La preghiera del mattino

Le donne al comando in Ue tutte conservatrici? Non dimenticate la Boldrini

Di Lodovico Festa
20 Gennaio 2022
Rassegna ragionata la web su: la sinistra femminista surclassata nei fatti dalla destra, la resistenza dei "riformisti" a Draghi al Quirinale e molto altro ancora
Roberta Metsola
La nuova presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, esponente dei popolari (foto Ansa)

Sul Tgcom si legge questa dichiarazione di Enrico Letta: «Proponiamo un’iniziativa che crei un patto di legislatura per completarla nei tempi naturali». Di naturale (per usare la categoria bislacca proposta da Lettino) c’è solo che un parlamento allo sbando come quello italiano vada sciolto il più rapidamente possibile. Una forza politicamente responsabile dovrebbe fare i conti con questa realtà e aiutare a gestirla senza creare eccessivi problemi all’Italia.

Su Huffington Post Italia Claudio Velardi scrive: «I riformisti pensano che l’Italia sia irriformabile». Ce l’ha con chi vuole mandare Mario Draghi al Quirinale che invece sarebbe indispensabile a Palazzo Chigi per rendere esecutivi gli investimenti decisi con il Pnrr. Il pensiero di Velardi è oscuro. È condivisibile la sua impostazione nel combattere il pessimismo organico di certe nostre élite e di certo nostro ceto politico sulla “natura degli italiani”. Non si capisce, però, come da questa costatazione si passi a ritenere che solo la presenza fisica di Draghi al governo consenta l’attuazione delle scelte da lui impostate: si caccia il pessimismo antropologico dalla porta e lo si fa rientrare dalla finestra?

Su Formiche Federico Bisceglie scrive: «I leader di Pd, Movimento 5 stelle e Articolo 1 definiscono quello di questa mattina come “un ottimo incontro”. “Lavoreremo insieme – scrivono – per dare al paese una o un presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi”». I grillini si sono poi fatti promotori di lanciare un messaggio comune di Pd, 5 stelle e Articolo 1, per tweet. Come dice lo slogan della Moby, l’impresa così apprezzata da Beppe Grillo? Il tuo viaggio inizia online.

Su Formiche Roberto Arditti scrive: «Il frenetico giro di consultazioni che vede Salvini protagonista forte di un solido asse con Renzi (pur da posizioni mai del tutto sovrapponibili)». Solido, forte, sovrapponibile? Questi aggettivi mi paiono stridere con l’essenza della personalità renziana che per la sua capacità di restare fermo su una posizione ricorda molto la stabilità di quel mercurio che si metteva nei vecchi termometri.

Su Affari italiani si riporta questa dichiarazione di Matteo Salvini: «Oggi la Lega ha votato a favore di un presidente del Parlamento Ue che è a favore della vita, famiglia, identità dei popoli e difesa dei confini, una alternativa vera alla deriva di sinistra». Oggi a Bruxelles, domani a Roma?

Su Affari italiani si scrive: «Più donne nelle alte cariche europee ma anche più conservatrici». Si approfitta della realtà dell’Unione Europea per fare del sarcasmo sulla sinistra italiana che non valorizza donne in ruoli apicali, dimenticandosi di quella straordinaria figura politica che è stata Laura Boldrini.

Su Affari italiani Massimo Cacciari dice: «Che Draghi diventi presidente della Repubblica senza un accordo sul nuovo governo, un pasticcio incredibile ed enorme. Nessuno saprebbe che fare e come uscirne». Nel suo repertorio da sior todero Brontolon l’omboroso-ombrettoso filosofo veneziano ne spara un’altra: vuole legare l’elezione di Draghi a un accordo sul nuovo presidente del Consiglio. Questo sì che sarebbe un incredibile pasticcio istituzionale: è il presidente della Repubblica che, senza alcun vincolo di mandato, incarica i presidenti del Consiglio, sentiti i gruppi parlamentari e verificato così che il candidato possa aspirare a ottenere un voto di fiducia . Eleggere Draghi senza accordo ha peraltro un via risolutiva assolutamente razionale: ridare la facoltà di scegliere chi li governerà, agli italiani.

Su Dagospia Goffredo Bettini dice: «Conte è un uomo che stimo, ha fatto molto bene il primo ministro». Un ottimo primo ministro? Sì, più o meno come Ignazio Marino, un’altra invenzione bettiniana, è stato uno splendido sindaco di Roma.

Su Affari italiani Stefano Feltri dice: «Io ho sempre scritto di considerare come unico scenario razionale quello nel quale il centrodestra diventa il motore dell’elezione di Draghi al Quirinale». Finita la fase surreale (Silvio Berlusconi al Colle), torna il vecchio rodato reale-razionale?

Su Atlantico quotidiano Tommaso De Filippo scrive: «Emerge chiaramente a nostro avviso l’urgenza di apportare un riassetto costituzionale che permetta di eleggere un capo dello Stato direttamente figlio della volontà dei cittadini italiani, estraneo alle alchimie parlamentari che spesso risultano decisive nel corso delle votazioni». Le riforme costituzionali “random” fatte dopo il 1992 (l’abolizione dell’immunità e la quasi impossibilità di amnistie che hanno squilibrato il rapporto tra magistratura e politica, i pasticci della riforma Bassanini del 2001, i tanti piccoli provvedimenti presi ora qui ora là, le avventure fallite renziane, il demagogico taglio del numero dei parlamentari) hanno evitato di fare i conti con l’elemento sistemico della nostra Costituzione determinato da una Guerra fredda che non c’è più: almeno la parte ordinamentale della nostra Carta (tre i punti fondamentali: presidenzialismo, federalismo/decentramento e regole liberali per la magistratura separando pm da giudici) va riformata secondo una logica unitaria. Si può farlo senza una Costituente?

Su Huffington Post Italia Angela Mauro scrive: «L’eurodeputato dei Verdi francesi Yannick Jadot decide addirittura di dare le spalle all’aula. Lo guarda in faccia, Emmanuel Macron, seduto un po’ indietro alla sua sinistra».  Si può avere molte riserve su tante posizioni dei Verdi, quelli seri cioè francesi e tedeschi. Alcune delle loro proposte sull’ambiente sono ancora “ecolatriche”, quasi neopagane. Però non votando Ursula von der Leyen hanno dimostrato la coerenza ammirabile di chi rifiuta un mediocre accordo consociativo. La stessa cifra, ma politica, non di merito, si coglie nel voto a Roberta Metsola: un’opposizione politica, non un giudizio sulla persona come per “Ursula”. E infine Jadot ha compiuto un atto di dignità denunciando l’uso elettorale che Macron fa della sua presidenza semestrale del Consiglio europeo.

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