiale ma non nella casa di Dio per ricevere il Pane Spirituale?
Un uomo con mascherina contro il coronavirus in preghiera in una chiesa di Roma

Lettera aperta al Vescovo di Sassari

Caro Mons. Gianfranco Saba, mi permetto di scriverle, sperando di fare cosa gradita, perché le voglio esprimere la mia perplessità, condivisa da molti cattolici, per la scelta che la Chiesa ha fatto di assecondare le richieste del governo e non celebrare le Sante Messe in questi giorni di contenimento dell’epidemia da Covid19. Mi chiedo perché da parte dei nostri Pastori non si faccia una pressione al governo affinché, con le opportune precauzioni, si tengano le celebrazioni di precetto, magari moltiplicandole per consentire a tutti di partecipare poco alla volta. D’altronde a Sassari abbiamo un esempio luminoso di come si possano organizzare le Sante Messe, basterebbe pensare a ciò che avviene durante il mese mariano a San Pietro in silki, ma questo riguarderebbe solo poche parrocchie, perché nella maggior parte delle Chiese già da lungo tempo è in corso una desertificazione della partecipazione alle Sante Messe, e la Cattedrale da Lei presieduta non fa eccezione, purtroppo. 

Perché si può fare la fila ai supermercati e alle mense per i poveri per ricevere il pane materiale ma non nella casa di Dio per ricevere il Pane Spirituale? Eppure “sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4). Questo divieto sinceramente lo trovo inaccettabile, specialmente perché si contravviene al Comandamento di santificare le feste. Come non ricordare il passo contenuto negli Atti degli Apostoli?: “Ma Pietro e Giovanni replicarono: Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. (At 4, 19-20).
Mi sarei aspettato dai successori degli Apostoli un segno forte di Fede, pretendendo il rispetto della legge di Dio, pur nel rispetto della legge degli uomini. Ho come l’impressione che la Chiesa si prostri dinanzi al potere temporale, quasi prefigurando l’adorazione alla prima bestia dell’Apocalisse.

Ci hanno persino umiliato dovendo giustificare con altre “necessità” materiali la visita al S.S. Sacramento. Che prostrazione, che delusione, e pensare che Leone XIII nella enciclica Libertas scriveva: nei “governi tirannici”, “dove (…) il comando si opponga alla ragione, all’eterna legge del divino impero, allora il disobbedire agli uomini per obbedire a Dio diviene un dovere”.

E nell’enciclica Diuturnum nella Sapientiae Christianae sui doveri dei cittadini cristiani, spiega che quando leggi dello Stato siano in contrasto con la legge divina e l’autorità si mette al servizio dell’ingiustizia, “resistere officium est, parere scelus” (è doveroso resistere ed è colpevole ubbidire)
Anche nella Lettera Officio sanctissimo agli arcivescovi e vescovi della Baviera del 22 dicembre 1887, afferma che “se si ponesse l’inevitabile alternativa, o di disobbedire ai comandi di Dio o di compiacere agli uomini, egli faccia propria con franchezza quella memorabile e degnissima risposta degli apostoli: “occorre obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 5, 29)”.

A parlare era il primo Papa della storia, insieme agli Apostoli.
Concordo la scelta prudente di non entrare direttamente in conflitto con le autorità civili, alle quali dobbiamo rispetto e obbedienza, ma qui si rinuncia al diritto previsto nel proprio ordinamento, peraltro tutelato dal Concordato, e non si tratta di fatti secondari e irrilevanti, si tratta della tenuta della Fede, del rispetto dei Comandamenti del Signore, della celebrazione della Pasqua di Risurrezione!

Mi chiedo anche perché i nostri Pastori non hanno aderito alla Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria fatta il 25 Marzo scorso dal Cardinale di Fatima in Portogallo, rimanendo incredibilmente fuori dall’elenco delle Nazioni che vi hanno aderito. Eppure il Portogallo ha dato inconfutabili prove dei benefici ricevuti da quella Consacrazione sin dalla guerra civile spagnola. E come non riflettere sulla misteriosa frase spezzata del messaggio finora conosciuto di Fatima: “il Portogallo conserverà il dogma della Fede…”?

Mi perdoni la franchezza, ma non posso tacere questa desolante condizione spirituale in cui versiamo, nella speranza che la Santa Chiesa, alla quale voglio restare fedele con la Grazia di Dio, si rialzi da questo letargo dello Spirito e combatta la buona battaglia, prima che sia troppo tardi.
Con affetto filiale.

Martino Mureddu

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