Scritto con gli occhi

La Supercoppa italiana a casa mia (forza Dinamo!)

susanna-campus-supercoppa Cari amici, è da questa estate che aspettavo arrivassero il 4 e 5 ottobre, da quando la mia Dinamo giocava le amichevoli di pre-campionato. Naturalmente avevo deciso di essere presente al palazzetto in quelle date e sentivo in cuor mio che la finale sarebbe stata contro Milano e avremmo vinto la Supercoppa italiana. Come facevo a saperlo? Diciamo che noi malati di Sla non abbiamo molte cose, ma il sesto senso (per me nella declinazione sportiva), quello sì che ce l’abbiamo: e non sbaglia mai.
Avevo chiesto al presidente Stefano di vincere per me e lui mi aveva risposto: «Fosse per me, sarebbe già a casa, ma ci proviamo!». E io so che quando Stefano mi promette una cosa, è fatta! Lo so che lo tormento – povero amico mio – ma la mia Dinamo deve vincere il più possibile perché è una società sana e ha costruito una buona squadra. Avevo strappato un’altra promessa a Stefano e sapevo che l’avrebbe mantenuta!

4 ottobre
Nella semifinale con la Roma abbiamo fatto subito capire ai nostri avversari di voler chiudere immediatamente la partita. I “miei ragazzi” hanno imposto il gioco e non hanno mollato un attimo. Pensavo che Roma fosse più forte, uno squadrone, invece per noi è stata una passeggiata. Oddio, pure loro si battevano come dei gladiatori e a un certo punto ho visto Brian, rientrato in quella partita dopo la rottura delle costole, che si buttava per terra per recuperare una palla. Ho pensato: «Adesso si ri-rompe». Invece si è alzato vittorioso col pallone in mano. Che diamine, stavamo vincendo… era proprio il caso di buttarsi in terra per un pallone? Beh, i “miei ragazzi” sono così: ci mettono il cuore quando scendono in campo e non si risparmiano. È finita la partita e come previsto dalla sottoscritta (w la modestia), il giorno dopo ci saremmo “scontrati” contro Milano nella finale.

susanna-campus-supercoppa045 ottobre
L’agitazione era alle stelle perché Milano è una squadra tosta e sul campo di Sassari ha sempre vinto, ma io avevo sensazioni positive. La mattina avevo letto sul giornale le caute parole del tecnico Meo Sacchetti che diceva: «Milano gioca in casa, noi siamo ospiti». Già, quei “mangia polenta” ci hanno sempre battuti anche sul nostro campo. C’era davvero bisogno di tutto il pubblico sassarese.

Arrivati al palazzetto, sono venuti subito a salutarmi Carlo Sardara e Paolo Citrini, coi quali ho scherzato a lungo. Entrati i ragazzi ho notato subito la casacca da trasferta e mi sono detta: «Sono improvvisamente impazziti che hanno sbagliato maglia?». Poi, guardando il tabellone, ho notato che la Dinamo era segnata come squadra ospite. Beh, se Milano giocava in casa, come aveva detto Meo, noi non potevamo che essere ospiti e giocare con la maglia da trasferta. A quel punto mi sono detta: «Stavolta espugniamo il campo di Milano!».

I “miei ragazzi” hanno iniziato a pressare sin dall’inizio lasciando increduli i giocatori di Milano che non si aspettavano una Dinamo così agguerrita, difesa e attacco funzionavano come pedine di scacchi con una tattica senza sbavature. I “miei ragazzi” sembravano un’autentica “macchina da guerra”. Alla ripresa del terzo quarto, Milano ha recuperato e, a un certo punto, mi sono preoccupata e l’ho confidato alla mia Ica che veglia su di me, ma i “miei ragazzi” hanno messo il turbo e sono riusciti a portarci alla vittoria.

Tutto il palazzetto è impazzito di gioia e i giocatori si abbracciavano e prendevano in braccio il “nostro presidente”. Eravamo tutti euforici, gli occhi iniziavano a inumidirsi e Ica non faceva altro che asciugarmi, ma quando i ragazzi hanno sollevato la coppa al cielo, una grande gioia si è impossessata di me, una grande emozione.

susanna-campus-supercoppa03Subito dopo ho visto arrivare di corsa il “mio piccolino” Brian Sacchetti (non tanto per dimensioni, ma per età) che veniva a prendere i miei complimenti e baciarmi e mi ha detto all’orecchio: «Hai visto? Non c’è stato bisogno di picchiare come mi avevi chiesto (la sportività è il mio forte), si sono picchiati da soli»! Il mio Brian aveva ragione, ma io qualche sganassone a quelli di Milano l’avrei tirato giusto per… “gentilezza”!

Ringrazio Meo che in quella partita non ha fatto entrare a giocare il “mio ragazzo” perché Milano l’avrebbe massacrato. Andato via Brian abbiamo visto arrivare il “mio gigante buono” Meo Sacchetti che, dopo avermi baciato, mi ha detto: «Questa te la dovevamo!». Beh, se l’ha detto Meo che me la dovevano, la coppa è mia! Alla fine è arrivato anche il mio caro amico Stefano che aveva due occhi che illuminavano tutto il palazzetto.

Finita la festa sono tornata a casa ma pensate sia riuscita a dormire? Neanche per sogno, l’adrenalina accumulata mi ha impedito di chiudere occhio. Inoltre Stefano mi aveva fatto un’altra grande promessa: portare la coppa a casa mia. Wow!

susanna-campus-supercoppa0211 ottobre.
Non stavo nella pelle e non vedevo l’ora che arrivassero; il mio cuore batteva all’impazzata. I miei parametri vitali continuavano a salire e il nervosismo pure!

Per primi sono arrivati Meo, Paolo, Gianmario insieme a Stefania e Angela e abbiamo potuto chiacchierare con calma prima che arrivassero i “giganti della Dinamo”. Gianmario, il nostro vice presidente, mi ha fatto vedere il video della sua ice bucket challenge ed era molto divertente vederlo bagnato come un pulcino, ma aveva dimostrato coraggio come quello che dobbiamo avere noi malati di Sla ogni giorno e gli ho detto: «Sono molto fiera di te!». Il “mio vice presidente” era stato di parola e sapevo che l’avrebbe fatto perché è un vero gentiluomo e soprattutto credeva di salvarmi dal mio proposito di fare la doccia. Ma io la volevo fare per tutti gli altri nominati che “hanno paura” di un po’ d’acqua! Circa mezz’ora dopo, sono arrivati tutti gli altri, Carlo in testa e via via tutti gli altri compresa la coppa trasportata da Tony. Mentre i ragazzi italiani entravano, mi baciavano, i nuovi – non conoscendomi – non potevano avere questa confidenza, ma si sono trovati subito a loro agio. Conoscevo solo Dyson “Denzel” per averci trascorso con lui il giorno per la raccolta fondi per la Sla, ma Jack, Manuel, Massimino e Brian mi hanno subito coccolato e Brian ha addirittura fatto “scomodare” il caro Paolo per sedersi vicino a me.

susanna-campus-supercoppa01Stefano e Carlo non mi hanno abbandonata un secondo, riempiendomi di premure e anche prendendomi in giro. Subito dopo ho dato il via al mio discorso, un po’ serio e un po’ scherzoso come sempre, ribadendo che due coppe non mi bastano e segretamente (adesso lo sapete tutti) voglio lo scudetto. Ho anche precisato che le due coppe sono mie ma, solo per amicizia, concedo al nostro presidente di “vantarsi” un po’ anche lui. Così, tra una battuta e l’altra ne ho approfittato per “punzecchiare” il mio caro Meo perché vorrei vedere di più in campo Brian che, invece, “paga lo scotto” di essere suo figlio. Lo so, molti potrebbero dire che è agevolato e, invece, proprio per questo, ne paga le conseguenze, ma lui non si lamenta, è un così bravo ragazzo che accetta la decisione. Però ci sono io, che sono una linguaccia e dico sempre quel che penso (in amicizia, eh!).

Stefano e Carlo mi hanno fatto conoscere la sorella Annina, una ragazza deliziosa e anche con lei abbiamo scherzato, ma avrei voluto chiacchierare di più, spero torni a trovarmi perché è stato un incontro stupendo. Spero di rivederli tutti, anche la grande Valentina, cuore d’oro, che saluto sempre con grande affetto.
Andati via tutti la mia stanza mi è sembrata di nuovo “grande” mentre 5 minuti prima mi sembrava piccolissima con tutti quei ragazzoni che oltre a occupare lo spazio in altezza lo occupano anche in larghezza.

Insomma, ho vinto un’altra coppa con la “collaborazione” dei miei ragazzi che hanno giocato, saltato e fatto canestro per me. Di questo non posso che ringraziarli. In particolare Stefano e Carlo, persone splendide, che hanno abbracciato la lotta di questa amica e hanno deciso di stare al mio fianco e al fianco dei malati di Sla. Non posso che ringraziarli perché, quando sono giù, sono i primi a darmi coraggio e rincuorarmi, ma soprattutto hanno una pazienza infinita con una come me che li stressa oltremodo. A proposito, giusto per non mettere fretta a nessuno: a quando il prossimo trofeo?

Grazie “ragazzi”!

bacioni

Susanna

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