
La ricchezza mondiale cresce, ma aumenta poco in Italia

Fresco di stampa, il Global Wealth Report 2024 – Crafted wealth intelligence di Ubs (la più grande banca di private banking del mondo, con sede a Zurigo e a Basilea) è una miniera di dati sulla ricchezza privata in 56 paesi del mondo che rappresentano il 92 per cento di essa a livello mondiale (e il 62,5 per cento della popolazione adulta mondiale). Fra i paesi analizzati compare anche l’Italia, ed è molto interessante paragonare i dati riferiti al nostro paese con quelli delle economie affini alla nostra o con le classifiche globali.
Il rapporto annuncia che «la ricchezza è in costante crescita in tutto il mondo, anche se a velocità diverse – con pochissime eccezioni. La proporzione delle persone nel mondo appartenenti alla fascia più bassa di ricchezza si è ridotta dal 2008 ad oggi, mentre la percentuale di persone in ogni altra fascia di ricchezza è cresciuta. In particolare la percentuale di adulti nella fascia di ricchezza più bassa, sotto i 10.000 dollari, si è quasi dimezzata fra il 2000 e il 2023. La maggior parte di queste persone sono passate alla seconda fascia, considerevolmente più ampia, situata tra i 10 mila e i 100 mila dollari, dove la percentuale è più che raddoppiata. E le persone ora hanno tre volte più probabilità di avere una ricchezza superiore a 1 milione di dollari».
I multimilionari
Per la precisione, fra il 2000 e il 2023 gli adulti dei 56 paesi considerati che possiedono meno di 10 mila dollari sono scesi dal 75,2 al 39,5 per cento del totale, quelli che possiedono fra i 10 mila e i 100 mila dollari sono aumentati dal 16,9 al 42,7 per cento, quelli che possiedono fra i 100 mila e 1 milione di dollari sono aumentati dal 7,5 al 16,3 per cento, e i multimilionari sono aumentati dallo 0,5 all’1,5 per cento. Rispetto a queste cifre, l’Italia sta mediamente molto meglio: la classe maggiormente rappresentata – il 49,3 per cento degli adulti – appartiene alla classe medio-alta con una ricchezza collocata fra i 100 mila e 1 milione di dollari; il 27,7 per cento sta nella classe 10-100 mila e solo il 20,2 per cento detiene meno di 10 mila dollari. Si tratta però della bella cifra di 9 milioni e 881 mila adulti. In cifra assoluta i multimilionari italiani sono 1 milione e 338 mila, e qui si possono fare paragoni coi principali paesi europei: nel Regno Unito i milionari sono ben 3 milioni, in Germania 2 milioni e 820 mila, in Francia 2 milioni e 868 mila, in Spagna 1 milione e 180 mila; paesi europei molto meno popolosi dell’Italia hanno quasi lo stesso numero di milionari: la Svizzera 1 milione e 54 mila, l’Olanda 1 milione e 231 mila. Il paese del mondo col maggior numero di multimilionari sono gli Stati Uniti (21 milioni e 951 mila persone), seguiti a grande distanza dalla Cina (6 milioni).
Per quanto riguarda i meno abbienti, sotto i 10 mila dollari di ricchezza oltre a 9,8 milioni di italiani ci sono 7,5 milioni di adulti francesi, 6,2 milioni di spagnoli e altrettanti tedeschi, 35 milioni di messicani, 101 milioni di brasiliani.
Crescita di ricchezza
Se si guarda alla crescita della ricchezza, l’Italia non è certo da primi posti: più 10 per cento fra il 2008 e il 2023, mentre la Francia ha segnato più 51 per cento, la Germania più 87,7 per cento, il Portogallo più 81,1 per cento, la Spagna più 12,1 per cento. Se si calcola la ricchezza media, con 220.216 dollari a testa l’Italia è al 24° posto su 56 paesi, superata anche da paesi asiatici come Singapore, Israele, Taiwan, Corea del Sud e Giappone. Va però considerato che la ricchezza calcolata dal rapporto Ubs non scorpora il debito, che pure viene menzionato. In Italia il debito privato equivale soltanto all’8 per cento della ricchezza (contro il 12 per cento della Francia e il 13 per cento della Germania): è il più basso dell’Europa occidentale e meno della metà della media continentale. Nell’Asia-Pacifico è stata registrata la crescita di ricchezza più elevata del mondo fra il 2008 e il 2023: più 177 per cento, ma nello stesso periodo il debito privato è aumentato del 192 per cento.
Poco propensa alla crescita di ricchezza, l’Italia è però uno dei paesi dove la diseguaglianza, calcolata in base al coefficiente di Gini (che va da 0 a 1), è meno accentuata: in Europa soltanto il Belgio, con un valore di 0,46, è meno diseguale dell’Italia, che l’anno scorso ha registrato 0,57 come la Spagna. La Francia sta a 0,59, il Regno Unito a 0,61, la Danimarca a 0,62, la Finlandia a 0,64, la Svizzera a 0,67, la Germania a 0,68 e la storicamente socialdemocratica Svezia a 0,75! (i tre paesi più diseguali del mondo, con valori superiori a 0,8, sono Russia, Sudafrica e Brasile).
Eredità
Fra le informazioni più curiose e interessanti del rapporto ci sono quelle relative ai trasferimenti di ricchezza fra i privati su base ereditaria.
Leggiamo nel rapporto:
«Si prevede che nei prossimi 20-25 anni verranno trasferiti circa 83 mila miliardi di dollari. Tuttavia, dato che le persone che hanno superato i 75 anni detengono quasi un quinto della ricchezza complessiva del mondo, e che l’aspettativa di vita media per i 75enni varia tra gli 82 e gli 86 anni nella maggior parte del mondo, è molto probabile che una parte di questi beni venga trasferita già entro i prossimi dieci anni. (…) Spesso viene trascurato il fatto che prima di essere trasferita da una generazione all’altra, la ricchezza viene spesso trasmessa all’interno della stessa generazione tra i coniugi. L’aspettativa di vita varia tra uomini e donne, e abbastanza spesso le coppie hanno una differenza di età, quindi il il coniuge ereditario in genere possiederà e manterrà la ricchezza per una media di quattro anni prima di trasmetterla. (…) In totale, si stima che una ricchezza pari a 9 mila miliardi di dollari saranno trasferiti intragenerazionalmente – ovvero orizzontalmente – tra coniugi».
Ubs tiene d’occhio l’Italia per quanto riguarda i milionari: secondo le sue proiezioni dovrebbero aumentare di 123 mila unità da qui al 2028, pari a una crescita del 9 per cento sull’attuale totale di 1 milione e 338 mila.
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