«L’eolico produce oro più che energia!»

Di Rodolfo Casadei
10 Agosto 2021
Cresce in Francia l'opposizione all'eolico: costa molto, non è più pulito del nucleare, porta vantaggi solo all'estero (leggi: Cina)

Il 20 luglio scorso il parlamento francese ha definitivamente approvato la legge per il Clima e la Resilienza che si propone di ridurre del 40 per cento le emissioni di CO2 entro il 2030, e che ha scontentato sia le associazioni ambientaliste più radicali (Greenpeace, Amici della Terra, Extinction Rébellion, ecc.) che gli avversari dell’energia eolica, la cui espansione è stata confermata (dagli attuali 8 mila impianti si arriverà a 14.500 entro il 2028) mentre il diritto di veto concesso ai sindaci dei Comuni dove dovrebbero essere impiantati, introdotto da un emendamento al Senato, è stato cancellato dall’Assemblea nazionale.

Tuttavia un movimento d’opinione contro l’eolico sta prendendo piede in Francia, spinto dal documentario “Éoliennes, du rêve aux realités” di Charles Thimon, che caricato su YouTube il 1° giugno scorso ha già registrato più di 274 mila visualizzazioni, e da una serie di articoli apparsi su Le Figaro nel corso del mese di luglio, ai quali ora si aggiunge il servizio di copertina del settimanale Valeurs Actuelles della prima settimana di agosto.

Non è energia pulita

Secondo tutti i sondaggi d’opinione, i tre quarti dei francesi sono favorevoli all’eolico, ma il 53 per cento di loro desidera che gli impianti non siano installati nei pressi della propria abitazione (in Francia la distanza minima è fissata a 500 metri, in Italia è appena 200, mentre in Germania e nel Regno Unito è di 1.500 metri).

La contraddizione, secondo Thimon, si spiega con due fatti: il primo è che l’80 per cento dei francesi vive in città, mentre gli aerogeneratori (questo è il loro nome tecnico) sono collocati tutti nelle aree rurali o nelle acque antistanti le coste marittime; il secondo è che si è fatto credere che quella eolica sia un’energia rinnovabile altamente ecologica, mentre così non è.

Il documentario, i cui contenuti sono stati ampiamente ripresi da Le Figaro e da Valeurs Actuelles, intende spiegare che quella eolica non è affatto energia pulita, e comunque non è più pulita del nucleare.

Eolico e nucleare

In Francia il 70 per cento dell’energia elettrica fino ad oggi è prodotta dal nucleare, che non emette CO2: sostituirla con l’eolico non modifica in nulla il bilancio del carbonio.

Con la differenza che per la stessa quantità di energia prodotta, i parchi eolici occupano 400 volte più spazio di una centrale nucleare: il consumo di territorio è dunque 400 volte più grande.

Inoltre l’energia eolica (come quella solare) è intermittente, perciò è necessario mantenere in funzione centrali nucleari, a gas, a carbone e idrauliche perché l’erogazione di energia non sia interrotta quando il vento smette di soffiare: a seconda dei periodi dell’anno, l’eolico copre fra il 30 per cento del consumo nazionale di elettricità e lo 0,2 per cento appena (nel mese di agosto). Avere due sistemi energetici a disposizione, uno intermittente e l’altro continuo, comporta un aggravio in termini di costi.

Deturpano il paesaggio

Ma la lista delle critiche è lunga. Charles Jaigu su Le Figaro la riassume così: «Rumori molesti, inquinamento dei suoli e dei fondali marini, bilancio del carbonio negativo, prezzi dopati, energia instabile prodotta a partire da componenti importate dall’altra parte del mondo (ndr: Cina), catene di investimento opache e speculative».

E Amandine Hess in altro articolo ribadisce: «Gli impianti eolici sono accusati dai loro numerosi detrattori di produrre un’elettricità intermittente e non controllabile, di nuocere alla biodiversità e alla qualità della vita di chi ci vive vicino, di non essere riciclabili e di favorire la cementificazione, o di deturpare il paesaggio».

I danni dell’eolico

I promotori dell’eolico negano che i loro impianti siano inquinanti, ma i loro critici ribattono che solo i fusti degli aerogeneratori sono facilmente riciclabili, mentre le pale spesso devono essere distrutte e interrate e contengono terre rare la cui estrazione in Cina è altamente inquinante, e le piattaforme in cemento armato che li sostengono devono essere semplicemente distrutte quando la struttura non è più in funzione; vengono pure negati i danni alla biodiversità marina causati dagli impianti off-shore, ma il Belgio si oppone alla creazione di un parco eolico marino davanti a Dunquerke, a pochi chilometri dalla frontiera franco-belga, proprio perché danneggerebbe i suoi pescatori e l’europarlamentare olandese del Ppe Peter Van Dalen ha promosso un rapporto al Parlamento europeo che mette in guardia rispetto all’impatto dell’eolico offshore sull’ambiente marino, votato il 7 luglio scorso.

Un affare a costo zero?

I pro-eolico insistono che a farsi carico dei costi per la dismissione degli impianti (che hanno una durata di vita di 30 anni) siano le società che li costruiscono e gestiscono, ma il documentario di Thimon denuncia che per queste operazioni nei contratti vengono accantonati 50 mila euro, quando mediamente ne servono 400 mila, e non sempre è possibile risalire alla proprietà degli impianti, trasferita a fondi d’investimento e fondi pensione.

Tutta una parte del documentario è dedicata agli incentivi fiscali che hanno fatto dell’eolico un business a rischio zero per gli investitori e molto oneroso per le casse dello Stato e per i consumatori, che pagano bollette elettriche e imposte sui carburanti per autoveicoli sempre più onerose.

Tutto a vantaggio della Cina

La Francia avrebbe investito nell’eolico, nel corso degli ultimi 20 anni, 120 miliardi di euro ricavati per lo più da tasse e imposte al consumo, e questi soldi, diversamente da quanto promesso, non hanno fatto la felicità di imprese e lavoratori francesi, ma di aziende straniere (56 per cento di tutte quelle che si occupano di eolico in Francia, due terzi delle quali tedesche), mentre il 100 per cento delle attrezzature è prodotto all’estero, quasi tutto in Cina. In buona sostanza, su 70 miliardi di euro di profitti dei 200-300 soggetti del business dell’eolico in Francia, 40 andrebbero all’estero. Cosa che fa dire a un esperto intervistato da Thimon: «L’eolico produce oro più che energia!».

Un numero crescente di amministrazioni locali e comitati di cittadini si oppone all’espansione dei parchi eolici, tanto che il 70 per cento dei nuovi progetti sono contestati presso tribunali amministrativi o presso le autorità centrali. Secondo Valeurs Actuelles il futuro dell’eolico sarà uno dei temi più caldi e controversi delle elezioni presidenziali della primavera 2022.

Foto Ansa

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