Le primarie fanno diventare matto il Pd. Dopo l’Ipazia di Genova, il “caso Borsellino” a Palermo

Di Chiara Sirianni
15 Febbraio 2012
Il centrosinistra, su pressione della segreteria nazionale, è riuscito a indire le primarie a Palermo. Si voterà domenica 4 marzo. Quattro i candidati: Rita Borsellino, Ferrandelli, il deputato regionale del Pd Davide Faraone e Antonella Monastra, consigliera comunale. Ma prima di arrivare a una soluzione, si è spaccato tra mille problemi e divisioni.

«Uno choc prolungato. Che viene da Milano, Napoli, Cagliari e ora s’aggiunge Genova. Adesso bisogna reagire: occorre che il Pd rivendichi la guida delle coalizioni e scelga il candidato vincente». Così la pensa Giuseppe Fioroni (Pd) in un’intervista sul Messaggero, sullo spinoso tema delle primarie. Se Bersani va giudicato sulle scelte nazionali, «e i sondaggi lo premiano», non va dimenticato che è il locale a fare il nazionale: «Siamo un partito federale. I dirigenti regionali e locali devono assumersi le loro responsabilità e trarne le conseguenze. Occorre coraggio». La contraddizione, ancora una volta, sta nel rapporto col governo tecnico, che porta a una rivolta dal basso dell’elettorato: «Se sosteniamo con forza il governo Monti, per salvare l’Italia, diventa difficile dare vita a coalizioni locali esclusivamente con partiti che sono all’opposizione di questo esecutivo e che marciano in direzione opposta a quella del Pd». In effetti il risultato di Genova, in cui le primarie per la candidatura a sindaco delle prossime elezioni amministrative hanno visto stravincere il candidato di Sel con il 46% dei voti, non è un caso isolato, anche se eclatante. A Palermo, per esempio, il centrosinistra è compatto solo sulla carta: le primarie si sono rivelate un vero e proprio pasticcio.

L’ha ammesso anche il vicepresidente del Pd, Ivan Scalfarotto: «Devo confessare che ho praticamente perso il filo della vicenda della scelta del nostro candidato per le elezioni a Palermo: una trama che nemmeno una soap opera, anzi peggio, dato che nelle soap opera ti fanno continuamente il riassunto delle puntate precedenti». Ma cerchiamo di andare con ordine. Rita Borsellino, scelta da Pier Luigi Bersani in persona, ha detto di ispirarsi al modello di Giuliano Pisapia, vincitore delle primarie milanesi, rivolgendosi «direttamente ai cittadini». Soprattutto, l’europarlamentare ha precisato di puntare all’unità del centrosinistra, evitando quindi alleanze con il Terzo polo. Il che ha destabilizzato, e non poco, il Pd siciliano: in particolare Antonello Cracolici, capogruppo in Regione, ha invocato «larghe intese» necessarie, seguito a ruota dal senatore Beppe Lumia. Entrambi sostengono un’operazione che ruota attorno alla figura di Raffaele Lombardo (presidente della Regione), sostenuto da Pd e Terzo polo. Per questo le parole della Borsellino hanno fatto saltare molti sulla sedia: «Se la Borsellino ha questa posizione, la sua non è la posizione del Pd» ha reagito Cracolici. Non solo: il capogruppo ha lanciato consultazioni per trovare un candidato alternativo. È stato scelto Fabrizio Ferrandelli. Il paradosso è che le primarie, “Dna del Partito democratico”, hanno rischiato di saltare. Perché, visti i problemi interni, rischiavano di essere finte.

I termini di scadenza previsti dal regolamento per lo svolgimento della consultazione sono stati rinviati dal Pd, dopo che Sel si è ritirata e ha parlato di un possibile inquinamento del voto da parte di forze estranee al centrosinistra. E di primarie delegittimate perché ridotte a «un congresso mascherato del Pd per la resa dei conti tra le varie correnti del partito». Ha chiesto quindi di candidare Rita Borsellino, senza primarie. Anche Orlando, ex sindaco Idv di Palermo, che si era dichiarato pronto a scendere il campo, si è rifiutato di discutere di primarie con i democratici siciliani. Nel frattempo, il 12 gennaio, la Borsellino (a un passo dal ritiro) partecipava all’assemblea nazionale di Sel con Luigi De Magistris, Michele Emiliano, Massimo Zedda e Giuliano Pisapia. Infine il centrosinistra, su pressione della segreteria nazionale, è riuscito a sbloccare la situazione: si voterà domenica 4 marzo. Quattro i candidati: Rita Borsellino, Ferrandelli, il deputato regionale del Pd Davide Faraone e Antonella Monastra, consigliera comunale.

La candidatura di Rita Borsellino fa gioco a tutti, perché copre molti problemi. Il Pd è palesemente diviso tra chi sostiene il governo di Raffaele Lombardo e chi invece alle primarie la appoggia (e a rimetterci la testa è stato il coordinatore regionale  Giuseppe Lupo: i frondisti hanno raccolto firme per sfiduciarlo). Se Bersani fin dal primo momento ha non solo legittimato, ma caldeggiato la candidatura della sorella del magistrato ucciso dalla mafia vent’anni fa, anche il leader di Sel si è affrettato a plaudire alla notizia: «Se Rita Borsellino accettasse la candidatura a sindaco di Palermo per il centrosinistra, sarebbe una notizia bellissima per quanti lottano per il riscatto e la liberazione della Sicilia». E Di Pietro? «Io mi impegno ad appoggiare la Borsellino perché è una candidata di tutto il centrosinistra, una faccia nuova, pulita, che si impegna a fare di Palermo un esempio». E infatti Leoluca Orlando (ex sindaco Idv) ha rinunciato alla candidatura alle primarie per appoggiarla. Un lieto fine a tutti gli effetti. Ma anche una sconfitta della politica: la convergenza (tardiva)  sul suo nome, altro non è che il risultato di un caos durato mesi. In che clima si ritroverà a governare, se venisse eletto, il futuro sindaco?

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