
«Verona non è leghista, se Tosi si presenta con una lista civica può attirare il voto moderato»
Tira un’aria strana, nel partito della camicie verdi. Al prossimo appuntamento elettorale la Lega Nord non si presenterà più insieme con il Pdl: nessuna alleanza, nemmeno a livello territoriale, sarà possibile con chi a livello nazionale appoggia il governo tecnico. Intanto Roberto Maroni va per la sua strada: meno di un mese fa, sotto gli occhi di Bossi, si è rifiutato di stringere la mano a Rosi Mauro e Roberto Reguzzoni (entrambi facenti parte del cosiddetto cerchio magico). E ai comizi viene accolto con striscioni e ovazioni. Nella base la contestazione sul dopo-Senatur si fa sempre più accesa. Ed è sempre l’ex ministro dell’Interno a spiegare che per la Lega Nord, in questo momento, l’obiettivo è «di evitare di essere fregati, visto che c’è aria di inciucio Pdl-Pd». Come spiega a tempi.it Stefano Filippi, inviato speciale del Giornale, quella attuale «è la prova più difficile che Bossi si trova ad affrontare».
Il Carroccio fin dall’inizio ha scelto di stare all’opposizione del governo Monti, cavalcando il dissenso per conquistare fette di elettorato. Ora, nella stagione dei tecnici, sembra il partito che soffre di più una crisi di identità. Perché?
Da una lato la stella di Bossi è un po’ in declino, dall’altro non sanno gestire questa fase, politicamente inaspettata. A governo caduto, i conflitti, sia interni che esterni, sono esplosi in tutta la loro forza.
In vista delle elezioni comunali Flavio Tosi vorrebbe presentarsi a Verona con una lista civica. Il modello Emiliano (Pd) ha fatto scuola?
Tosi è un politico molto furbo, e ha fatto lo stesso ragionamento che fece Ubaldi, a Parma, a carte rovesciate. Sa che se si presenta solo con i voti della Lega, torna a casa. In questo modo invece può attirare i voti moderati, di chi è stufo dei partiti. Verona non è una città leghista, il massimo che la Lega prende è il 25-30%. Lui sa di essere un buon candidato, che ha governato bene, e al partito dà fastidio, perché vogliono puntare tutto sul voto di partito.
La rottura con Berlusconi avverrà in maniera definitiva?
Devono chiarirsi al loro interno, non c’è una linea politica definita. Tosi e i maroniani certamente non romperanno, ma Umberto Bossi non sta dicendo chiaramente cosa vuole fare. Il che crea disagio fra i suoi elettori, che non hanno mai assistito a un tale sbandamento. Gli potrebbe costare molto caro.
C’è chi punta a far espellere il sindaco “rottamatore” dal partito.
La polemica rientrerà. Nella Lega pesa l’eterno confronto tra bossiani e maroniani, si va verso l’elezione del nuovo segretario regionale, e nel Veneto c’è grande competizione col sindaco di Treviso, che appartiene al giro duro e puro dei bossiani.
Sembra che il leader di Grande Sud Gianfranco Micciché e l’ex presidente del Veneto Giancarlo Galan stiano mettendo a punto una lista civica, “Grande Nord”, con cui superare il Pdl. A partire da Verona, ottima vetrina dal punto di vista mediatico. Funzionerebbe?
Farebbero bene: in questo momento anche il Pdl è in crisi, in quanto a linea politica. E nel Nordest dei piccoli imprenditori c’è un’aria molto pesante, molti non hanno digerito l’eccessivo immobilismo di Berlusconi sulle riforme che aveva promesso. È dura che si possano riprendere quei voti. Tutto quello che i berlusconiani possono fare per recuperare consenso va fatto: in Veneto in genere i voti non vanno a sinistra, ma il rischio è l’astensionismo.
Dobbiamo aspettarci che il modello “lista civica” si diffonda trasversalmente, in questi mesi?
Ormai occorre prendere i voti città per città. Sul locale non conta lo schieramento: lo dimostra l’elezione di Tosi, che ha vinto perché aveva svolto bene l’incarico di assessore regionale. È stato un voto molto “laico”. Questo governo sta causando molti cambiamenti, all’interno dei partiti. E occorre sperimentare strade nuove: un modello in cui non si schiera il nome del partito ma la persona, potrebbe anche avere successo.
twitter: @SirianniChiara
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