
Le parole di Carron (Cl), dopo l’udienza con papa Francesco

Tratto da Zenit – Erano oltre 80mila le persone presenti questa mattina in piazza San Pietro, provenienti da 47 Paesi del mondo per l’udienza concessa da Papa Francesco a Comunione e Liberazione, nel 10° anniversario della morte di don Giussani e nel 60° dell’inizio del movimento.
Ancora emozionato per le parole del Papa durante il suo discorso, don Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, ha dichiarato: “Oggi in piazza san Pietro noi abbiamo vissuto di nuovo l’esperienza dell’incontro con Cristo. Lo abbiamo visto primerear davanti ai nostri occhi attraverso la persona e lo sguardo di papa Francesco. Lo stesso sguardo che duemila anni fa ha conquistato Matteo, ma oggi!”.
“Oggi – ha aggiunto – abbiamo sperimentato che cos’è la carezza della misericordia di Gesù. Il modo in cui il Papa ci ha abbracciati lo porteremo per sempre nei nostri occhi. Così ci ha fatto capire che ‘il centro è uno solo, è Gesù Cristo’, la cui esperienza ci consentirà di non ridurre il carisma a un ‘museo di ricordi’ e di ‘tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri’”.
Solo questa esperienza dello sguardo di Cristo, secondo don Carrón, “ci impedirà di soccombere a qualsiasi tentativo di autoreferenzialità e ci permetterà di scoprire in ogni uomo che incontreremo quel bene che porta, come ci ha insegnato sempre don Giussani”. “Questa esperienza – ha concluso – ci metterà nelle condizioni di vivere il cristianesimo come “principio di redenzione, che assume il nuovo, salvandolo'”.
Di seguito riportiamo le parole di papa Francesco pronunciate ieri
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Do il benvenuto a tutti voi e vi ringrazio per il vostro affetto caloroso! Rivolgo il mio cordiale saluto ai Cardinali e ai Vescovi. Saluto Don Julián Carrón, Presidente della vostra Fraternità, e lo ringrazio per le parole che mi ha indirizzato a nome di tutti; e La ringrazio anche, Don Julián, per quella bella lettera che Lei ha scritto a tutti, invitandoli a venire. Grazie tante!
Il mio primo pensiero va al vostro Fondatore, Mons. Luigi Giussani, ricordando il decimo anniversario della sua nascita al Cielo. Sono riconoscente a Don Giussani per varie ragioni. La prima, più personale, è il bene che quest’uomo ha fatto a me e alla mia vita sacerdotale, attraverso la lettura dei suoi libri e dei suoi articoli. L’altra ragione è che il suo pensiero è profondamente umano e giunge fino al più intimo dell’anelito dell’uomo. Voi sapete quanto importante fosse per Don Giussani l’esperienza dell’incontro: incontro non con un’idea, ma con una Persona, con Gesù Cristo. Così lui ha educato alla libertà, guidando all’incontro con Cristo, perché Cristo ci dà la vera libertà. Parlando dell’incontro mi viene in mente “La vocazione di Matteo”, quel Caravaggio davanti al quale mi fermavo a lungo in San Luigi dei Francesi, ogni volta che venivo a Roma. Nessuno di quelli che stavano lì, compreso Matteo avido di denaro, poteva credere al messaggio di quel dito che lo indicava, al messaggio di quegli occhi che lo guardavano con misericordia e lo sceglievano per la sequela. Sentiva quello stupore dell’incontro. E’ così l’incontro con Cristo che viene e ci invita.
Tutto, nella nostra vita, oggi come al tempo di Gesù, incomincia con un incontro. Un incontro con quest’Uomo, il falegname di Nazaret, un uomo come tutti e allo stesso tempo diverso. Pensiamo al Vangelo di Giovanni, là dove racconta del primo incontro dei discepoli con Gesù (cfr 1,35-42). Andrea, Giovanni, Simone: si sentirono guardati fin nel profondo, conosciuti intimamente, e questo generò in loro una sorpresa, uno stupore che, immediatamente, li fece sentire legati a Lui… O quando, dopo la Risurrezione, Gesù chiede a Pietro: «Mi ami?» (Gv 21,15), e Pietro risponde: «Sì»; quel sì non era l’esito di una forza di volontà, non veniva solo dalla decisione dell’uomo Simone: veniva prima ancora dalla Grazia, era quel “primerear”, quel precedere della Grazia. Questa fu la scoperta decisiva per san Paolo, per sant’Agostino, e tanti altri santi: Gesù Cristo sempre è primo, ci primerea, ci aspetta, Gesù Cristo ci precede sempre; e quando noi arriviamo, Lui stava già aspettando. Lui è come il fiore del mandorlo: è quello che fiorisce per primo, e annuncia la primavera.
E non si può capire questa dinamica dell’incontro che suscita lo stupore e l’adesione senza la misericordia. Solo chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia, conosce veramente il Signore. Il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato. E per questo, alcune volte, voi mi avete sentito dire che il posto, il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù Cristo è il mio peccato. È grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di rispondere e di cambiare, e che può scaturire una vita diversa. La morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi decide di essere coerente e ci riesce, una sorta di sfida solitaria di fronte al mondo. No. Questa non è la morale cristiana, è un’altra cosa. La morale cristiana è risposta, è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura “ingiusta” secondo i criteri umani, di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me. La morale cristiana non è non cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla sua mano che ci prende. E la strada della Chiesa è anche questa: lasciare che si manifesti la grande misericordia di Dio. Dicevo, nei giorni scorsi, ai nuovi Cardinali: «La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero; la strada della Chiesa è proprio quella di uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle “periferie” dell’esistenza; quella di adottare integralmente la logica di Dio», che è quella della misericordia (Omelia, 15 febbraio 2015). Anche la Chiesa deve sentire l’impulso gioioso di diventare fiore di mandorlo, cioè primavera come Gesù, per tutta l’umanità.
Oggi voi ricordate anche i sessant’anni dell’inizio del vostro Movimento, «nato nella Chiesa – come vi disse Benedetto XVI –non da una volontà organizzativa della Gerarchia, ma originato da un incontro rinnovato con Cristo e così, possiamo dire, da un impulso derivante ultimamente dallo Spirito Santo» (Discorso al pellegrinaggio di Comunione e Liberazione, 24 marzo 2007: Insegnamenti III, 1 [2007], 557).
Dopo sessant’anni, il carisma originario non ha perso la sua freschezza e vitalità. Però, ricordate che il centro non è il carisma, il centro è uno solo, è Gesù, Gesù Cristo! Quando metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada. Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere “decentrati”: al centro c’è solo il Signore! Per questo, quando Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi parla dei carismi, di questa realtà così bella della Chiesa, del Corpo Mistico, termina parlando dell’amore, cioè di quello che viene da Dio, ciò che è proprio di Dio, e che ci permette di imitarlo. Non dimenticatevi mai di questo, di essere decentrati!
E poi il carisma non si conserva in una bottiglia di acqua distillata! Fedeltà al carisma non vuol dire “pietrificarlo” – è il diavolo quello che “pietrifica”, non dimenticare! Fedeltà al carisma non vuol dire scriverlo su una pergamena e metterlo in un quadro. Il riferimento all’eredità che vi ha lasciato Don Giussani non può ridursi a un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta. Comporta certamente fedeltà alla tradizione, ma fedeltà alla tradizione – diceva Mahler – “significa tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri”. Don Giussani non vi perdonerebbe mai che perdeste la libertà e vi trasformaste in guide da museo o adoratori di ceneri. Tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi!
Così, centrati in Cristo e nel Vangelo, voi potete essere braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa “in uscita”. La strada della Chiesa è uscire per andare a cercare i lontani nelle periferie, a servire Gesù in ogni persona emarginata, abbandonata, senza fede, delusa dalla Chiesa, prigioniera del proprio egoismo.
“Uscire” significa anche respingere l’autoreferenzialità, in tutte le sue forme, significa saper ascoltare chi non è come noi, imparando da tutti, con umiltà sincera. Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una “spiritualità di etichetta”: “Io sono CL”. Questa è l’etichetta. E poi cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento autoreferenziale, quel guardarci allo specchio che ci porta a disorientarci e a trasformarci in meri impresari di una ONG.
Cari amici, vorrei finire con due citazioni molto significative di Don Giussani, una degli inizi e una della fine della sua vita.
La prima: «Il cristianesimo non si realizza mai nella storia come fissità di posizioni da difendere, che si rapportino al nuovo come pura antitesi; il cristianesimo è principio di redenzione, che assume il nuovo, salvandolo» (Porta la speranza. Primi scritti, Genova 1967, 119). Questa sarà intorno al 1967.
La seconda del 2004: «Non solo non ho mai inteso “fondare” niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta» (Lettera a Giovanni Paolo II, 26 gennaio 2004, in occasione dei 50 anni di Comunione e Liberazione).
Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me! Grazie.
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31 commenti
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Cara.Gianna,credo che tu non abbia capito nulla né di come si muove lo Spirito Santo-sempre che tu sappia chi sia o che abbia mai sentito parlare di Pentecoste,della promessa di Gesù agli apostoli e di che miseria umana fossero essi intessuti…eppure scelti per un compito grande nella storia fino ad oggi- e, credo anche che tu non conosca nemmeno Papa Francesco…..a meno che,involontariamente,non abbia voluto accostarlo a S.Francesco,definito-appunto-il giullare di Dio.Se é cosi ci può stare..ma non credo che la tua intenzione sia stata così benevola,tutt’altro e dunque che dire?!….solo tanta pietas cristiana e nient’altro..la stessa che si deve a Socci.Ognuno,poi,risponde a Dio per sé stesso. Ricordati,però,che se Dio avesse voluto servirsi sempre solo di gente perfetta,non avrebbe fatto la fatica di vivere la condizione umana,di morire in croce…e,poi,risorgere(meno male,per noi!)…avrebbe fatto tutto da solo-essendo Dio-ed una volta per tutte..ma e la nostra storia,la nostra libertà e felicità??!! A meno che non ci si voglia sostituire a Lui nel decidere cosa é bene e cosa no,cos’é e cosa non é Chiesa,come deve essere o non essere il Papa…un compito improbo non credi per noi poveri esseri umani..ah!pardon qualcuno può permetterselo..vero?!
Per me Socci è una persona autentica mi convince mentre non convince per niente il giullare Bergoglio. poi basta sempre con questo Spirito Santo per giustificare tutto e tutti la storia della chiesa ci ha dato papi ed ecclesiastici che con lo spirito santo avevano ben poco da spartire ma la chiesa è a loro sopravvissuta spero che sopravviva anche a Bergoglio e al popolo dal cervello spento che lo idolatra sul nulla più totale
Solo gente che mette la testa sotto la sabbia può paragonare Francesco ad Alessandro VI. Lo Spirito Santo scegle secondo il disegno di Dio.
Chissà perchè tutti i “Socciani” si ostinano a chiamarlo “Bergoglio” e non “Santo Padre”. Bisogna aspettare che il senese venditore di libri dica chi e quando è degno di un nome e un ruolo così. Non entro nel merito della questione perchè territorio colmo di pregiudizi ma se Socci da Siena fosse veramente “autentico” non avrebbe la necessità e nemmeno il desiderio di cancellare i commenti che non sono d’accordo con quello che va propugnando, anzi, coglierebbe l’occasione per un approfondimento. lui non cancella solo i commenti offensivi ma anche quelli civilmente contrari e poi blocca l’account dell’autore del post. Io sono di Loreto e quando si è scagliato contro IL SANTO PADRE per via del Suo appello a non mettere tariffe alle SS Messe, l'”autentico” Socci ha affermato che in Italia non esistono tariffe per questo e che il Papa “SI DOVREBBE OCCUPARE DI ALTRO!!!!!!!!!!!” (Sic!! Ancora Sic!!! e Ancora Sic!!!). Io ho postato un link della Santa Casa dove viene pubblicato un tariffario per le Messe in suffragio e Messe perpetue, dicendo che almeno qui a Loreto iltariffario esiste eccome. Lui ha cancellato il link che smentiva, almeno in parte, le sue farneticazioni. Bell’esempio di autenticità. Per me è autentico………… Che poi sia un cristiano cattolico migliore di me è sicuro ma questo, ahimè, non è un compito arduo.
Naturalmente avrete capito che nell’ultima frase manca un punto interrogativo..ma non si sa mai..repetita iuvant!
Trovo giusto quello che tu dici Fabio…infatti sarebbe la negazione esatta di ciò che il Papa ci ha detto sabato..poi,penso a D.Giussani (che lo difese quando fu violentemente attaccato a motivo di una sua trasmissione televisiva)ma di certo gli avrebbe ricordato quello che ha ricordato a noi Carron(peraltro citando D.Giussani stesso):”Il volto di quell’uomo(Gesù)é oggi l’insieme dei credenti,Corpo misterioso,chiamato anche-popolo di Dio-,guidato come garanzia da una persona viva,il Vescovo di Roma”.
Anche Socci che ho ammirato e seguito con affetto(gli avevo anche scritto e lui mi ha risposto…poi sentire sua figlia cantare”Ojos de cielo”mi fa venire tuttora i brividi)certamente anche lui conosce queste parole di D.Giussani.Allora,come dicevo prima,nessun giudizio sulla persona anzi tanta preghiera per la sua(ma anche la mia,é chiaro)conversione proprio partendo da quello che ci diceva sabato Papa Francesco(che Socci contesta,non si può ignorarlo):”..il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù Cristo é il mio peccato”.Il punto di fuga per tutti é questo:basta aprire il proprio cuore perché il Signore entri e faccia un po’di pulizia…anche queste sono parole di Papa Francesco,domenica all’Angelus.Ma io permetto questo?
Ciascuno di noi,dunque anche Socci,permette ciò.La libertà di ciascuno risponde davanti a Dio!!
Trovo meschino questo accanimento contro Socci, un uomo che al di là delle sue opinioni ha un dolore e una sofferenza che richiedono solo rispetto. Quanti sono andati a trovarlo per sapere come sta sua figlia ?
Prima di parlare mettetevi nei suoi panni, a volte il dolore fa dire cose irragionevoli. Ma la colpa è nostra , non gli stiamo abbastanza vicino nel suo dolore.
Non solo : Dante Alighieri ripetutamente e pubblicamente ha messo in discussione la validità del conclave napoletano che elesse Bonifacio VII eppure oggi a nessuno verrebbe in mente di dire che Dante non era un buon cattolico. Forse perché anche Socci è toscano come Dante e ha la lingua lunga…
Io so solo che anche il caro dr Mario Palmaro, scomparso un anno fa lasciando qdopo due anni di dolori e sofferenze , criticava il Papa attuale. Papa Francesco gli ha telefonato e lui si è sciolto…e la serenità è tornata i lui e nella sua famiglia e si è spento felice e in pace.
Papa Francesco ha fatto questo mracolo,,col telefono !
Trovo meschino qDante Alighieri
Trovo meschino questo accanirsi verso un uomo come Socci che da anni porta una sofferenza dentro di sé che logorerebbe e distruggerebbe chiunque , e poi è toscano.
E poi anche Dante Alighieri (anche lui toscano, ma le persone vanno prese come sono) aveva ripetutamente e pubblicamente ritenuto invalido il conclave napoletano che elesse papa Bonifacio VIII.
Forse qualcuno oggi oserebbe dire che Dante non era un vero cattolico ?
Il dr Mario Palmaro dopo due anni di sofferenze, prima di morire un anno fa criticò il Papa attuale, il quale dimostrando una grandezza d’animo superiore a quella dei suoi sostenitori e ammiratori, gli aveva telefonato, compiendo il miracolo, e facendo sciogliere in 5 minuti al telefono tutta la durezza e il dolore accumulati nella sofferenza. Così Mario si è spento un anno fa sereno, lieto e in pace.
Il problema non è quel che Socci scrive, ma quanto noi gli facciamo compagnia nella tremenda croce che lui sta portando.
E’ Giussani stesso che lo dice ne “Il senso religioso” : la ragione subisce l’influenza di vari fattori, morali e anche fisici. Nel dolore si dicono cose che non si sarebbero mai dette. (capitolo III, paragrafo I)
Caro Fabio, il tuo “e poi è toscano”, che a chiunque conosce un po’ dell’Italia spiega tutto, è il più bel complimento appioppato a un mio compatriota dai tempi di Curzio Malaparte.
a tutti quelli che si sentono bastonati da Papa Francesco! Trovatemi qualcuno che abbia bastonato CL più di don Giussani ! Leggetevi la biografia di Savorana per esempio il capitolo 29 ! Che ne avrebbe detto don Giussani di tutte queste critiche a Papà Francesco !
Pienamente d’accordo con te Riccardo ed era proprio quello che volevo dirti Controcorrente:é molto bello e molto vero quello che tu dici ma non c’é alcuna contraddizione con quel che dice il Papa….il carisma é strada a Cristo,non fine a se stesso.Il Papa ha voluto richiamarci a questo perché il rischio c’è…io l’ho visto in me più volte in tanti anni(più di 45)di vita di movimento e ringrazio Dio che attraverso Giussani prima,Carron ora ha usato ed usa quella frusta fatta di misericordia e tenerezza mista a chiarezza di giudizio e di strada da fare perché faccia pulizia nel mio cuore cosi che Lui possa entrarvi e porre la Sua dimora come il Papa ci ha richiamato nell’Angelus di domenica:dovremmo essere profondamente grati al Papa per quello che ci ha detto e farne tesoro…in fondo ci ha solo chiesto proprio di andare a fondo del carisma di D.Giussani che é essere di Cristo,amare e servire Cristo nel Suo corpo che é la Chiesa.Come ci ricorda S.Paolo ogni membra é funzione del corpo ed il corpo vive se tutte le membra tendono a questo…questo ha voluto dire a proposito di autoreferenzialita:qualcuno potrebbe dire che il Papa é stato eccessivamente severo con noi,quasi non avesse tenuto conto di sessnt’anni di storia..siamo sinceri,un po’gira questa voce(anche perché i giornali maliziosamente gli danno risalto cosi come qualcuno potrebbe dire-e dice-che il Papa così non fa con altre realtà della Chiesa.A parte che sabato parlava-e parlava a ragion veduta o ci dimentichiamo i frequenti richiami di Carron,negli ultimi tempi?-a Cl e non ad altri perché lì aveva di fronte Cl e,proprio per la stima che Egli ha di Cl e della sua presenza specifica nella Chiesa e nel mondo ha potuto dire con forza quelle cose Se non ci volesse bene non ce le avrebbe dette,se non fossimo nel suo cuore non ci avrebbe concesso un udienza pubblica di tale spessore.Tornare ogni giorno al Primo amore diceva Carron nel suo saluto nel solco dell’insegnamento del Gius..che bello tutto ciò:per me era più che mai evidente in quella grande assemblea-agli occhi del mondo-ls presenza del Gius ma ,soprattutto,la presenza dello Spirito Santo..quasi una Pentecoste nuova e tutta per noi,per amore a noi,per nostra consolazione e purificazione.Tocca a noi giocare tutti i talenti che ci sono dati e non nasconderli sotto terra,seguendo Giussani in Carron!!
Credo che occorra smetterla con queste polemiche e obbedire al Papa e leggere il Vangelo almeno 10 minuti al giorno. Allora si capisce tutto.
” Quando un albero porta molto frutto, il Padrone lo pota perché dia più frutto” dice il Vangelo.
Invece di essere delusi perché il Papa non ha parlato molto di don Giussani e della sua opera educativa nella scuola (anche se è vero, ma lo Spirito lo ha ispirato così, evidentemente…) pensiamo che il vero Padrone di CL è Cristo, e che sabato 7 marzo 2015 attraverso il Suo Vicario in terra ha voluto potare un Suo albero, che si chiama CL, uno dei tanti alberi del Suo giardino che è la Chiesa. Perché questo albero dia più frutto.
Al di là delle intenzioni del Papa, Cristo parla per bocca del Papa e i disegni sono i Suoi, nemmeno sono quel che umanamente il Papa può immaginare parlando…
Credo che occorra smetterla con queste delusioni e queste polemiche e obbedire al Papa e leggere il Vangelo ogni giorno, allora capiremmo di più anche la giornata di sabato.
” Quando un albero porta frutto il Padrone lo pota perché dia più frutto”.
Il 7 marzo 2015 il Padrone di CL, cioè Cristo, attraverso il Suo Vicario in terra ha potato il Suo albero che si chiama CL, uno dei Suoi tanti alberi che Lui ha nel giardino che si chiama Chiesa.
L’albero è Suo, non è nostro, e neanche di don Giussani o di Carron .
Lui lo ha potato perché dia più frutto.
Problemi ?
Grazie papà Francesco
Caro ControCorrente, ho capito.
Però lei stesso lo dice che il valore del carisma è strumentale a Cristo.
Io ho capito in questi termini quanto detto dal Papa.
Così come anche Cristo non ha fatto riferimento a sé, ma al Padre, Benedetto XVI ce lo ricordò al funerale di Giussani: ” è divenuto realmente padre di molti e, avendo guidato le persone non a sé, ma a Cristo, proprio ha guadagnato i cuori “.
Legga questo, dove non mi sembra che il carisma di Beatrice che porta Dante a Dio ne resti svilito, né che in Dio di perda la tenerezza di quella carezza che la destò.
Tu m’hai di servo tratto a libertate
per tutte quelle vie, per tutt’i modi
che di ciò fare avei la potestate.
La tua magnificenza in me custodi,
sì che l’anima mia, che fatt’hai sana,
piacente a te dal corpo si disnodi”.
Così orai; e quella, sì lontana
come parea, sorrise e riguardommi;
poi si tornò a l’etterna fontana.
Caro controcorrente,prova a rileggere con molta attenzione e umiltà(come tutti noi,peraltro)le parole del Papa:non nega la grazia e il valore di strada che é il carisma(altrimenti perché la Chiesa l’avrebbe riconosciuto,addirittura con decreto pontificio?)ma,semplicemente,ha riaffermato-proprio per non ridurci alla tentazione(facile molto più di quanto vorremmo ammettere)dell’autoreferenzialita-che Cristo é il faro,il centro,la ragione del nostro vivere e stare assieme.D.Giussani-prova a leggere la sua storia-ha insistito su questo punto fin dall’inizio! Dove sta il motivo del tuo “scandalo”?
Non sono scandalizzato ma rattristato,la mia esperienza nasce da un essere voluto bene, quindi non da una mancanza da riempire ma da una pienezza da un traboccare per quello che ho ricevuto. Ero una larva e sono un uomo ero morto e sono vivo anzi, ho generato perchè mi è stata data una famiglia e tutto questo grazie all’incontro con il Carisma di D. G.,non voglio dire che sono perfetto ma sono più consapevole di essere peccatore e ogni volta che cado chiedo sempre aiuto per potermi rialzare, è questa esperienza di misericordia è assolutamente unica, che mi consente un punto di partenza nuovo, originale libero.Non sono ne autoreferenziale ne ho chiuso in una bottiglia ne pietrificato il Carisma ne sono un impresario di una ONG, perchè non parto mai da me stesso dal mio compiacimento ,ma da un Altro che mi ha abbracciato perciò è la realtà ( le periferie, gli emarginati i bisognosi , gli abbandonati ecc ecc) che mi introducono al Mistero, a Dio e non viceversa, e questa esperienza mi fa sentire ancora di più la sproporzione tra il bisogno dell’altro anzi ALTRO e quello che gli potrò dare in tutta la mia vita.
Questo è quello che mi è stato insegnato da un maestro Don Giussani.
Maurizio non postano la mia risposta
Significativo che Socci scelga come suo motto la presunzione “autoreferenziale” (a proposito, vedi mai …) di Simone: “et si omens ego non”.
Caro Antonio “In hac nocte, antequam gallus cantet, ter me negabis”.
Io non sono così intelligente come te, ma tu forse sei un po’ presuntuoso, dovresti provare a guardare fuori.
Ciao
Per fortuna non sono di CL, altrimenti mi sarebbe toccato dar ragione a un senese (Socci) facendo rivoltare nelle sepolture tutti i miei antenati guelfi, da Montaperti in qua.
Non mi riferisco certo alla disputa teologica a cui accennano lor signori che hanno commentato innanzi, nella quale mi guardo bene da metter bocca, bensì mi pare di percepire e condividere quella sensazione di fastidio che provano gli sbilurciti fedeli convenuti alla prima semi-deserta messa mattutina, quando il sacerdote di turno attacca il solito pistolotto su quanto sia miserrima la fede di coloro che partecipano ai sacramenti per formalità o per auto-compiacimento.
Sicché, assonnati e infreddoliti, anche i più devoti dei presenti finiscono per pensare che era meglio starsene a letto, mentre il Crocifisso approva in silenzio.
Neanch’io sono di CL ma mi tocca dar ragione a un fiorentino 😉
“Marta, Marta, ti affanni in mille cose quando è una sola quella che vale”
Ho seguito la diretta (non ero a Roma) ma attraverso le parole del Papa mi sono umilmente sentito, una volta ancora, compreso ed abbracciato dal Volto buono del Mistero che fa tutte le cose!
Perché, solo un Padre che ama i suoi figli, non si limita a far loro complimenti ma mostra loro la strada (Cristo)
L’uomo chiamato (amato) da Cristo ha mille volti: Matteo, Zaccheo, l’adultera, il centurione, la cananea, la Samaritana (ed anche il giovane ricco) ma anche quello del servo che nasconde – per paura – i suoi talenti.
Sabato, il Papa mi ha chiesto di non nascondere quei talenti e, riconoscendomi peccatore, di testimoniare al mondo la verità e la contemporaneità di Cristo vivo in mezzo ai suoi!
Così, vedendo gli occhi illuminati di mio figlio al suo rientro in casa nella nottata di sabato (lui era in Piazza S. Pietro) mi sono ritornate, una volta ancora, nella mente e nel cuore le parole del Don Giuss: “Man mano che maturiamo, siamo a noi stessi spettacolo e, Dio lo voglia, anche agli altri. Spettacolo, cioè, di limite e di tradimento, e perciò di umiliazione, e nello stesso tempo di sicurezza inesauribile nella Grazia che ci viene Donata e rinnovata ogni mattino. Da qui viene quella baldanza ingenua che ci caratterizza, per la quale ogni giorno della nostra vita è concepito come un’offerta a Dio, perché la Chiesa esista dentro i nostri corpi e le nostre anime, attraverso la materialità della nostra esistenza”.
Premessa , non ho firmato appelli per dire al Santo Padre quello che doveva o non doveva fare, e non sono un fan di Socci, perchè sono certo che il Papa ci è stato dato dallo Spirito Santo, ma Sabato per la prima volta non mi sono sentito abbracciato e a differenza di Andrea e Giovanni non mi sono sentito guardato nel mio profondo e conosciuto intimamente da poter essere legato a lui, anzi mi sono sentito collare il mondo addosso.
why, pekke?
Perchè ho incontrato il faro, il centro ( Cristo ) attraverso la fiaccola, il raggio (il Carisma di D. Gius)
Io sono stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia è questa la strada che ha scelto il Signore per farsi incontrare da me, senza questo Carisma non avrei mai incontrato Cristo oggi.
Come diceva caterina Caselli caro controcorrente. ..la verità ti fa malee…nessuno mi può giudicare nemmeno tu ( e che tu…il Santo Padre!!!!)
Leggendo anche il commento di Socci sulle parole del Papa ho capito meglio cosa significa adorare le ceneri anziché alimentare il fuoco….peccato che nel blog di Socci vengano pubblicati solo i commenti che gli danno ragione.
@Easy
Sono perfettamente d’accordo: e’ triste leggere le supercazzole socciane sulla presunta “gaffe teologica” di Bergoglio (non del Papa, naturalmente…) riguardo al “decentramento” del carisma rispetto al centro che è Cristo. La cosa comica e’ che l’ex Nostro porta a esempio – per quanto enucleate dal contesto – delle frasi che vorrebbero sostenere la propria tesi della contrapposizione tra questo papa e i precedenti (e Giussani) ma in realtà la smentiscono completamente. E’ proprio vero che per conoscere bisogna prima amare!
GIUSTO.
Ama Socci e vai a trovarlo prima di criticarlo.
Proprio così caro Easy! Se scrivi qualcosa che non gli va lo cancella. La cosa migliore è ignorarlo