L’alto tasso di mortalità delle rockstar

Di Elisabetta Longo
03 Gennaio 2013

Il “club dei 27” riguarda la maledizione che porta le rockstar a morire a 27 anni. È successi a Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jeff Buckley e, ultima, Amy Winehouse. In comune, quelli del “club dei 27” hanno sempre l’uso e consumo di droghe, alcol e altri eccessi, e il fatto di essere rockstar. La rivista medica Bmj Open ha deciso di fare uno stdio scientifico proprio sull’alto tasso di mortalità che colpisce chi diventa un idolo musicale.

ADOLESCENZE DIFFICILI. Il titolo dell’articolo scientifico si chiama “Dying to be famous”, ovvero morire per diventare famosi, e viceversa. Per redarlo, sono state analizzate le vite di musicisti tra il 1956 e il 2009 (quindi Amy Winehouse esclusa, visto che è deceduta nel luglio 2011) e trova come punto comune, innanzitutto, quello dell’adolescenza difficile, o con l’assenza di uno dei due genitori.
Lo stesso motivo che porta i musicisti a comporre per sfogarsi dai drammi familiari quindi li uccide. Altro fattore di rischio è il fare o meno parte di una band. Chi suona in un gruppo è solitamente un po’ più protetto di chi è un musicista solitario, sempre con le dovute eccezioni, visto che Brian Jones è morto annegato in piscina quando ancora faceva parte dei Rolling Stones.

 

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