
La Turchia arruola bambini soldato in Libia e Siria

Non è passato nemmeno un mese dall’incontro fra il presidente americano, Joe Biden, e l’omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, a margine del vertice Nato. Ma gli Usa hanno fatto capire alla Turchia che le rassicurazioni di Ankara non bastano più e che l’alleato, un tempo di punta, di Washington, adesso è lontano anni luce dall’essere considerato affidabile. Fino a diventare pericoloso.
La Turchia utilizza bambini-soldato
Il Dipartimento di Stato americano, pochi giorni fa, ha inserito la Mezzaluna nell’elenco dei paesi che sono implicati nell’utilizzo di soldati-bambini. In particolare si tratterebbe di adolescenti siriani, reclutati e inviati a combattere nella divisione Sultan Murat. Non è finita. Secondo Washington, la Turchia è sospettata di avere fatto lo stesso anche in Libia e sta aspettando da Ankara prove tangibili che le accuse a suo carico sono false.
La crisi siriana e la crisi libica sono due teatri dove la Turchia ha portato avanti una politica autonoma, spesso scoordinata dagli orientamenti americani ed europei. Un atteggiamento molto assertivo. In Siria, Ankara ha condotto tre operazioni militari oltre il confine, ufficialmente per sostenere le correnti dell’opposizione siriana contro lo Stato Islamico, ma che alla fine l’hanno portata a creare una zona di influenza a ridosso del confine a scapito dei curdi.
Prima volta per un paese Nato
Ancora più corsaro l’atteggiamento in Libia, dove si è allineata con Mosca nel blocco di potenze contro Tripoli e poi ha cambiato posizione in una notte. Un cambiamento a 180 gradi sul quale pesano accuse piuttosto gravi, tra cui quella di aver inviato nel Paese, oltre alle milizie regolari, anche unità paramilitari. A rendere la situazione ancora più complicata, c’è il fatto che questi gruppi si sono spesso distinti per attacchi a civili, rapimenti e saccheggi.
«Si tratta della prima volta che un paese membro della Nato viene incluso nella lista di quelli che utilizzano minori per fini militari – hanno detto dal Dipartimento di Stato – Trattandosi di un rispettato player regionale, la Turchia ha la possibilità di affrontare la questione del reclutamento e dell’utilizzo di soldati bambini in Siria e in Libia».
Gli Stati Uniti pressano Ankara
Da Ankara non è ancora arrivata una risposta. Certo, la mossa di Washington è una brutta notizia e non solo dal punto di vista simbolico. I paesi inseriti in questa lista possono essere sottoposti a restrizioni per quanto riguarda la licenza di attrezzature militari.
Meno di un mese fa, per la normalizzazione dei rapporti, la Turchia aveva proposto agli Stati Uniti di controllare il traffico che transita dall’aeroporto di Kabul, ora che gli americani se ne sono andati. Una prospettiva molto allettante per Washington, a patto però che chi la propone sia un partner affidabile. E la Turchia, che compra attrezzature militari dalla Russia e persegue una politica estera sempre più autonoma, spesso contro gli interessi Usa, non è esattamente la controparte ideale. Per questo va tenuta sotto controllo in tutti i modi possibili.
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