L’abbraccio ceceno di Al Qaeda

Di Fausto Biloslavo
09 Settembre 2004
Nomi e date della connection fra l’indipendentismo ceceno e la guerra santa wahabita di Al Qaeda. Come la guerriglia secessionista di una piccola regione montuosa divenne una questione geopolitica globale. Una pista che arriva fino a viale Jenner a Milano

Alla Russia Shamil Basayev, leggendario comandante degli indipendentisti ceceni che ha scelto la via del fondamentalismo islamico e del terrorismo stragista, aveva promesso un “turbinio di violenza”, e così è stato. Secondo le autorità russe una decina di terroristi del commando che ha occupato la scuola di Beslan erano arabi, volontari della guerra santa internazionale. Uno di questi sarebbe africano con la pelle nera. Nella scuola devastata sarebbero stati trovati bloc–notes con appunti scritti in arabo e testimoni giurano di aver sentito esortazioni in arabo lanciate da alcuni terroristi.
L’unico dato certo è che al telefono con un giornalista del New York Times, il primo giorno del sequestro di massa, un portavoce del commando ha rivelato di far parte del “Secondo gruppo del battaglione Riyadus Salikhin Shakhidi”. Si tratta dell’unità dei “martiri” composta da aspiranti kamikaze, comandata da Basayev, e dichiarata organizzazione terroristica dagli Stati Uniti. Il termine shakhidi significa martiri e può anche individuare le terroriste suicide, vestite di nero, che già avevamo visto all’opera nella presa di ostaggi del teatro Dubrovka a Mosca nell’ottobre del 2002.

Gli amici di Evloev
All’interno della scuola occupata c’erano almeno due donne kamikaze con la cintura imbottita di esplosivo avvolta attorno al ventre. Vengono chiamate “vedove nere”, perché hanno aderito al battaglione dei martiri dopo aver perso mariti, figli o l’intera famiglia nella truce guerra in Cecenia. Secondo i servizi russi verrebbero addestrate agli attentati suicidi da esperti formatisi nei campi di Al Qaeda in Afghanistan prima della disfatta talebana.
Il capo del commando, secondo Mosca, era Magomed Evloev. Un fanatico islamico, nato
nella repubblica caucasica dell’Inguscezia, accusato di aver guidato il clamoroso attacco notturno alla capitale inguscia fra il 21 ed il 22 giugno, che ha provocato una novantina di morti.
Evloev, soprannominato Magas, ex ufficiale del ministero degli Interni inguscio, sarebbe diventato un fondamentalista grazie all’influenza wahabita. Aveva fatto parte dell’entourage di Zelimkhan Iandarbiev, uno dei leader dell’indipendentismo ceceno amico dei talebani. Inserito nelle liste dei personaggi legati al terrorismo internazionale dagli Usa e dall’Onu, è morto nei mesi scorsi in Qatar in un attentato dei servizi segreti russi.
Il presunto capo del commando di Beslan era uno degli alleati di Basayev nel magma fondamentalista del Caucaso. Quest’ultimo, 45 anni, si è conquistato la fama di “invincibile” grazie al primo conflitto in Cecenia del 1994-96. L’azione più clamorosa, molto simile all’attacco alla scuola in Ossezia, fu il blitz del ’95 nell’ospedale di Budionnosk, sul territorio russo, dove riuscì a prendere in ostaggio un migliaio di persone e a farla franca. Primo ministro e capo dell’esercito ceceno durante il breve periodo di indipendenza, subisce ben presto una deriva islamica radicale. Nel 1999 attacca la vicina repubblica del Daghestan con l’obiettivo di creare un califfato nel Caucaso. I russi reagiscono e scoppia la seconda guerra in Cecenia.

Morto un wahabita ne arriva un altro
Il mentore e braccio destro di Basayev, che lo ha portato sulla strada del fondamentalismo, era il giordano Al Khatab. Finanziato dagli emissari wahabiti, questo primo “emiro” della guerriglia cecena ha organizzato diversi campi di addestramento dei cosiddetti “Reparti speciali della Sharia”, composti da volontari arabi, tagiki e pakistani, molti dei quali avevano già combattuto in Afghanistan. Ucciso dai servizi russi con una lettera avvelenata, viene sostituito dall’emiro Abu al Walid, il cui vero nome era Abd al-Aziz al-Ghamidi. Di origine saudita, aveva combattuto contro i sovietici in Afghanistan assieme ad Osama bin Laden. La sua guerra santa è continuata in Bosnia nel reparto di mujaheddin di Zenica, sotto il comando dell’egiziano Anwar Shaban, ex imam del centro islamico di viale Jenner a Milano, ricercato dalla magistratura italiana. Dal nostro paese gli inquirenti hanno scoperto diverse filiere islamiche che hanno raccolto soldi e reclutato volontari per la guerra santa in Cecenia.
Abu al Walid viene ucciso lo scorso aprile, ma dopo lo scacco subito in Afghanistan molti veterani della guerra santa internazionale hanno deciso di aderire alla causa cecena. Fra questi Abu Attya, luogotenente di Abu Musab al Zarkawi, il terrorista ricercato numero uno in Irak. I due si erano addestrati assieme in un campo afghano di Herat, fino all’attacco americano.

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