
Lampedusa e le paure degli italiani
Ogni tanto, soprattutto quando fa freddo, noi City Angels lanciamo un appello ai cittadini delle città in cui siamo presenti a portarci coperte, vestiti, cibo per i senzatetto. Di solito rispondono con grande generosità. A decine nelle piccole città, a centinaia in quelle grandi come Milano, Roma, Torino. Qualche giorno fa abbiamo lanciato l’appello per i migranti nordafricani: i disperati, soprattutto tunisini, che da Lampedusa passano alla terraferma e poi arrivano dappertutto. Risultato: a Milano ci hanno chiamati in due. Altrove nessuno. Gli italiani sono diventati indifferenti? No. Sono impauriti. Hanno paura della massa di immigrati che dall’altra sponda del Mediterraneo stanno sbarcando sulle nostre. Temono che ci portino criminalità e degrado. E che ci portino via il lavoro. Sono preoccupazioni forse esagerate, ma non infondate. Mettiamoci nei panni di un giovane tunisino che sbarca a Lampedusa. Il suo sogno: trovare un futuro migliore in Italia. O in qualche altro Paese europeo.
Quando viene trasferito da Lampedusa ai centri d’accoglienza sparsi per l’Italia non sta più nella pelle: evviva, il sogno si avvicina! Perché sa che fuggire dai centri è relativamente semplice. E una volta che ti dilegui è difficile essere riacciuffati. Soprattutto se ti mimetizzi tra le folte comunità di immigrati nelle grandi città.
Il passo successivo è trovare una casa. Magari da amici o parenti. Ma soprattutto un lavoro. In nero. In attesa di venire regolarizzato. Dal datore di lavoro. O da una sanatoria. Però qui le cose si complicano. Conosco tanti immigrati che lamentano di lavorare tanto per guadagnare poco. Perché il datore di lavoro li ricatta: stai zitto, tu che sei clandestino, altrimenti ti faccio sbattere fuori dall’Italia. Ma ancora di più si lamentano che non trovano nulla. Neanche un lavoretto sottopagato e supersfruttato. Perché chi fa lavorare un clandestino sa che rischia grane. E anche se l’immigrato è bravo e meriterebbe di lavorare conviene non rischiare.
A quel punto il sogno italiano diventa un incubo. Il migrante si infuria. Si incattivisce. E si dà alla delinquenza. Tanto non ha speranze di integrarsi. Lo arresteranno? Pazienza. Le carceri italiane non sono un granché, ma sono sempre meglio di quelle tunisine.
Intanto gli italiani, invasi dalla massa di magrebini allo sbando, si allarmano. Si impauriscono. E diventano, magari inconsapevolmente razzistelli. Facendo di tutta l’erba un fascio. Pensando che quasi tutti gli immigrati, o quantomeno quasi tutti gli arabi, siano delinquenti. Noi Angeli non possiamo che aiutare chi ha bisogno. Da qualunque parte del mondo venga. Ma le nostre Istituzioni dovrebbero impegnarsi maggiormente per impedire loro di partire. Possibilmente aiutandoli a casa loro. Altrimenti rischiamo di veder crescere una massa di sbandati. Disposti a tutto.
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