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«Questo è il secondo terremoto in due giorni a San Francisco», aveva sussurrato un giovane medico nel silenzio irreale che era calato nella sala d’onore dello Sheraton Palace dopo il discorso di Jérôme Lejeune. Il celebre collega francese era tornato al suo posto senza applausi, né una stretta di mano. Eppure gli organizzatori lo avevano avvisato: avevano intuito che quel fenomenale medico che a poco più di 30 anni e con un microscopio di fortuna aveva scoperto che quello che allora veniva chiamato “mongolismo”, e adesso trisomia 21, derivava da un accidente cromosomico, era dannatamente preoccupato dall’evoluzione della genetica moderna e della diagnosi prenatale. Gli avevano consigliato, la sera prima della consegna dell’Allen Memorial Prize, tra una battuta sul terremoto che aveva scosso la North Bay e l’altra sui suoi “punti di vista”, di non guastare la festa. Lejeune aveva sorriso pacatamente. E il giorno dopo, il pomeriggio del 3 ottobre 1969, aveva squassato l’intera ...
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