
La strana intervista del Corriere a Jordi Pujol
Quattro giorni prima sulla stampa spagnola era scoppiato lo scandalo dei presunti fondi neri accumulati su conti svizzeri riconducibili a lui e ad altri vertici del partito catalano CiU, ma nell’ampia intervista che il Corriere della Sera gli ha dedicato il 20 novembre la questione dei conti all’estero non è sollevata in nessuna delle dieci domande che gli vengono rivolte. Jordi Pujol – storico leader autonomista catalano, per 23 anni di seguito governatore della Catalogna, accusato nei verbali di polizia resi noti dal quotidiano madrileno El Mundo di essere intestatario insieme alla moglie e a un figlio di depositi sospetti in Svizzera e Liechtenstein – ha rilasciato al Corriere un’intervista dove spiega perché, dopo una vita politica spesa a promuovere le ragioni dell’autonomia della Catalogna all’interno dello stato unitario spagnolo, si sia lasciato convertire anche lui ultimamente all’idea dell’indipendenza, anche se sulle modalità si mostra possibilista. Nemmeno un accenno, da parte dell’intervistatore, alle accuse che hanno dinamitato la campagna elettorale per il voto regionale catalano anticipato che si terrà domenica. Il verbale di polizia parlerebbe di depositi per 137 milioni di euro intestati a Jordi Pujol e alla moglie, al figlio che si chiama anche lui Jordi e all’attuale leader di CiU e governatore della Catalogna Artur Mas, e del sospetto che si tratti di tangenti versate da imprese industriali catalane. Pujol e Mas hanno annunciato querela contro i giornalisti di El Mundo che hanno diffuso la notizia, e altre iniziative politiche e legali. Ma lo strano atteggiamento del Corriere della Sera come si spiega?
Il testo dell’intervista, che presenta le domande e le risposte senza soluzione di continuità, appare interrotto esattamente a metà da un breve inciso inserito redazionalmente. «Domenica la Catalogna rinnova il suo parlamentino», si legge. «La scommessa di CiU prevede la vittoria alle urne per poi indire un referendum pro o contro l’indipendenza. Il clima però è avvelenato, la campagna elettorale durissima. Lo stesso Pujol e il suo successore Artur Mas sono accusati di avere conti segreti in Svizzera». Tutto qui.
Si può immaginare che Jordi Pujol abbia condizionato il rilascio dell’intervista alla non menzione dello scandalo. Oppure che l’intervista fosse pronta da tempo e che non sia stato possibile aggiornarla rispetto agli ultimi fatti per indisponibilità dell’interlocutore. Ma c’è anche un’altra ipotesi: El Mundo è di proprietà dal 1992 del gruppo Rizzoli Corriere della Sera, che possiede la maggior quota di capitale della società editrice Unidad Editorial, con sede a Madrid. Che l’intervista sul Corriere sia in qualche modo un atto di riparazione per l’attacco ad alzo zero su El Mundo, che ha fatto dire ad Artur Mas che ci si trova di fronte a «gioco sporco» proveniente «dalle fogne dello Stato»? Certo che è curiosa questa divisione del lavoro all’interno del gruppo Rizzoli Corriere della Sera: a Madrid un’inchiesta giornalistica che sembra distruggere la figura morale e politica del più prestigioso leader catalanista del dopo-Franco, a Milano un’intervista che lo mostra come un leader saggio che evidenzia gli errori di governi e forze politiche spagnoli più che le ragioni intrinseche per un’indipendenza che comunque «dovrà essere una separazione amichevole e prima di tutto democratica». La prossima puntata, dopo le elezioni di domenica.
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Alla fine lo scandalo fu che la notizia era inventata dal giornale El Mundo, con la complicità della polizia spagnola, per far perdere dei voti al partito di Pujol.