Le Pmi si rafforzano. E accedere al credito non è più così difficile

Di Francesco Megna
25 Gennaio 2019
Piccole imprese in progressivo aumento di numero e di solvibilità. E sempre meno dipendenti dalle banche. Il sistema si è ristretto ma ora è più solido

Le Pmi rappresentano il fulcro del tessuto produttivo (98,9 per cento del totale delle imprese presenti sul territorio e generano il 69,7 per cento del valore aggiunto). Gli indici di solidità finanziaria sono decisamente migliorati: dal 2007 la percentuale di imprese solvibili è cresciuta di circa 12 punti percentuali, parallelamente a una riduzione di quelle a rischio di oltre il 9 per cento; solo il 7 per cento delle Pmi considera l’accesso al credito un problema (a fronte del 18 per cento nel 2007).

Inoltre diminuiscono le piccole imprese che dipendono in modo importante dai prestiti bancari (il 21 per cento delle Pmi non fa ricorso a tale strumento a fronte di un 14 per cento nel 2009). Sono in decisa crescita strumenti di finanziamento alternativi a supporto delle Pmi (il programma Elite di Borsa Italiana, la diffusione dei mini-bond, nuovi strumenti Fintech- Peer-to-peer lending, Invoice trading, Equity/Leding Crowdfuding): tutti strumenti che hanno fatto registrare trend positivi nel 2018 e sono in forte ascesa. Sfruttare al massimo il potenziale offerto dalla digital transformation e dall’Industria 4.0 per favorire l’inclusione finanziaria delle Pmi sarà una delle sfide che attende gli operatori di settore.

RAFFORZAMENTO DI NUMERO E DI CAPITALE

Le nostre Pmi sono in progressivo aumento: a seguito di un progressivo trend in diminuzione del numero delle piccole aziende nel corso degli anni, nel 2017 è possibile evidenziare un trend in crescita (+3,1 per cento), rafforzato nel 2018 (+3,5 per cento). Molte società del segmento hanno intrapreso un percorso progressivo di rafforzamento del capitale proprio che, abbinato a un aumento dei debiti finanziari proporzionalmente inferiore, ha prodotto una riduzione del leverage ratio, passato dal 112 per cento del 2007 al 79 del 2017.

Dal 2008 la percentuale di piccole imprese solvibili è cresciuta di oltre 16 punti percentuali, parallelamente a una riduzione di quelle a rischio di oltre il 12 per cento. È possibile evidenziare un processo di selezione dovuto alla progressiva uscita dal mercato delle aziende più fragili: il sistema delle Pmi risulta più ristretto ma con un profilo più solido. Dal 2014 è possibile riscontrare un effettivo miglioramento del profilo di rischio (non dovuto alla progressiva selezione degli anni precedenti), dal momento che il sistema delle Pmi è rimasto sostanzialmente invariato.

LE SFIDE E LE FONTI DI FINANZIAMENTO

Quali sono, invece, la maggiori preoccupazioni per le nostre aziende? I principali problemi in sintesi sono: l’aumento dei costi di produzione o dei costi del lavoro, la disponibilità di personale qualificato o manager con esperienza, la pressione regolamentare e i nuovi scenari competitivi.

Le principali fonti di finanziamento per le Pmi sono le linee di credito (rilevanti per il 56 per cento), i sussidi (50 per cento) e i prestiti bancari (49 per cento). Il finanziamento con capitale proprio è rilevante solamente per il 2 per cento. Un forte distacco rispetto alla media europea si ha verso l’area del credito commerciale, che è rilevante per il 46 per cento delle Pmi contro il 34 di media Ue, probabilmente a causa dei prolungati tempi necessari a ricevere un pagamento. Oltre a credito commerciale e sussidi, anche il leasing vede una grande differenza rispetto alla media europea, più alta di 20 punti percentuali.

VERSO L’INDIPENDENZA DAL DEBITO BANCARIO

Nonostante rimanga tutt’ora una delle principali fonti di finanziamento, il trend conferma le tendenze di calo dell’importanza del debito bancario. Si tratta di una variazione lieve, ma costante. Come sopra accennato, il prestito bancario non rappresenta più l’unica fonte di finanziamento: il 39 per cento del totale delle Pmi non ricorre al capitale bancario per finanziare la propria attività. Quota in netto aumento rispetto al 2008 (27 per cento). In particolare, il 27 per cento fa affidamento a capitale proprio e fondi interni, mentre il 7 per cento si appoggia a risorse non bancarie. Diminuiscono inoltre le Pmi molto dipendenti da finanziamenti bancari (ovvero per le quali tali strumenti rappresentano più del 50 per cento del totale attivo) pari a 7,5 per cento, a fronte di un 12.5 nel 2008. Parallelamente, la possibilità di accedere al credito sembra essere tornata su livelli pre crisi.

Foto impresa da Shutterstock

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