Le armi americane e saudite per i ribelli siriani trafugate e vendute al mercato nero

Di Leone Grotti
27 Giugno 2016
Il traffico di armi dimostra le «caotiche e imponderabili conseguenze dei programmi di addestramento e armamento di ribelli» voluto da Obama.
This image posted on the Twitter page of Syria's al-Qaida-linked Nusra Front on Wednesday, June 15, 2016, which is consistent with AP reporting, shows Nusra Front fighters on their vehicle preparing to leave and battle against Syrian troops and pro-government gunmen, at the hilltop of Khalsa village, southern Aleppo, Syria. Activists reported intense fighting between government troops and rebels in southern Aleppo where the insurgent groups are angling for a strategic hill to expand their presence in the area. The Britain-based Syrian Observatory for Human Rights said the government repelled a rebel advance in the area amid intense air raids. Arabic, bottom right, reads, "departure of the support units to the southern hill of Khalsa." (Al-Nusra Front Twitter page via AP)

Le armi americane e saudite destinate ai ribelli siriani, che dovevano usarle per rovesciare il governo di Bashar al-Assad, venivano in parte rubate e rivendute al mercato nero da membri dell’intelligence giordana. La rivelazione del New York Times dimostra per l’ennesima volta che la tattica usata da Barack Obama per porre fine alla guerra in Siria è un fallimento.

PROGRAMMA DELLA CIA. Fin dall’aprile del 2013 il presidente degli Stati Uniti ha autorizzato la Cia a condurre un programma segreto di addestramento, finanziamento e armamento di gruppi di ribelli siriani. Il programma viene portato avanti dagli Usa con l’aiuto di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e altri paesi che condividono la volontà di rovesciare Assad. Del programma non si sa molto, se non che armi e soldi destinati ai gruppi di ribelli venivano fatti passare attraverso la Giordania, paese confinante con la Siria e alleato di lunga data degli Stati Uniti.

PROGRAMMA DEL PENTAGONO. I problemi del programma della Cia sono niente rispetto ai patemi del suo fratello minore, quello condotto dal Pentagono. Quest’ultimo è stato interrotto dopo che il Congresso, e a ruota tutto il mondo, si è fatto beffe dei miseri risultati raggiunti: il Pentagono infatti doveva spendere 500 milioni di dollari per addestrare 5.400 ribelli che avrebbero poi combattuto esclusivamente contro lo Stato islamico. I pochi ribelli armati, 75 in tutto, sono stati sbaragliati l’anno scorso in poche settimane dai jihadisti, che si sono impossessate delle armi a stelle e strisce. I pochi rimasti hanno chiesto all’America di non bombardare le milizie di Al-Nusra, la fazione siriana di Al-Qaeda.

MILIONI DI DOLLARI. L’allarme sulle armi trafugate e vendute al mercato nero è stato lanciato per la prima volta l’anno scorso dalla stessa intelligence giordana. Il problema si è aggravato quando parte di quelle armi sono state usate in un attacco a una caserma della polizia della capitale giordana Amman, nel quale sono rimasti uccisi tre giordani e due americani. Secondo il Nyt, ora il trafugamento di armi è finito ma è costato a Stati Uniti e Arabia Saudita decine di milioni di dollari. Kalashnikov, mortai e granate made in Usa sono finiti non solo nelle mani di bande criminali e tribù giordane, ma anche di trafficanti che le hanno portato fuori dal paese. Potrebbero anche essere finiti nelle mani dell’Isis.
La Cia ha addestrato migliaia di ribelli negli ultimi tre anni, sottolinea il quotidiano americano, nonostante l’intervento della Russia abbia rovinato tutto costringendoli a ritirarsi. Ma il traffico di armi dimostra le «caotiche e imponderabili conseguenze dei programmi di addestramento e armamento di ribelli» di Obama.

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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