
«Le dimissioni di Sala oggi sono il Salva Milano di cui c’è bisogno»

Nel pieno della più grave crisi politica che ha investito il sindaco Beppe Sala da quando siede a Palazzo Marino, il Pd nazionale e cittadino fa quadrato intorno al primo cittadino. Pur riconoscendo – nelle parole del segretario metropolitano Alessandro Capelli sul Corriere Milano del 9 marzo – che «sono necessarie risposte nuove». Tanto che il partito di maggioranza, per rilanciare l’azione amministrativa nei rimanenti due anni che oggi appaiono un tempo interminabile, ha pensato di costituire un “comitato”, che dovrebbe affiancare alla giunta, «che rappresenti le forze civiche, sociali ed economiche della città e che insieme all’amministrazione si confronti su come rispondere alle sfide dell’oggi». Risposte per le quali, però, secondo l’opposizione, non c’è più tempo. Ieri ha ufficialmente rimesso il suo mandato Guido Bardelli, l’assessore “tecnico” alla Casa travolto – da non indagato – nella battaglia giudiziaria tra procura e Comune intorno alla presunta irregolarità di decine di cantieri della “rigenerazione urbana” di Milano. Ma le dimissioni che chiedono gli esponenti del centrodestra sono quelle del sindaco, affinché sia ridata subito la parola agli elettori. Tra loro c’è Matteo Forte, consigliere regionale di Fratelli d’Italia e presidente della II Commissione Affari istituzionali del Pirellone, per 12 anni consigliere comunale a Milano.
In un suo recente intervento lei ha dichiarato, a proposito di quel che sta accadendo a Milano, che «nella patria di Tangentopoli si trasforma in materia penale una vicenda tutta politica». Che cosa significa?
Significa una cosa molto semplice, e cioè che se delle norme locali si dimostrano in contraddizione con quelle nazionali, il problema è politico, non penale. E richiede un intervento normativo per armonizzare. Non è niente di diverso da quello che facciamo periodicamente nella Commissione che presiedo: due volte all’anno esaminiamo e approviamo un “ordinamentale” con cui allineiamo leggi regionali esistenti alle novità normative nazionali.
Ma perché tirare in ballo Tangentopoli?
Il mio ragionamento è sul principio fondamentale della divisione dei poteri e prescinde da giudizi di merito sul lavoro degli inquirenti. Quando chi non è eletto dai cittadini persegue fenomeni d’interesse generale inevitabilmente produce effetti sulla collettività, dei quali però poi non risponde ai cittadini, a differenza di chi, dopo essere stato votato, può sempre essere delegittimato nelle urne e sostituito per scelta degli stessi elettori. In tutto quel che sta accadendo sull’urbanistica a Milano non va dimenticato, per esempio, che centinaia di famiglie hanno versato gran parte dei loro risparmi in preliminari d’acquisto e ora si trovano, da un lato, impossibilitate ad entrare nella nuova casa e, dall’altro, non possono cercarne una alternativa perché hanno già investimenti aperti.
Ritiene che la magistratura stia sbagliando?
Ripeto, non entro nel merito di alcuna indagine. Ci mancherebbe. Ribadisco solo che le procedure che in generale vengono contestate sono quelle che – giuste o sbagliate che siano – il Comune si è dato negli anni, anche forte di una consolidata giurisprudenza amministrativa in merito. Ma le dirò di più. Esiste una circolare del 2020 che offre un’interpretazione ufficiale di ristrutturazione edilizia, ricomprendendo in essa – cito testualmente – «gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversi sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche». Cioè, quello che oggi viene proprio contestato a Milano. La circolare era firmata dall’allora ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, e da quello della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone. Mi risultano appartenenti rispettivamente al Partito democratico e al M5s.
E quindi?
Quindi, a quanto pare, al Conte bis, il governo giallorosso, andava bene che per trasformare un immobile, magari dismesso, in un nuovo edificio bastasse il rilascio da parte del Comune di una Scia, cioè lo strumento semplificato per ristrutturazioni con modifiche anche strutturali dell’esistente. Se questo non va più bene, va contestato politicamente e normato in modo diverso. Ma è chiaro che è più facile cavalcare le inchieste giudiziarie, altrimenti Pd e pentastellati dovrebbero spiegare a tutti perché contestano ciò che loro stessi hanno avallato quando erano al governo. E mi lasci aggiungere una considerazione ancora di natura politica….
Prego.
L’intero centrodestra, e Fdi in particolare con Tommaso Foti, allora relatore alla Camera del cosiddetto “Salva Milano”, si è semplicemente assunto la responsabilità di armonizzare la normativa esistente con procedure amministrative consolidate, e di rimandare a un successivo e più ampio aggiornamento legislativo di settore. Non ha inteso “sanare” nulla, come scorrettamente è stato sostenuto. Il recente attacco di Elly Schlein, quindi, in cui utilizza le intercettazioni uscite sui giornali per dire che il centrodestra è coinvolto in affari torbidi, è puro sciacallaggio che va respinto.

Secondo la segretaria del Partito democratico, alla giunta Sala non ci sarebbe nulla da rimproverare.
Noi di Fratelli d’Italia crediamo invece che il sindaco abbia gravi responsabilità e per questo ne chiediamo le dimissioni. Ma ancora una volta per ragioni politiche, non giudiziarie.
Le riassuma.
I numeri lo evidenziano in modo impietoso. Il mercato immobiliare in questi anni è impazzito con aumenti dei prezzi oltre il 40 per cento, a cui non ha corrisposto una crescita dei redditi. Contestualmente, a differenza di quanto avveniva con le giunte di centrodestra, si è smesso di realizzare edilizia convenzionata che si era rivelata invece molto utile per le giovani coppie e per chi voleva metter su famiglia, passando così dal 37 per cento del totale registrato nel 2015 all’attuale 9 per cento. Tutto questo non è avvenuto casualmente, ma per precise scelte assunte dalle due giunte guidate da Beppe Sala.
Quali?
La sinistra ha sacrificato l’edilizia residenziale sociale a percentuali dirigisticamente fissate nel Piano di governo del territorio, che però poi non hanno retto la prova della realtà. In questo modo il Comune non ha contrastato negli anni il “caro mattone”, finendo per favorire solamente rendita fondiaria e immobiliare. All’inizio del secondo mandato del sindaco, Assolombarda calcolava che dopo Expo la città si è indubbiamente arricchita, ma un terzo di quella ricchezza è finita nelle mani di appena il 9 per cento dei milanesi. A Milano la casa è diventata il principale fattore di disuguaglianza sociale. La sinistra paradossalmente ha contribuito ad aumentare le differenze tra chi ha e chi non ha. Si tratta di un clamoroso fallimento, di cui ormai lo stesso Sala, che fino a ieri si vantava di aver trasformato la città in una delle metropoli più attrattive a livello europeo, deve prendere atto. Ma quale modello di città si è perseguito da parte delle giunte di centrosinistra? Un modello di città in cui lavorare non basta più per viverci. Una città che espelle il ceto medio. Altro che la città accogliente, inclusiva, capace di dare a tutti un’opportunità. In questo la sinistra meneghina è certamente paradigmatica di quella globale, rappresentativa ormai solo di élite e radical chic.
D’accordo, ma questi sono argomenti per la prossima campagna elettorale. Perché il primo cittadino dovrebbe lasciare ora?
Perché la città è paralizzata. È bloccata quasi la metà degli investimenti immobiliari sul totale nazionale. Tempo fa oltre 140 dipendenti dell’urbanistica hanno scritto a Sala per chiedergli di essere spostati in altri settori dell’amministrazione. Il sindaco stesso aveva dichiarato che o veniva approvato il “Salva Milano” o non c’erano più le condizioni per andare avanti. Scaricato dalla sua stessa maggioranza, ora chiede di non votare più in Senato quella norma interpretativa. Ormai Sala è di ostacolo alla risoluzione dei problemi che affliggono Milano. Il passo conseguente di cui oggi deve assumersi la responsabilità è allora quello di lasciare libero Palazzo Marino e tornare a dare la parola agli elettori. In caso contrario terrà la città in ostaggio per altri due anni. Le dimissioni di Sala oggi sono il Salva Milano di cui c’è bisogno.
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2 commenti
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Finalmente ho capito perchè è stata fatta confusione sull’ uso della SCIA per concessioni edilizie di ben altro genere.
Perchè la cosa non è stata motivata pubblicamente finora?
Da professionista del settore, dopo aver letto, anche su testate nazionali, molti sproloqui di sedicenti urbanisti, ringrazio per le parole chiare e competenti anche a livello tecnico.