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La sinistra francese e l’alleanza netflixiana tra il burkini e il monopattino elettrico

Di Mauro Zanon
01 Dicembre 2022
Il più feroce critico dei progressisti francesi? È il filosofo Jean-Claude Michéa, che non sopporta la deriva liberal-woke dei suoi ex "compagni"
Un palloncino raffigurante il presidente francese Emmanuel Macron (Ansa)
Un palloncino raffigurante il presidente francese Emmanuel Macron (Ansa)

Parigi. Jean-Claude Michéa ha una reputazione di eremita inaccessibile. Non ama incontrare i giornalisti, è riservato e detesta i salotti del Tout-Paris, dove l’intellighenzia disquisisce sui problemi del popolo imburrando tartine e inanellando bicchieri di Veuve Clicquot. Non a caso, l’autore de L’impasse Adam Smith, vive con la moglie Linda, figlia di fruttivendoli vietnamiti, in una fattoria delle Landes, dipartimento della Francia profonda: cercando di condurre una vita autosufficiente, tra la gente semplice, ordinaria, che si arrangia per arrivare a fine mese, tra i petits blancs dimenticati dalle élite.
«Non siamo dei calvinisti puritani, ma da parte mia è stata una scelta politica. Non si può pretendere di difendere le classi popolari se non si condividono le loro condizioni di vita», disse Michéa in una delle sue rare interviste.
La caccia al colombaccio
Filosofo ed ex professore di liceo, tra i massimi esperti di George Orwell, è stato per molto tempo una bussola imprescindib...

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