La tassa sul telefonino che non c’era. Per una multa di 150 euro, il fisco italiano ne perde 700

Di Redazione
16 Luglio 2014
La paradossale vicenda di un cittadino cui l'Agenzia delle Entrate ha chiesto 150 euro per un cellulare che non era più suo. E ore ne dovrà risarcire 700

Oggi sul Giornale è raccontata la paradossale vicenda di un cittadino e della sua battaglia contro il fisco. L’uomo è stato accusato di evasione fiscale «per non aver versato la tassa di concessione governativa per il cellulare: valore della causa, 146,66 euro», racconta il quotidiano. In realtà, egli aveva disdetto il contratto ben sei mesi prima di ricevere la fattura. Così, dopo aver recuperato i documenti atti a dimostrare l’errore, il nostro ha contattato l’Agenzia delle Entrate per spiegare l’accaduto. Niente da fare. Per il fisco doveva comunque pagare la multa.
La vicenda ha avuto, infine, un lieto fine per il cittadino perché la Commissione tributaria provinciale di Reggio-Emilia gli ha dato ragione nel giugno scorso. non solo: ha anche imposto all’Agenzia delle entrate di pagare le spese di giudizio per un totale di 750 euro. Riassumendo: per una multa di 146 euro, l’Agenzia (cioè lo Stato) ce ne ha rimessi 750.

COME UN PLAYBOY AL BILLIONAIRE. Il piccolo episodio è commentato in prima pagina anche da Nicola Porro che, allargando il discorso, nota come fatti del genere siano meno infrequenti di quel che si pensi. «Quelli dell’Agenzia delle Entrate – scrive Porro – si comportano spesso da furbetti. Statisticamente sanno che i contribuenti cedono anche di fronte alle sopraffazioni. Il funzionario dello Stato di diritto si comporta come un playboy al Billionaire: ci prova con tutti. Questo è uno dei motivi principali per i quali fare impresa in Italia è diventato impossibile. Lo Stato continua con le sue pretese (grandi o piccole) fino alla morte (spesso dell’impresa o del contribuente), tanto a pagare in ogni caso sono sempre gli stessi (l’impresa e il contribuente). Il paradosso è infatti che l’amministrazione centrale ha dovuto versare una cifra cinque volte superiore al preteso».

LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE? Porro consiglia ai lettori di diffidare delle «mirabolanti imprese delle nostre forze dell’ordine (specializzata è la Guardia di finanza) nel combattere l’evasione fiscale». I numeri che siamo soliti leggere sui giornali sono «sparati» un po’ a caso: «Una buona parte finisce nel nulla, poiché si tratta di operazioni fatte su aziende fallite. Ma questo è fisiologico. Una buona parte subisce invece il trattamento che abbiamo appena descritto. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Economia, nei primi tre mesi di quest’anno i privati hanno vinto contenziosi fiscali per 3,6 miliardi. Gli uffici pubblici per 3,5 miliardi. Il che vuol dire che più di un euro ogni due preteso dalle agenzie pubbliche è non dovuto».

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