La sacrosanta “ambiguità” di Giorgia Meloni

Di Emanuele Boffi
18 Marzo 2025
La accusano di cerchiobottismo, ma la nostra presidente del Consiglio è giustamente cauta e realista. Cerca di tenere insieme Unione Europea e Stati Uniti senza pericolose fughe in avanti
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Scuola ufficiali dell'Arma dei Carabinieri, Roma, 4 marzo 2025 (foto Ansa)
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Scuola ufficiali dell'Arma dei Carabinieri, Roma, 4 marzo 2025 (foto Ansa)

A proposito di conflitto ucraino e riarmo europeo, molti osservatori scrivono che la posizione di Giorgia Meloni è “ambigua”, che la nostra presidente del Consiglio “tiene i piedi in due scarpe”, che il suo “equilibrismo” sullo scenario internazionale nuoce all’Italia.

In verità, dove altri vedono cerchiobottismo noi vediamo prudenza e realismo: viva la sacrosanta “ambiguità” della Meloni se l’alternativa è la confusa piazza romana di Repubblica che contiene tutto e il suo contrario, bandiere della pace e bandiere europee, gente che inneggia al riarmo sconsiderato e gente che pensa che il diritto alla difesa possa essere garantito con le pistole ad acqua.

Se l’alternativa sono gli “Stati Uniti d’Europa” costruiti sul modello del Manifesto di Ventotene – uno dei documenti più anti-democratici mai scritti e pensati, inneggiante a una rivoluzione socialista elitaria e paramassonica – lasciateci la libertà di dire che le aspirazioni di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi potranno essere il riferimento ideale di Achille Occhetto e Michele Serra, non il nostro.

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Non riarmo ma difesa

Mentre oggi Donald Trump e Vladimir Putin mettono le prime carte in tavola per una complicatissima trattativa sul cessate il fuoco, la nostra presidente del Consiglio arriva al Senato per presentare la posizione italiana in vista del Consiglio europeo di giovedì prossimo. Trovare un punto d’equilibrio tra questioni scottanti come la guerra tra Russia e Ucraina, la posizione italiana tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, le spese per il riarmo e l’invio di truppe, non sarà semplice. D’altronde, come abbiamo già scritto, è più facile proseguire la guerra che fare la pace. Quindi, come ci ha detto il generale Tricarico, «pur tra virgolette, dovremmo ringraziare Trump».

Meloni fa bene a tenere la barra dritta su alcune questioni di fondo: non prendere l’impegno di inviare nostre truppe in Ucraina, tenere unito il fronte occidentale (qualcuno pensa veramente di poter fare a meno degli Stati Uniti?), insistere per un vertice Usa-Ue, mostrarsi favorevole a un piano di “difesa” (e non di “riarmo”) dell’Europa.

A ben vedere, la cautela meloniana è molto più lungimirante delle opposte posizioni di propaganda che vorrebbero – loro sì – farci scendere in piazza per sventolare le bandierine ora arcobaleno, ora europee, ora russe, ore statunitensi, ora cinesi.

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