Leopardi incompreso in Italia per colpa dei cattolici? Ma chi gliel’ha data la maturità a Martone?

Di Redazione
09 Aprile 2015
Per il regista de "il giovane favoloso" il poeta di Recanati sconta il pregiudizio cattolico. Galli della Loggia gli fa la pelle sul Corriere

leopardi-elio-germano-giovane-favolosoNemmeno a noi Il Giovane favoloso di Mario Martone era piaciuto. Sebbene fosse stato applaudito dalla critica nostrana, il film sulla vita di Giacomo Leopardi anche a noi era parso, piuttosto, il ritratto di un paguro piagnucoloso. Un lettore poi, che più di noi aveva una certa dimestichezza con l’arte cinematografica, ci aveva inviato una recensione in cui metteva in forte dubbio che si trattasse di un capolavoro (Un povero sfigato rattrappito in fissa per il sesso. E meno male che “Il giovane favoloso” doveva restituirci un Leopardi non scolastico). Se poi aggiungete il fatto che il regista aveva presentato il poeta di Recanati come un precursore di Kurt Cobain, «un ribelle», bè, ecco, ce ne era a sufficienza per classificare il film come un’operazione di bassa lega ideologica, più che altro intenta ad appiccicare addosso all’autore de L’infinito il vestito dell’anticlericale ante litteram.

COLPA DEI CATTOLICI. Oggi, poi, sul Corriere della sera, Ernesto Galli della Loggia sbeffeggia Martone che, in un’intervista a Le Monde, in occasione dell’uscita del film in Francia, dichiara che la ribellione di Leopardi è incompresa in Italia a causa del pregiudizio religioso: «Per un Paese cattolico come il nostro riconoscere che il nostro più grande poeta era un ateo non va bene». «Leopardi – scrive Galli della Loggia -, secondo Martone, rientrerebbe nella “parte rimossa dell’Ottocento”. Il fatto è, ahimè, che “contrariamente ai francesi che conoscono bene le contraddizioni della Rivoluzione francese, gli italiani invece hanno una visione unilaterale della loro storia. Il che testimonia la nostra profonda incapacità di diventare maturi”».

HAI PRESENTE DE SANCTIS? Già così ci sarebbe da ridere. Ora, va bene che Martone possa non avere letto i libri del cattolicissimo Giulio Augusto Levi su Leopardi, ma come nota giustamente l’editorialista del Corriere, affermare una cosa del genere è una castroneria sesquipedale: «È a questo punto che uno si chiede: ma a questo Martone la maturità chi gliel’ha data? Che studi ha fatto? Di più: dove ha vissuto? Visione unilaterale della nostra storia? Ma ha mai sentito parlare di Croce, Gramsci, Salvemini, Chabod, De Felice, per dirne qualcuno? Ha mai letto le pagine che ha dedicato a Leopardi tal Francesco De Sanctis (per sua informazione: un noto italianista dell’Ottocento di qualche influenza, e non proprio amicissimo dei preti)?».

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31 commenti

  1. maurizio

    Su Connuttu,a chi ti riferisci?sii esplicito!

    1. giovanna

      Maurizio, credo che Su Connottu si riferisca a qualche commento che inizialmente è passato, poi è stato eliminato dalla redazione !
      Capita spesso anche a me : rispondo alle sparate del troll “giovanna” che riescono a superare la barriera ( ha dovuto eliminare del tutto le parolacce, ma a volte doppi sensi e assurdità varie riescono a filtrare), poi quei commenti abnormi vengono eliminati e rimane il mio commento, ormai senza più significato !
      Un’altra possibilità, che pure mi è capitata, è che i post si sovrappongono e dunque si trova un commento negativo nel posto sbagliato : ma non credo sia questo il caso e comunque sono casi piuttosto evidenti.
      Stai tranquillo, di sicuro le persone che hanno dimostrato di avere una testa e un cuore funzionanti non sparerebbero a casaccio !

  2. maurizio

    Gentile Paola,non sono così ricercatore come lei,però mi permetto di fare due osservazioni al suo rispettabile intervento.Lei dice che occorre distinguere la strada che le parole di una persona aprono e la persona stessa(spero aver citato bene..vado a memoria):qui sta proprio il punto che rende merito al genio pedagogico di D.Giussani.Il poeta o scrittore é spesso lui il primo che si ferma sulla soglia,non avendo,per pudore o paura,il coraggio o la volontà di andare oltre e affrontare quelle domande così decisive e impegnative per il cuore umano.Ebbene D.Giussani,avendo studiato a fondo Leopardi fino ad impararlo tutto a memoria e continuando a scavare dentro le sue parole per il resto della vita-e non per sfruttarlo a suo vantaggio perché sarebbe scorretto attribuire un atteggiamento così meschino a D.Giussani-se davvero uno dice,come fa lei,di averlo conosciuto e frequentato.Leopardi era stato messo in un angolo con una certa etichetta(pessimismo integrale)per tanti,lunghissimi anni.Giussani ha avuto il grande merito-ed anche questo gli va riconosciuto come valore proprio del suo particolare metodo educativo-di sdoganarlo e rivitalizzarlo e riproporcelo nella sua luce propria che é quella di un uomo inquieto,tormentato ed assetato,nello stesso tempo,di una risposta a quelle domande fondamentali che pure riteneva irrangiungibili(dunque come inesistenti)…certo ,diventano irraggiungibili dunque inesistenti,se si affrontano con la sola forza della propria volontà..diventano più chiare e spiegabili se si introduce un altro fattore che lei Paola dovrebbe conoscere.Questo ha fatto Giussani,completando la strada aperta da Leopardi non strumentalizzando a fini propri.
    Quanto alla sua delusione e distacco dal cammino segnato da Giussani,sono rammaricato per lei…perché si é perso tanto..lo dico nel pieno rispetto della sua libertà.

  3. maurizio

    Sig.ra Paola,dal suo forbito e garbato argomentare deduco che possa trattarsi di un’insegnante o comunque studiosa/critica letteraria e,francamente,a questo livello non so stare.Io ricordo solo che,anni annorum fa,da ragazzo odiavo le poesie..poi,incontrato D.Giussani,pian piano,ho cominciato ad apprezzarle e questo soprattutto per un fatto:lui ci aiutava ad andare al fondo di esse,a penetrarne il contenuto,il valore,la domanda e la verità profonde e originali in esse presenti.Tuttora faccio fatica a superare la scorza della superficie,ma aiutato nella lettura dalla sensibilità grande,scandagliante e lietamente penetrante di D.Giussani..alla fine qualcosa mi resta.Lei vede nell’opera interpretativa di Giussani una mistificazione del vero pensiero d Leopardi e cita alcuni passi delle sue poesie,magari dimenticandone altri come quelli di.”Un pastore errante dell’Asia”o di “A Silvia”(cito a memoria i titoli,ma non essendo più tanto giovane potrei sbagliarmi).
    Soprattutto nel primo l’afflato religioso é innegabile come é innegabile che negli ultimi tempi della sua vita il poeta si sia alquanto avvicinato alla fede cristiana.Ma questo lei sembra dimenticarlo..forse perché ferma a quella lettura ottocentesca di un Leolardi assolutamente pessimistico e agnostico.Mi dispiace non é cosi perché come anche lei dovrebbe sapere-essendo cattolica,parole sue-come l’essenza umana é un ‘essenza religiosa…quella che Giussani chiama “senso religioso” cioè le domande ultime,originali,proprie del cuore umano…domande presenti in tutti,anche negli agnostici o negli atei,solo che loro mon se ne rendono conto o si rifiutano-a priori-di prenderle in considerazione.Il grande intuito e merito di Giussani-dovuto non solo alla sua sensibilità religiosa,alla profonda capacità di scavare nell’umano ma anche al fatto che lui-Leopardi-lo conosceva molto,ma molto bene,avendo letto,studiato e imparato a memoria-fin dai tempi giovanili(come é documentato nella storia della sua vita,un libro uscito l’anno scorso che le consiglio vivamente).Passione,sensibilità,umanità che illuminate-passo per passo-dalla fede vissuta gli hanno permesso di scoprire e far emergere quel che non si vuole ammettere ossia una dimensione una sete religiosa-certo non ancora di Dio,ma di quelle domande si-autnticamente umane.Il fatto che ciò non sia sfociato apertamente in una professione di fede(per quanto taluni ritengano che prima di morire si sia convertito ed abbia ricevuto i sacramenti)non significa,in fondo nulla.La tensionea qualcosa/qualcuno che era più in là,oltre l’inquietitudine e la ricerca del suo cuore-questa innegabile-dice già tutto del suo dramma umano e dice anche che Giussani aveva visto giusto e mon ha mistificato nulla,anzi ci ha dato un Leopardi più vero e più umano.In fondo Giussani non ha fatto altro che mettere in atto quel detto di S.Paolo(che lei certamente conoscerà):”Vagliate tutto e trattenete il valore”…principio che é all’origine della visione ed esperienza culturale della fede,ciò che la rende razionale e ragionevole,dunque interessata a tutto ed interessante per tutto.
    Lei é una persona seria ed intelligente,si liberi di certi pregiudizi verso Giussani(e quanto vi sta dietro),provi a leggerlo più libera e curiosa e vedrà che sarà,per lei,una grande sorpresa!!

    1. paolab

      lei è una persona gentilissima a cui sento di dovere un cenno di riscontro, rapido perché ormai l’essenziale in questi commenti è stato scritto. quello che lei dice tuttavia è proprio quello che io critico: giussani insegna un leopardi più vero di leopardi, cioè non insegna leopardi ma quello che a lui ispira. va benissimo, basta non far confusione su chi dice cosa. sui contenuti che si vogliono leggere nelle poesie di leopardi non discuto, quello vorrei fosse chiaro è che sono contenuti aggiunti, dedotti, ispirati da quelle poesie. ma non sono leopardi. ogni scrittore sa che le proprie parole non gli appartengono più: altri trarranno quello che vorranno. questo è il bello della letteratura, appartiene a chi la legge. ma nello stesso tempo bisogna anche sapere distinguere la strada che le parole di una persona aprono e la persona che le ha scritte. tutto lì. se lei mi dice che alla fine della sua vita leopardi si avvicinò alla fede, ebbene sappia che è falso. questo non risulta dai suoi scritti. basta andare a leggerli, senza mediazioni. se il libro di cui lei parla è quello di Barsotti, lo conosco e lo contesto. comunque io mi baso su leopardi stesso più che sulle letture critiche, tutte naturalmente interessanti. sì sono una “studiosa” nel senso che leggo e mi interrogo. un’ultima cosa: io non ho pregiudizi su don giussani. l’ho letto, l’ho conosciuto, l’ho anche seguito. alla fine ho tratto il mio personale giudizio sulla sua pedagogia, che è largamente negativo. naturalmente è un giudizio personale e opinabile, ma dato a ragion veduta, non per partito preso. cari saluti.

  4. Geppo

    Martone chi ?

  5. Su Connottu

    Non sono interessato ai gusti sessuali di Pasolini, ritengo abbia fatto altro per cui essere ricordato.

    1. altiero

      certo, i gusti sessuali, linguaggio da grande fratello: andare coi ragazzini. chissenefrega che non ti interessano. ottimo modello, cristiano soprattutto

      1. yoyo

        Sapete solo pensare male della gente.

        1. yeye

          pensare? che io sappia pasolini agiva, non pensava

          1. yoyo

            Su questo non c’è dubbio. Io intendevo le accuse a chi apprezza Pasolini letterato.

    2. gio

      evidentemente per voi i presunti meriti letterari cancellano le schifezze, come nel caso di polansky

  6. Filippo81

    Martone afferma che gli Italiani “hanno una visione unilaterale della loro storia”, raramente ho sentito una corbelleria del genere.Sicuramente si riferisce a se stesso e ai suoi amici di salotto. A sto punto mi domando, ma “l’illuminato” Martone, ha mai letto davvero qualcosa di Leopardi , o si rifà a critiche e commenti sul genio di Recanati, presi quà e là ?Lo sa ,poi che Leopardi è’ uno dei più grandi poeti Europei di sempre? O fa come quella “simpatica” esponente politica Italiana, che visitando recentemente la casa di Grazia Deledda ha affermato di amare da sempre la pittura di quest’ultima !……..Ah Martoneeee……

    1. Su Connottu

      Filippo, ad onor del vero la notizia a cui ti riferisci, sulla gaffe della “Presidentessa” della Camera, sembra essere una bufala. Quando l’ho letta ho subito pensato che la visita dalla casa della Deledda fosse guidata dall’assessora Barracciu…

      1. Filippo81

        Spero che sia davvero una bufala, Su Connottu, ma non cambia il giudizio negativo che ho nei confronti della “signora” in oggetto, ah ah ah Grazie e ciao !

  7. paolab

    be’ però una cosa è vera. molti cattolici e don giussani in primis di leopardi leggono solo le domande, ma si disinteressano alle risposte che lo stesso leopardi si è dato. è vero che le domande di leopardi attingono al più profondo e umano interrogativo religioso ed esistenziale, ma è anche vero che alla fine il poeta si è dato delle risposte profondamente e convintamente pessimistiche, a-provvidenziali e radicalmente atee. la lettura che giussani fa, invece, è assai mistificante perché fa sembrare leopardi un uomo sempre sulla soglia della fede (se non al di là). che non si condividano le conclusioni di leopardi è lecito, ma non bisogna far credere che pensasse qualcosa di diverso da quello che arrivò a pensare. lui il suo percorso l’ha fatto, dalla domanda è arrivato a una risposta. che non sia la risposta che piace ai cattolici non significa che sia giusto tacerla o peggio distorcerla. non si può leggere Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, ma fare finta che non esista per esempio il Dialogo tra la natura e un islandese o – banalmente – la Ginestra. ecco, valorizzare un poeta e un pensatore come leopardi significa innanzitutto rispettare il suo percorso di pensiero. in questo senso martone ha ragione (per esempio, analogo scempio di mistificazione l’ho visto fare da giussani e seguaci rispetto al pensiero di pasolini…) naturalmente, poi, ciascuno ha diritto di trarre le suggestioni che vuole dalle parole di un poeta, ma è giusto distinguere il proprio distillato da quello che il poeta dice.

    1. Su Connottu

      Signora Paola, sinora il vero scempio di Pasolini l’ho visto fare dal partito comunista, che l’ha espulso, e dalla congrega di fondamentalisti che ha tentato di rappropriarsene con operazioni editoriali postume che peraltro non hanno rispettato la volontà e la complessità dell’autore.
      Su Leopardi le sue osservazioni sono paradossali. Ma l’articolo l’ha letto? Giussani, e non da solo, ha esaltato la domanda di Leopardi perché è l’esito di una riflessione drammatica e autentica nonché motore della sua poetica, in grado di accomunare chiunque non fa coincidere l’orizzonte con le proprie necessità fisiologiche. Non ho bisogno di lei o di Martone per conoscere la risposta di Leopardi, ma la vicenda letteraria dell’autore, se permette, trascende la vicenda biografica. Pertanto le rigiro l’accusa: il distillato leopardiano fatto da Martone (cioè la descrizione dei pruriti di un perfetto idiota) e quello fatto da lei (che coincide a occhio e croce col piattume propinatomi in adolescenza da Natalino Sapegno) li rispetto perché è giusto che ognuno tragga le sue conclusioni, ma li distinguo perfettamente rispetto a ciò che emerge, a volte con violenza, dalla lettura delle opere. Io penso che la sua lettura di Leopardi sia condizionata dalla condivisione della risposta. Ma la risposta demolisce la consistenza della domanda e implicitamente suggerisce che non sono domande da farsi. Ma allora perché leggere Leopardi? Ecco perché il film di Martone fa schifo.

      1. paolab

        non presuma troppo di me, per cortesia. il film di martone non l’ho visto perché so che non mi piacerebbe. non aderisco alle risposte leopardiane perché sono credente. ma mi piace rispettare il pensiero di chi mi prendo la briga di leggere. la tendenza di don giussani a rivestire il pensiero altrui delle proprie convinzioni mi ha sempre irritata. badi bene: non è il pensiero di giussani che mi fa problema, ma il fatto di volerlo far passare per il “vero” pensiero di leopardi. leopardi fu materialista convinto: ciò non toglie che il suo cuore restasse inquieto. ma una cosa sono le domande e un’altra le risposte. le domande possono farci uguali, ma le risposte che di diamo possono farci diversi. nulla vieta di dire: « leopardi pone delle domande drammatiche cui diede risposte di radicale disillusione. partendo dall’urgenza di quelle domande, noi invece diamo altre risposte». questo sarebbe corretto e rispettoso. invece, appunto, c’è chi non può tollerare che leopardi si desse risposte non-cristiane (del resto nemmeno teiste né spirituali) e sente il bisogno di arrivare alla fola di leopardi convertito! e tuttavia – anche fosse stato, in articulo mortis – ciò non cambia il fatto che i suoi scritti non dicono ciò che troppo spesso li si vuol distorcere a dire. lascio, alla curiosità di chi voglia capire ciò che intendo, il link a questa interessante disamina del non ingenuo sfondone di don giussani sulla canzone Alla sua donna. http://www.controapologetica.info/testi.php?sottotitolo=Il%20Leopardi%20cristianissimo%20di%20don%20Luigi%20Giussani

        1. car64

          Brava! Questa sì che è onestà intellettuale.

        2. Su Connottu

          Paola, dopo aver letto il contenuto del link da lei suggerito (grazie) la mia personale conclusione è che lo stesore del testo ha capito poco di Leopardi e nulla di Giussani. Mi spiego meglio. Giussani, e mi prendo la personale esclusiva responsabilità di quello che scrivo, sa perfettamente e non considera Leopardi un cristiano (nemmeno cripto) ma una persona dotata di una sensibilità religiosa (senso religioso) NON CENSURATA, che molti cristiani vorrebbero/dovrebbero coltivare.
          Il fatto che Leopardi non sia cristiano è talmente chiaro a Giussani che intenzionalmente lo cita ne “Il Senso Religioso”, con cui viene esaltata la radice del desiderio profondo di verità, di bellezza e giustizia (senso) che c’è nel cuore di ogni uomo.
          Se lei conoscesse don Giussani avrebbe ben chiara la distinzione, fondamentale, che separa il senso religioso dalla fede religiosa. L’esegesi del testo leopardiano fatta da Giussani mette a fuoco la lucida enormità della domanda e l’insufficienza della realtà percepita dall’autore di fronte a questa domanda. E la dialettica usata da Giussani (si ricordi che è un educatore) propone continuamente a confronto le vette della domanda leopardiana con la propria esperienza religiosa, facendole coincidere nel senso di vertigine e di assoluto ma avendo altrettanto chiaro che la risposta a quella domanda di assoluto non la da Leopardi, ma l’avvenimento cristiano.
          Ciò che il suo articolo chiama come sfondoni (la seconda contro la terza persona ecc) non sono altro che la modalità dialogica con cui Giussani intercala i versi misurandoli e riproponendoli con la propria sensibilità. E che ha sempre utilizzato nelle sue “incursioni” letterarie. Rileggendolo, l’articolo da lei citato mi sembra in malafede.

          1. giovanna

            Grazie, Su Connottu, molto interessante e detto bene !

          2. paolab

            eh, qui si aprirebbero vaste pianure di discussione… infatti la prima e basilare mistificazione mi pare proprio attribuire a leopardi il “senso religioso” nell’accezione peculiare che ne dà giussani (il senso religioso secondo le parole del suo libro omonimo «coincide con quel senso originale, totale di dipendenza che è l’evidenza più grande e suggestiva per l’uomo di tutti tempi». Quel qualcosa da cui tutto dipende e che «si chiama, nella tradizione religiosa, esplicitamente Dio»). è vero che “le” domande di leopardi riguardano le fondamentali domande sull’esistenza che ogni uomo si pone (o potrebbe porsi), ma questo non le rende per ciò stesso religiose e sicuramente non lo erano per leopardi (il 31 luglio 1821 scrisse: «il mondo non può sussistere se non ha in se stesso il proprio fine»; nel 1823, diceva che la felicità di cui l’uomo ha bisogno è «una felicità temporale, una felicità materiale, e da essere sperimentata dai sensi, o da questo nostro animo tal qual egli è presentemente e qual noi lo sentiamo»). sono domande a cui si può dare una risposta religiosa, ma che non necessariamente implicano da parte di chi se le pone la percezione di una dipendenza da un trascendente. la “poetica” di leopardi (come diceva lei) non è il riconoscimento di una dipendenza da Altro (o da Un Altro) dopo aver esperito che la realtà non risponde alla umana aspirazione all’infinito. l’esperienza dell’inadeguatezza del reale rispetto alla profondità del desiderio sortisce disillusione (che si declina in rabbia, dolore, angoscia e quant’altro si può leggere), la presa d’atto che la “natura” mette in noi un desiderio ma poi nulla vi può corrispondere. leopardi vede che la realtà non è abbastanza per il suo desiderio. giussani vi legge per ciò stesso un’aspirazione o una ricerca all’Altro e all’Oltre, un senso religioso, ma è un’operazione indebita perché leopardi disse chiaramente che quella disillusione era per lui l’ultimo dato. non posso che riportarti le parole di leopardi «E tu, lenta ginestra,/ Che di selve odorate / Queste campagne dispogliate adorni, / Anche tu presto alla crudel possanza/ Soccomberai del sotterraneo fuoco, / Che ritornando al loco / Già noto, stenderà l’avaro lembo / Su tue molli foreste. E piegherai / Sotto il fascio mortal non renitente / Il tuo capo innocente: /Ma non piegato insino allora indarno /Codardamente supplicando innanzi /Al futuro oppressor; ma non eretto / Con forsennato orgoglio inver le stelle, / Nè sul deserto, dove / E la sede e i natali / Non per voler ma per fortuna avesti; / Ma più saggia, ma tanto / Meno inferma dell’uom, quanto le frali / Tue stirpi non credesti / O dal fato o da te fatte immortali.»
            quanto all’articolo linkato è decisamente polemico, ma niente affatto in mala fede. il ragionamento di giussani lo si può leggere direttamente nell’introduzione del libro rizzoli citato. «Infatti, questo poeta sottolinea e grida, descrive e comunica in un modo così potente l’interrogativo che costituisce il cuore o, come vedremo,la ragione dell’uomo, che tutta la risposta negativa, dedotta da lui con attenzione serissima dalla cultura sensistica allora dominante, io l’ho sempre sentita come appiccicaticcia, esteriore, cerebrale». cioè: giussani ricava (lecitamente) dalle poesie di leopardi materia per la propria esperienza religiosa e poi riproietta (illecitamente) il proprio pensiero su leopardi; in aggiunta, liquida il vero pensiero di leopardi – che ovviamente risulta contrastante con il pensiero di giussani –definendolo posticcio e non importante, non interessante… insomma, un’operazione intellettuale decisamente scorretta.
            grazie per questo scambio.

          3. giovanna

            La differenza, signora Paolab, è che Giussani scrive che ” tutta la risposta negativa, dedotta da lui con attenzione serissima dalla cultura sensistica allora dominante, IO l’ho sempre SENTITA come appiccicaticcia, esteriore, cerebrale ” e dunque ne parla come di una sua interpretazione, motivata, ma sempre una interpretazione che previlegia la domanda potente di Leopardi, domanda che parla al suo essere uomo.
            Mentre lei, signora, con tutta la sua prosopopea lo considera, IL SUO VERO PENSIERO !!! Boom !
            E usa termini, che Su Connottu ha fatto bene ad ignorare, ma io non ci riesco, di una sgradevolezza e presunzione unici.
            Voglio dire, una che mostra di non aver capito pochino pochino di Leopardi, quasi nulla di Giussani ( e ci arriva pure mio figlio, che ha quattordici anni ), che si permette di dare a Giussani dello scorretto, del mistificatore e altre amenità simili.
            Il fatto è che se non si parte dalla propria umanità, si possono fare tutti gli esercizi intellettualoidi del mondo, ma si rimane al palo.
            E il dichiararsi credente sembra una mera etichetta senza contenuto.
            E poi, le domande sul senso della vita sono di per sé religiose, non sono religiose se la risposta è religiosa , come ha affermato tronfia ! Siamo proprio all’abc.
            Il senso religioso appartiene a tutti gli uomini, nessuno escluso, dato che nessuno si fa da sé , anche se si tende ad occultare domande tanto vertiginose, al contrario di Leopardi che non le ha censurato , ma le ha gridate.

          4. paolab

            gentile giovanna, la mia mamma mi diceva di giudicare il peccato e non il peccatore. io non ho detto – e non penso – che giussani sia un mistificatore. ho detto che ha fatto una mistificazione. perciò lei e non io riduce le persone a una loro azione. io invece e per esempio, continuerò a pensare che lei non può essere una persona spaventata dall’altrui pensiero come le sue parole fanno dubitare… mi permetto di suggerirle che dovrebbe accettare l’esistenza di credenti come lei che hanno però pensieri diversi dai suoi. non mi pare legittimo, del resto, che lei si permetta di dire che la mia fede non ha contenuto.
            tornando al merito della discussione (e lo faccio a questo punto quasi per un senso di dovere verso un grande poeta che merita di essere amato per quello che è): le domande che leopardi “gridò” (come dice lei), per sua esplicita ammissione gli furono di scandalo: la natura aveva messo in lui una sete che (secondo leopardi non secondo me! tocca dirlo, se no chissà di cosa mi accuserà) non poteva essere in alcun modo soccorsa. questo è il male per leopardi. non c’è apertura ad altro. (è struggente l’intensità di questo sentire, in leopardi, che pur classicista fino al midollo non piegò mai all’umanesimo: non vide cioè nemmeno nella comune umanità un accettabile senso, una consolazione al dolore di vivere). quell’apertura all’oltre, l’urgenza di una ricerca se vogliamo, possiamo mettercela noi, proprio spinti dalla sincerità della domanda e dello scandalo di leopardi. ma per rispetto a quest’uomo eccezionale non bisognerebbe attribuirgli pensieri che ripudiò. se poi lei vuole farlo, si accomodi. del resto non mi sembra incline al rispetto. ma forse non è colpa sua. a giudicare dall’età di suo figlio sono più vecchia di lei e quindi scuola di comunità sul libro di giussani l’ho fatta prima di lei, ma vedo che si insegna ancora a mandare a memoria frasi fatte, senza prendersi la briga di dimostrarle (“il senso religioso appartiene a tutti gli uomini dato che nessuno si fa da sé”: questo è il quid demonstrandum, tanto per capirsi, è il problema dei problemi che l’uomo dibatte da qualche migliaio di anni. invece lei pensa sia l’abc… )

          5. giovanna

            Gentile Paolab, lei ne ha dette di cotte e di crude all’indirizzo di don Giussani.
            E credo che se qualcuno usasse le parole che ha usato lei, tra l’altro a sproposito (come le ha fatto notare Su Connottu e più modestamente anche io) parlando di suo padre, e per me , come per tantissime persone, don Giussani è un padre, non le avrebbe fatto piacere: non ci giriamo tanto intorno, è stata sgradevole in modo intenzionale.
            Dunque il problema non è tanto la sua disamina penosa, veramente penosa
            ( dire che il “suo” Leopardi è quello che veramente è, è francamente ridicolo, abbia pazienza ) che non coglie l’essenziale, ma si perde in parole vuote per la propria umanità, puro esercizio intellettuale, ma il tono arrogante e irrispettoso, che sempre mostra quando viene qui come un elefante in una cristalleria.
            Per quanto riguarda la sua fede, io accetto l’esistenza di tutti i tipi di credenti del mondo, ma non mi può impedire di notare che la fede, con quello che lei scrive, non c’entra un emerito tubo, ma lei comunque ritiene di dover specificare ogni volta che è credente.
            Poi, se invece nella sua vita la fede entra, e glielo auguro caldamente, non lo so, ma in quello che scrive, in quello che scrive, cerchi di capire bene, non c’entra proprio niente. La differenza con il modo in cui scrive Su Connottu , solo per citare un intervento in questa discussione, è palese !
            A mio parere, le etichette servono a poco, mentre è molto più utile una umanità che grida e non censura il suo grido, come quella di Leopardi .
            Certo che è proprio vero che uno può fare sdc, fare mille gesti, ma se non si muove la sua libertà, rimane al palo: rimangono tante belle citazioni, ma che non hanno incidenza sulla vita e la vita rimane triste e vuota come era.
            E questo lo dico per me, è una considerazione che traggo dai suoi interventi, ma è generale, dato che di lei non conosco nulla, a parte la sua prosopopea.
            Mi dia retta, prima di dare lezioncine agli altri, parta dall’abc, parta, o riparta, da “il senso religioso” di don Giussani, ma col cuore e la mente spalancati.
            Sempre che lei avverta una mancanza ( io l’avverto intensamente ) e non si accontenti dei pensieri unici abbondanti nel mondo.
            Comunque la ringrazio per avermi fatto riflettere sul mio desiderio e sulle deviazioni che si possono fare : magari io non sento il fascino delle sirene di cui lei in altro contesto ha parlato,anzi ne ho orrore, ma voglio stare all’erta per non farmi distrarre dalle mie personali sirene che mi fanno perdere in felicità e realizzazione umana.

    2. yoyo

      Le risposte le conoscono, ma non si fermano ad esse. Indagano il fremito interiore, l insoddisfazione latente per quelle risposte. Leopardi è morto convertito.

      1. car64

        Questa è una sciocchezza. E’ stato scritto anche un saggio in proposito, che ho letto, pieno di contraddizioni e che non rende certo un buon servizio a Leopardi. Questa ed altre operazioni, come gli scritti di giussani poco sopra citati, sono intellettualmente disoneste, ma anche facilmente demistificabili, perchè basta laggere Leopardi, il quale scriveva in modo chiarissimo, sia in versi che il prosa.

        1. yoyo

          Il fatto è che non accettate altre interpretazioni di quelle della vulgata laicista. E poi saremmo noi ad esserci appropriati di Leopardi.

  8. maurizio

    Un consiglio per il sig.Martone:si legga qualcosa di D.Giussani,magari il libro “Le mie letture” e vedrà quale considerazione aveva Giussani per Leopardi e,soprattutto,chi era e cosa veramente lo muoveva,era nel suo cuore.Il prototipo del senso religioso ;così ce l’ha sempre insegnato e presentato Giussani.Nessuno più di lui l’ha valorizzato…qualcuno dovrebbe dirlo a Martone!

    1. Ugobagna

      E non solo don Giussani, basti pensare a don Divo Barsotti con il suo “La religione di Giacomo Leopardi”. Il fatto che le sue domande esistenziali vadano al nocciolo della condizione umana ha sempre attirato l’attenzione dei cattolici, anche se la sua risposta è negativa, mi sa che è il signor Martone che non ha capito Leopardi…

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