Le donne nude nella pubblicità sessista e il grande gioco dell’indignazione online (clicca qui per “scandalizzarti”)

Di Emanuele Boffi
03 Maggio 2014
Il caso SuitSupply dimostra a meraviglia come si autoalimenta l'immaginario del "popolo del web": lo spot maschilista, la denuncia dei media, la mobilitazione degli utenti e via di nuovo da capo. Tutto a beneficio del marketing

suitsupply-d-repubblica-2014Non è vero che tutti i maschi sono insensibili e superficiali. Alcuni siti internet hanno gioito per le riserve mostrate da utenti uomini per l’ultima campagna pubblicitaria del megastore SuitSupply. La nota marca di indumenti ha lanciato in rete alcune immagini e video di uomini in ghingheri che passeggiano attorniati da modelle mezze nude. Lui sorridente in giacca e cravatta, fazzoletto nel taschino, elegante copricapo in testa, una mano in tasca, disinvoltamente felice di essere l’unico vestito in quel gruppo di modelle.

Solo che, hanno esultato i siti online più sensibili nella difesa del corpo femminile, lo spot si è rivelato un «autogol». È infatti accaduto che il famoso “popolo del web” è «insorto» contro quelle immagini oltraggiose. La campagna, almeno secondo i succitati siti, ha raccolto molti commenti di riprovazione.

«Invece di ottenere un plebiscito dal popolo maschile – ha scritto D di Repubblica – il brand newyorchese è stato massacrato dai suoi clienti durante un sondaggio condotto online. I commenti sono stati per lo più negativi: “Anche se i vostri abiti sono di buona qualità non posso acquistare in uno store che usa questo genere di pubblicità” o ancora “queste immagini sono offensive per la maggior parte di noi” e via così. Il brand ha divulgato anche una versione censurata della campagna ma le polemiche non si sono placate. E quello che fa piacere è che a protestare questa volta contro il maschilismo sono proprio i maschi».

suitsupply-gq-2010D’accordo, ma la questione può essere guardata anche da un’altra angolatura. Nel 2010 lo stesso marchio lanciò una campagna intitolata “Shameless” (senza vergogna). Vi comparivano immagini, anche in quel caso, esplicitamente maschiliste. Modelli in giacca e cravatta e fazzoletto nel taschino erano immortalati mentre sottomettevano alcune modelle. Lui mentre possiede lei seminuda su una poltrona, lui che la tocca con noncuranza su una scala.

Anche allora: proteste, indignazione, richieste alle varie authority planetarie di intervenire e di fermare quelle fotografie sessiste. Persino nella liberale Olanda, che non si fa troppi scrupoli quando si tratta di decidere della vita di bambini disabili, anziani e malati, quelle immagini suscitarono sdegno e riprovazione.

Sarebbe il caso di farsi qualche domanda. Perché, quattro anni dopo, l’azienda è tornata ad investire su una campagna scandalosa? Segno che il maschilismo è ancora mentalità dominante? Segno che siamo ancora legati a stereotipi del passato? Segno che occorrano leggi e norme che puniscano in maniera ancora più dura tali atteggiamenti? È forse il caso che comitati, associazioni, ministeri delle pari opportunità accelerino ancor più il proprio impegno per diffondere una cultura maggiormente rispettosa del corpo della donna? Può essere.

suitsupplyMa resta ancora la domanda: perché la casa di vestiti di New York è tornata a insistere su quelle immagini? Stiamo parlando di un prodotto commerciale e il primo scopo di una réclame è attirare l’attenzione. La campagna del 2010 centrò l’obiettivo: la gente si indignò e ne parlò. È così peregrino sospettare che si sia voluto, semplicemente, riproporre lo schema? “Ecco altre immagini scandalose, parlatene”. Nuova indignazione – questa volta corredate dalla panacea della insurrezione maschile –, ma risultato identico.

In fondo, nella gabbia dell’indignazione tutto si tiene. L’azienda è contenta perché vede che il suo investimento è riuscito (il suo prodotto è sulla bocca di tutti), i pubblicitari passano all’incasso perché sono riusciti a rendere “virale” il contenuto della loro campagna, i siti internet pigiano sul tasto della riprovazione collettiva ma intanto producono infinite carrellate di immagini per ottenere visualizzazioni, gli utenti partecipano al gioco condividendo articoli e immagini per rendere nota la propria stizza, i comitati e ministeri vari trovano una ragion d’essere alla loro esistenza.

Ogni pezzo dell’ingranaggio fa il suo dovere e la macchina funziona a meraviglia, fino alla prossima campagna “scandalosa”. Così, in questo continuo alternarsi di manifestazione del proibito e catarsi per emendarlo, tutti passano all’incasso, tranne il consumatore anonimo cui, fra qualche mese, sarà solo chiesto di agitarsi per qualche nuovo motivo. Se poi, nel frattempo, immemore della sua indignazione che fu, passasse anche in negozio ad acquistare un completo da uomo, ce ne è uno della SuitSupply, che, si fidi, gli calza proprio a pennello.

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    13 commenti

    1. Ale

      Le prime “donnine” ammiccanti a tutte le ore del giorno e notte sono comparse sulle Tv del vostro mito mister B. Come non ricordare Drive In per arrivare alla mercificazione totale del corpo sia femminile e per par condicio anche maschile , visto che di materia grigia non c’era traccia, avuta con la banda dell’omino bianco vestito, che in un’isola si faceva massaggiare i piedi da baldi ragazzoni muscolosi a bordo piscina!!! Li’ si è visto il vuoto assoluto, il niente. Ecco sono felice che quell’epoca sia terminata ..ma non capisco come sia stato possibile per Voi, tanto Amanti dei Veri Valori, tollerare tanta scempiaggine e mercificazione di pettorali e pupe. Perché le sentinelle in piedi non erano anche fuori da palazzo “graziosi”??

      1. michele2

        Se uno non capisce la differenza tra i comportamenti privati, PRIVATI, e il legiferare, è inutile discutere.
        Meglio, mille volte meglio, un grande peccatore che fa leggi buone, che un santarellino che fa leggi pessime.
        Da parte mia, mai visto questa roba in tv, ma c’è che si ricorda ogni particolare a memoria e i risultati si vedono.

    2. filomena

      Che le aziende sfruttino ogni possibilità per fare pubblicità non è un mistero, queste sono le leggi di mercato. Da questo però a voler insinuare che il maschilismo non esiste più (per alcuni non è mai esistito e il ruolo storicamente subalterno delle donne è semplicemente naturale) ce ne vuole.

      1. Toni

        @ Filomena
        Credo che il maschilismo (inteso come sfruttamento della donna), oggi in una società post68, è figlio legittimo di una cultura come la tua. Del resto avete contribuito a creare l’idea di una donna vista assolutamente libera ( alienata … ma libera ) , padrona assoluta del suo corpo ma questo visto come oggetto, che vive la sessualità come puro diletto e priva di senso di responsabilità legata alle sue azioni. Un modo di essere che si esteriorizza in linguaggio fatto ovviamente di parole, indumenti, comportamenti che non lasciano alcun spazio ad equivoco su come si intende se stessi. E a chi obbietta che non ne può venirne niente di buono, e che dovreste prendere più sul serio la libertà legandola alla dignità e alla ragionevolezza… l’avete accusato di bigottismo. Ed allora come puoi trovare strano che ad una “simile offerta” non corrisponda adeguata domanda negli stessi termini. Uomini che odiano le donne, ma non lo sanno, e le trattano come oggetto di piacere e cose da sfruttare e, paradossalmente, le donne non lo sanno ma gli sta bene.

        1. filomena

          Guarda che la tua visione del femminismo non è quella che sostengo io e peraltro anche nei movimenti post68 ci sono state diverse correnti di pensiero. Che io sia stata per l’autodeterminazione è un fatto ma paradossalmente a quanto sostenere voi questo prevede anche la responsabilità delle proprie azioni che per me non dipendono da qualcosa preordinato ma da se stessi.

          1. domenico b.

            Infatti, Filomena, abbiamo capito benissimo il tuo pensiero: la responsabilità delle tue azioni dipende da te, la responsabilità delle mie azioni dipende da me, la responsabilità delle azioni di un vecchio che va con una bambina dipende da lui, e via di questo passo…

          2. Toni

            Il tuo autodeterminiamo è quello buono, diciamo …. dal volto umano? Mah…credo che quello che sostieni non inficia nulla di quello che ho scritto, nel senso che tutti possono rivendicare la responsabilità delle proprie azioni e tutti le riconducono a se stessi. Per cui questa tua variante “superiore” di autodeterminazione non la vedo.

            1. Toni

              errata corrige – Filomena, intendevo “auto-determinismo” non “autodeterminiamo”.

    3. domenico b.

      Essere veramente liberi è molto difficile.
      Una certa cultura ci ha insegnato che scandalizzarsi è roba da bigotti pecoroni e che per essere veramente liberi non bisogna essere schierati, bisogna essere mentalmente aperti. Le religioni sono tutte uguali e se esiste un dio permette tutto…tranne quello che non è politicamente corretto in un certo momento della storia, tranne quello che non è osannato dalla maggioranza delle persone.
      Così le femministe non possono scandalizzarsi per la pubblicità di cui parla l’articolo, perchè significherebbe in un certo modo dar credito ad alcuni valori del cristianesimo, che in questo momento non gode certo del favore del cosidetto politicamente corretto pensiero unico.
      Con lo stesso meccanismo, pratiche come la pedofilia o l’omosessualità possono essere giustificate dalle stesse persone che il giorno prima le condannavano, solo perchè la maggioranza delle persone si è orientata ( o è stata orientata) a pensarla in un certo modo.
      Ma essere veramente liberi non significa ancora credere in quei dieci comandamenti scolpiti nella roccia che dio ha dato a Mosè?

      1. filomena

        @Domenico
        Se hai voglia vai a leggere i commenti all’articolo in cui si intervista Messori. Ho postato alcuni stralci di un documento tratto dagli atti di un convegno intitolato “Il dolore non è un merito” dove la prof.essa Accati Levi storica e docente universitaria interpreta il ruolo delle donne nella società e quello della chiesa cattolica.

        1. domenico b.

          Filomena, circa il ruolo delle donne, nella società ( e soprattutto in famiglia) mi fa una testa così tutti I giorni mia moglie: se non vado a leggere il tuo post, credimi, non è supponenza, è solo mancanza di tempo.
          Io penso semplicemente che un Cristiano non si lascia guidare dal modo di pensare che viene di volta in volta deciso in certi salotti, e la capacità di scandalizzarsi non vuol dire bigottismo, ma molto più semplicemente è segno di libertà.
          Se la verità fosse soggettiva, tutto sarebbe permesso, tranne scandalizzarsi di qualsiasi cosa…

          1. Giannino Stoppani

            Azz, Domenico, davvero ti vuoi perdere la concione della solita carampana femminista residuata del sessantotto che spiega i veri e ovviamente turpi motivi del culto mariano nella Chiesa Cattolica?
            Come dici? Hai ancora da finire di leggere l’articolo de “il manifesto” sulla canonizzazione dei due papi?
            Eh, certo, i documenti del magistero anticattolico vanno presi a piccole dosi…

      2. blues188

        Visto che Filomena, dall’alto della sua sapienza, le ha dato le risposte (secondo lei) giuste? Basta – dice sostanzialmente- adattarsi alla moda corrente e non pensare a nulla. A tutto pensa il Partito o l’Associazione a fare le proprie battaglie. Giuste o meno che siano, ma questi sono aspetti secondari..

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