Le indecisioni dei grillini su legge elettorale e Senato

Di Chiara Rizzo
08 Luglio 2014
Dopo un botta e risposta a distanza e al vetriolo tra Renzi e Grillo, alla fine l'M5s pubblica un post dal titolo "I nostri 10 sì" alle domande del Pd. Ma lasciano tanti distinguo che renderanno difficile il dialogo

Giornata ad alta tensione ieri quella tra i grillini e il Pd, dopo l’annullamento dell’incontro previsto a Montecitorio. Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, ieri aveva spiegato che l’incontro era stato rimandato al momento in cui i 5 stelle si fossero decisi a mettere per iscritto nero su bianco le loro risposte a dieci domande postegli dal premier, sulla legge elettorale. In serata ieri è arrivata la frecciata di Beppe Grillo.

GRILLO: «RENZI HA LE PALLE SUL TAVOLO DI B.». Il leader dell’M5S è andato giù durissimo e sul suo blog ha detto: «Si prende atto che Renzi, le cui palle sono sul tavolo di Verdini e Berlusconi, rifiuta con il M5S ogni confronto democratico e che l’Italia dovrà pagarne le conseguenze. Il M5S rappresenta milioni di italiani che non possono essere trattati come dei paria, come dei cani in chiesa da personaggi mai eletti in libere elezioni, da sbruffoni della democrazia». Poi ha aggiunto: «Stiamo scivolando lentamente verso una dittatura a norma di legge, non resteremo a guardare».

RENZI:«IN M5S PREVALE CHI COSTRUISCE O CHI URLA?». La replica del premier non si è fatta attendere, ed è arrivata via twitter. “Io sono un ebetino, dice Beppe, ma almeno voi avete capito quali soo gli 8 punti su cui l’M5S è pronto a votare con noi?” ha scritto, concludendo con l’hashtag #pocheparole. Dopo qualche minuto, Renzi ha ulteriormente chiarito: “Non è uno scherzo, sono le regole! Chiediamo un documento scritto per sapere se nel M5S prevale chi vuole costruire o solo chi urla”.

“DIECI SI’ A DIECI DOMANDE”. Poi ieri sera è arrivata a sorpresa una replica dei grillini sul blog di beppegrillo, con l’eloquente titolo “Dieci sì a dieci domande”: il M5S risponde punto per punto cosa pensa, dopo le consuete consultazioni online, della legge elettorale e cosa proporrebbe. I 5 stelle – malgrado il titolo del post – in realtà continuano a dire no all’idea di abolire le preferenze nella legge elettorale, uno dei punti invece concordato nel “patto del Nazareno” tra Renzi e Berlusconi. E continuano a dire sì, ma con tante precisazioni e paletti, anche alle altre proposte.

BALLOTTAGGIO SENZA SOGLIE SBARRAMENTO. Hanno per esempio detto di sì all’ipotesi del ballottaggio, ma senza soglie di sbarramento che creino problemi ai partiti minori (condizione che ora li rischia di toccare più da vicino, dopo il calo dei consensi all’ultima tornata elettorale europea). Perciò propongono “Un primo turno proporzionale privo di soglie di sbarramento” e poi in cambio offrono di alzare, dal 37 per cente previsto dall’Italicum, il premio di maggioranza: “In caso di superamento della soglia del 50 per cento + 1 dei seggi al primo turno, un premio di governabilità minimo, che consegnerebbe al vincitore il 52 per cento dei seggi: nel caso in cui nessuno raggiunga la maggioranza al primo turno, un secondo turno tra i due partiti più votati, al cui vincitore viene assegnato il 52 per cento dei seggi”.

RIFORMA TITOLO V. I grillini hanno proseguito dicendo di s’ anche alla riforma del Titolo V della Costituzione, ma “Se il problema che la riforma Renzi mira a risolvere è quello del “chi fa cosa” e quindi del contenzioso che si crea innanzi alla Corte costituzionale bloccando o invalidando numerosissime leggi, non si capisce in che modo questa riforma lo risolverebbe”. L’M5S comunque dice sì a patto che “vadano discusse nello specifico le materie da riportare in capo allo Stato, oltre a quelle elencate, quali ad esempio la Sanità”.

SENATO. L’M5S risponde di sì alla domanda del premier e del Pd sulla fine del bicameralismo perfetto, ma sul come vedono il nuovo Senato hanno molto da ridire invece (anche se formalmente rispondono a Renzi di sì sulla disponibilità alla riforma di un Senato non eleggibile, ma delle Autonomie): “Che significa che il ruolo del Senatore deve essere un incarico non a tempo pieno e semplice espressione delle autonomie territoriali? Perché un ruolo importante come quello del rappresentante delle autonomie territoriali non dovrebbe essere a tempo pieno? Peraltro il testo che si va formando attribuisce una serie di poteri al Sentao (elezione del Presidente, dei giudici costituzionali, dei membri laici del Csm, competenza decisionale nelle leggi di riforma costituzionale ecc.) che vanno molto al di là dei poteri locali”, e ribadiscono di ritenere “irrinunciabile l’eleggibilità in primo grado dei senatori”: “Il problema della retribuzione è presto superato: siete disponibili al dimezzamento immediato delle indennità e degli emolumenti di tutti i parlamentari? Noi lo abbiamo già fatto”.

 

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