
Le sentinelle del caffè, gli operai calabresi che lavorano 24 ore (anche contro le ‘ndrine)
Dopo che la notte del 30 agosto scorso due camion dell’azienda Guglielmo Caffé di Copanello (Cosenza) presero fuoco, Daniele Rossi, contitolare della Torrefazione lo disse subito: «Ritengo che quanto è accaduto non può darci che ulteriore forza per continuare il nostro percorso lavorativo, cominciato 70 anni fa». Su quell’incendio sono subito state aperte indagini, perché di natura dolosa, e perché l’ipotesi è stata fin da subito quella di un attentato intimidatorio delle ‘ndrine. Ma nessuno poteva immaginare quello che è accaduto dopo. L’attentato aveva provocato perdite di alcune migliaia di euro alla fabbrica, dato che i due mezzi erano risultati inutilizzabili, e i trasporti erano stati bloccati. Un fatto che in un momento di crisi economica rischiava di diventare ancora più pesante, per la torrefazione che produce 3 mila tonnellate annue di caffé.
LE SENTINELLE. Il giorno dopo l’incendio, i 16 operai della Guglielmo hanno preso una decisione. Da allora lavorano ogni giorno per 24 ore, suddivisi in turni. Oltre ai turni regolari dalle 14 alle 7 del mattino successivo, in gruppi di sei o otto persone coprono anche la fascia oraria mattutina: questo sia per incrementare la produzione e recuperare la perdita, sia per mantenere la vigilanza sull’azienda. Un occhio alla catena di montaggio e uno alla telesorveglianza rafforzata dopo l’incendio con nuove telecamere. Sono stati gli stessi operai, anche attraverso i sindacati, a spiegare il perché si siano trasformati in “sentinelle del caffè”. Una sfida non solo per dimostrare che la Calabria è diversa dalla ‘ndrangheta, ma anche per testimoniare la passione per un lavoro, in un’azienda dalla dimensione familiare che ha sempre valorizzato le proprie risorse umane.
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