Lee Harris

Di Giulio Meotti
05 Aprile 2007
Per il filosofo americano il razionalismo moderno ha portato la ragione al suicidio. «In un mondo in cui Dio è morto alla civiltà restano solo i buoni sentimenti. Ma non basteranno»

Lee Harris è noto come “il filosofo dell’11 settembre”. Autore del best seller Civilization and Its Enemies, è stato lui ad aver riscoperto il concetto di “nemico” dopo l’attacco suicida alle Torri Gemelle. Laico di formazione libertaria e utilitarista pentito, razionalista postilluminista e scettico innamorato del “nuovo pensiero forte”, Lee Harris dopo il discorso di Papa Ratzinger a Ratisbona ha scritto il più bel saggio sul rapporto fra ragione e fede, dal titolo Socrates or Muhammad?. In questa intervista a Tempi, Lee Harris torna sui temi ratzingeriani che legge attraverso il prisma di un richiamo nobile e radicale contro la decadenza e la tristezza del pensare contemporaneo. Harris fa piazza pulita dell’ammasso di luoghi comuni postvoltairriani sulla cosiddetta inferiorità culturale della religione rispetto ai lumi. E invita noi europei a considerarci «eredi dei filosofi greci e dei profeti ebrei».
«La nostra è l’età del tramonto dell’Illuminismo. Siamo come alla fine di una lunga giornata, l’oscurità sta scendendo. La metafora più usata al tempo dell’Illuminismo europeo del XVIII secolo era l’alba, l’avvento della luce. Il trionfo della luminosità che libera sull’oscurità che imprigiona. Uno dei più felici paradossi è che l’Illuminismo condivideva alcune qualità dell’esperienza della conversione cristiana: pensatori razionalisti come Kant e Condorcet, cresciuti nell’ottemperanza della fede tradizionale, scoprirono una fede ancora più entusiasmante, la fede nel potere della ragione che migliora l’umanità. Erano in un certo senso born again, come gli evangelici americani. Erano missionari e annunciavano il Vangelo della Ragione. La buona novella per loro era che la ragione avrebbe unito tutti gli esseri umani, protestanti e cattolici, ebrei e musulmani. L’Illuminismo ha avuto tale successo e seguito perché si basava sull’assunzione che avrebbe avuto buon esito laddove il cristianesimo aveva fallito. I cristiani erano stati mandati nel mondo per convertire i popoli alla parola di Cristo, ma non ci riuscirono con gli islamici. E per Condorcet il loro fallimento era dovuto al fatto che volevano sostituire una superstizione con un’altra superstizione. La soluzione allora consisteva nell’usare i missionari dell’Illuminismo, educatori scientifici che avrebbero portato a tutti il vangelo razionalista. Condorcet rappresentava l’eccitazione e l’entusiasmo dell’alba, lo zelo del missionario».
Due secoli dopo, secondo Harris, sappiamo che quel tipo di ragione, non aperta a ciò che è realmente razionale, ha fallito. E sappiamo che la vera superstizione era proprio l’aspirazione di Condorcet. «Poi venne Friedrich Nietzsche e a un pazzo fece dire che “Dio è morto”. Oggi quel pazzo direbbe che “l’Illuminismo è morto, la ragione è morta, noi li abbiamo uccisi”. Gli atei odierni stanno annunciando il vangelo negativo del puro caso che governerebbe ogni cosa. L’universo sarebbe assurdo, l’esistenza umana senza scopo. Per i naturalisti inglesi, invece, era impossibile pensare che questo ordine inesauribile fosse il risultato del caso. Il teologo cattolico John Henry Newman scrisse: “Non mi sembra che la creazione sia negata dal fatto che il creatore, milioni e milioni di anni fa, fornì delle leggi alla materia”. Il rapporto fra ragione e fede è diventato oggi sempre più problematico e così opaco che la ragione viene troppo spesso identificata con i proclami ideologici della comunità scientifica. È questo ciò che Joseph Ratzinger intende sottolineare quando dice che “l’Occidente è minacciato dalla sua avversione nei confronti delle questioni che stanno alla base della sua razionalità, e questa avversione gli provocherà enormi danni”. Il concetto moderno di ragione è molto più limitato e ristretto di quello che ne avevano gli antichi greci».

La religione dei giacobini
Per il filosofo americano il discorso di Ratisbona era semplicemente perfetto, accessibile a tutti, credenti e non. Non a caso, osserva Harris, Joseph Ratzinger è il Papa che parla di teologia anche ai bambini. «Benedetto XVI ha invitato gli intellettuali laici a riesaminare la volgarizzazione che vige sui concetti di ragione e di fede. Ci viene ripetuto che è in corso un conflitto fra ragione e fede. Ma la ragione è in primo luogo l’esperienza di un risveglio e di una meraviglia. Come può l’intima struttura dell’universo e dell’esistenza umana essere rivelata alla ragione? Non basta credere, è necessaria la ragione per capire, una ragione non puramente strumentale. Per questo dobbiamo guardare con costante sospetto chi ripete che c’è antagonismo tra ragione e fede. Persino per Kant il pensiero che il mondo fosse il risultato di un “disegno intelligente”, sebbene non potesse essere dimostrato, era stato di una immensa ricchezza per lo sviluppo della scienza occidentale. Dio non è alla fine della nostra inchiesta sulla conoscenza, ma all’inizio. Così Ratzinger, l’uomo di ragione, il pensatore critico, esorta a esaminare le condizioni che hanno reso possibile la nascita della ragione moderna».
Nella sua impietosa diagnosi della crisi moderna, Lee Harris parla un linguaggio che giunge ai laici contraddicendoli con coraggio, guardando al nostro mondo ipersecolarizzato come a qualcosa di più intenso rispetto al pensiero unico relativista. Il filosofo canadese Charles Taylor ha detto che il nostro è un “umanesimo esclusivistico”. «Un’espressione felice. Il secolarismo esclude il divino sopra di noi. Non concede più una fonte trascendente per ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma così facendo gli umanisti escludono anche il dato animale sotto di noi. Nessuno di loro oggi direbbe che gli uomini devono governarsi secondo le brutali leggi della natura e che il forte ha il diritto di liquidare il debole. Non è poi così lontano il tempo in cui il darwinismo sociale riteneva stupido adottare un codice etico che negasse la legge di natura. Oggi il secolarismo rigetta questa posizione. Ma in virtù di quale principio? Se l’uomo è solo un animale evoluto, perché non dovrebbe agire secondo le leggi brutali della sua condizione naturale? In un mondo in cui Dio è morto, il secolarismo umanitario può mantenersi in piedi solo attraverso un pericoloso richiamo al sentimentalismo. La cosiddetta “religione dell’umanità” è dunque basata sull’illusione. Ratzinger è consapevole che è solo una presunta soluzione».

I cannibali e la rivelazione
Harris concorda anche con lo scrittore francese Pascal Bruckner, che ha descritto un Occidente vittima della “tirannia della penitenza”. «Qui in Occidente biasimiamo solo i cristiani, mai i musulmani che enunciano la superiorità della propria religione. Il relativismo si esercita solo nei confronti del cristianesimo, mai su se stesso. L’umanesimo contemporaneo oggi ha una missione: l’annuncio dell’ateismo, la fine di ogni sentimento religioso, tranne il proprio. Quando nel XIX secolo il pensatore francese Auguste Comte cercò di sostituire il cattolicesimo con la religione dell’umanità, i risultati furono disastrosi. Nessuno si inchinò al dio della ragione. Durante la rivoluzione francese ci fu un tentativo di creare una religione della ragione, che il grande storico Michelet definì “triste”: il Festival della Ragione giacobino fu organizzato durante i giorni del Terrore. Dopo Charles Darwin è diventato ridicolo adorare l’animale umano, così hanno escogitato l’idea che si possa essere umanitari e anche adepti dell’evoluzionismo».
Perdendo l’uso della ragione il nostro mondo ha smarrito il senso della pietà e della gratitudine, due virtù che per Harris sono come braccia che tengono legate vecchie e nuove generazioni. «Ogni cultura nella storia umana ha sempre cercato di coltivare pietà e gratitudine. Oggi invece il sistema educativo occidentale sta cercando di ucciderle. Riflettendo sul crollo dell’Impero romano, Hegel diceva che il collasso era causato dal dissolvimento dei legami integenerazionali. L’umanitarismo è un prodotto del cristianesimo: greci e romani non erano certamente noti per i loro sentimenti umanitari, serviva una nuova religione, il cristianesimo, per liberare l’essere umano dalla legge della giungla. E oggi è ancora così. Solo coloro che sono persuasi che questo non è l’unico mondo possono davvero vivere con la regola d’oro, quella che Thomas Huxley ha descritto come la rinuncia alla guerra per la sopravvivenza. Se il cristianesimo è un’illusione, è un’illusione che ha beneficiato tutti. Mentre la religione dell’umanità ha soltanto prodotto noia e generazioni di uomini immersi nel puro presente. L’umanità è un’astrazione, è impossibile lenire la sofferenza di un’astrazione. Darwin era lontano dal voler liquidare il cristianesimo perché era a conoscenza del cannibalismo, dei sacrifici umani, dell’infanticidio e della poligamia. Riconobbe che, anche se la rivelazione non fosse stata vera, era stata in grado di trasformare i selvaggi in uomini e donne civilizzati. Era il marchio di fabbrica del pragmatismo americano di William James. Anche per James era abbastanza irrilevante che la rivelazione fosse letteralmente vera. Ciò che era importante era l’effetto che questa verità rivelata aveva avuto sugli individui e la comunità. Non sono ateo, ma nemmeno agnostico, penso che il più grande portato del cristianesimo sia stato l’aver plasmato il mondo con la più umana delle concezioni della libertà. E da laico spero che continui a farlo. Se così non fosse, l’umanità avrebbe davanti un futuro disperato».

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