
La retorica transgender offende le donne riducendole a femminucce. Parola di femminista

Amici, bisogna combattere l’omofobia che serpeggia nelle redazioni di Repubblica e del New York Times. Ieri la Bibbia italiana del politicamente corretto ha tradotto e pubblicato un articolo della Bibbia statunitense del politicamente corretto in cui si attaccavano frontalmente le persone transessuali. O meglio, par di capire dalla lettura, i maschi che cambiano sesso in femmine e così finiscono per avvalorare tutti gli stereotipi sessisti sulle donne. Vi giuriamo, mai letto un articolo così profondamente discriminatorio nei confronti dei trans. Nemmeno su Tempi.
Andiamo con ordine. Repubblica, 9 giugno 2015, pagina 52-53. Siamo nel cuore culturale del quotidiano, le pagine di R2, quelle dove si fa Cultura con la C maiuscola e “dibbattito” con due “b”. L’articolo, che ripropone un pezzo già uscito sul quotidiano newyorkese, è titolato in modo neutro e con l’interrogativo: “Tra femministe e transgender chi ha ragione sulle donne?”. Si dirà: ok, Repubblica è un giornale che dà voce anche a opinioni dissenzienti rispetto alla linea editoriale. Uhmmm, provate a leggere e poi ci dite.
Dunque, l’articolo è a firma di Elinor Burkett, giornalista ed ex docente di studi femminili, coriacea femminista che attacca così:
Donne e uomini hanno cervelli diversi? Ai tempi in cui Lawrence H. Summers era preside di Harvard e suggerì di sì, la reazione fu immediata e implacabile. Gli esperti lo bollarono di “sessismo”. I membri di facoltà gli dettero del troglodita. Gli ex allievi sospesero i pagamenti. Eppure, quando Bruce Jenner, l’ex campione olimpico di decathlon che ha cambiato sesso, in un’intervista ha detto più o meno la stessa cosa è stato incensato per il suo coraggio. E per il suo progressismo.
Avete capito che si parla di Bruce Jenner, celebre decatleta Usa, un eroe sportivo nel suo paese, che ha recentemente cambiato sesso, raccontandosi in una lunga intervista su Vanity Fair. Emozione e commozione in tutto il mondo, applausi, felicitazioni. E per “tenere su la notizia”, come si dice in gergo giornalistico, in questi giorni tutti a commentare il record di follower su twitter raggiunto da Bruce, ora Caitlyn, che ha battuto persino Barack Obama. Insomma, a tutti è piaciuto quel che ha fatto Brenner. A tutti tranne che a Elinor, si intende. Che infatti prosegue:
“Il mio cervello è più femminile che maschile”, ha detto, spiegando in che modo ha capito di essere un transgender. Questo è stato soltanto il preludio a una serie di foto e all’intervista pubblicata da Vanity Fair che ci offrono uno spaccato dell’idea che Caitlyn Jenner ha di una donna: un corsetto attillato che esalta la scollatura, pose sensuali, abbondante mascara, e la prospettiva di normali “serate fra ragazze” con bonarie prese in giro per le acconciature dei capelli e il trucco. La signora Jenner è stata accolta con un fragoroso applauso. L’emittente televisiva Espn (specializzata nello sport) ha annunciato di voler insignire la signora Jenner di un premio per il suo coraggio. Anche il presidente Obama l’ha ammirata. Per non essere da meno, Chelsea Manning, l’ex militare americano che passò documenti top secret a WikiLeaks e che ha cambiato sesso, è saltata sul gender train ( il treno di genere) di Caitlyn Jenner e ha twittato con entusiasmo: “Adesso sono molto più consapevole delle mie emozioni! Sono molto più sensibile a livello emotivo (e fisico)”.
E qui parte la filippica. Perché ciò che non va giù alla giornalista femminista è che, volgarizziamo, questi uomini che diventano donne, poi si atteggiano a “femminucce”. Ma come, battaglie e battaglie a partire dagli anni Settanta per essere trattate come gli uomini, e mo’ questi ci fa tornare a far la figura delle smorfiose, tutte gonnelline, smalti e occhi languidi?
Una parte di me ha fatto un sobbalzo. Per buona parte dei miei 68 anni ho combattuto contro tutti i tentativi di rinchiudere le donne all’interno di meticolose caselline, per ridurci a vetusti stereotipi. All’improvviso, scopro invece che molte delle persone che pensavo fossero dalla mia parte – gente che si definisce progressista, che sostiene con ardore la necessità tutta umana di autodeterminarsi – stanno prendendo per vero il concetto secondo il quale minime differenze nel cervello degli uomini e delle donne portano a grossi crocevia lungo il cammino e che dentro di noi sia codificato una specie di destino di genere. Questo è proprio quel tipo di sciocchezza che è stata utilizzata per secoli per reprimere noi donne.
I transgender calpestano la dignità delle donne. Scusate, mica lo diciamo noi. Lo dicono quegli omofobi del New York Times.
Chi non ha vissuto la propria intera vita da donna non dovrebbe arrivare a definire noi donne. Perché questo è quanto gli uomini fanno da fin troppo tempo. E nella misura in cui riconosco e approvo il desiderio degli uomini di gettare alle ortiche il mantello della virilità, ritengo che non possano avanzare la loro richiesta di dignità di transgender calpestando la mia dignità di donna. La loro verità non è la mia verità. La loro identità femminile non è la mia identità femminile. Loro non hanno viaggiato da donne in lungo e in largo nel mondo, e non sono state plasmate da tutto ciò che questo comporta. Loro non hanno sopportato lunghi meeting d’affari con uomini che si rivolgono alle loro mammelle, né si sono svegliati terrorizzati dopo una notte di sesso nel timore di aver dimenticato di prendere la pillola contraccettiva. Loro non hanno dovuto mai affrontare l’inizio delle mestruazioni al centro di un vagone affollato della metropolitana, né hanno vissuto l’umiliazione di scoprire che gli stipendi dei loro colleghi maschi sono di gran lunga più consistenti dei loro.
“La loro identità femminile non è la mia identità femminile”. Identità? Femminile? E che fine ha fatto il gender?
Non giriamoci troppo intorno: Brenner è un uomo (per di più “alto e forte”) che vuole atteggiarsi a donna, che nuoce completamente alla causa femminista, che usurpa e si appropria di discorsi che non può fare. Non può, non può, non può. Lui è un uomo che ha goduto di tutti i privilegi degli uomini, poi, ad un certo punto, ha deciso di diventare donna, saltando tutta la fatica, le angherie, le difficoltà che le donne devono subire. Comodo, eh?
Se il giovane Bruiser (“Attaccabrighe”), come era soprannominato Bruce Jenner da piccolo, ha potuto ricevere tra gli applausi una borsa di studio per l’università per meriti atletici, poche atlete hanno potuto sperare in una simile generosità, dato che da sempre le università offrono pochi aiuti agli sport femminili. Alto e forte, Jenner non ha mai dovuto escogitare come camminare di notte per strada senza correre rischi. Sono queste le realtà che configurano i cervelli delle donne. Definendo l’essere donna come ha fatto con l’intervistatrice Sawyer, Jenner e i molti sostenitori dei diritti dei transgender che condividono un simile approccio di fatto ignorano queste realtà. Così facendo, nuocciono e compromettono una serie di argomentazioni per le quali si è combattuto duramente per un secolo.
Elinor non concede nulla a Brenner. Leggete cosa dice qui, e immaginate per un attimo se le medesime parole fossero state scritte su Avvenire o Tempi. Apriti cielo!
La retorica del “sono nata in un corpo sbagliato” utilizzata da altri trans non funziona tanto meglio, ed è altrettanto offensiva, dato che ci riduce alle nostre mammelle e alle nostre vagine. Provate a immaginare quale sarebbe la reazione generale se un giovane maschio bianco all’improvviso decidesse che è intrappolato nel corpo sbagliato e, dopo aver utilizzato una serie di sostanze chimiche, modificasse la pigmentazione della sua pelle, si acconciasse i capelli in treccioline e si aspettasse di essere accolto a braccia aperte nella comunità di colore. Molte donne che conosco, di ogni età e razza, in via confidenziale raccontano quanto è offensivo secondo loro il linguaggio utilizzato dagli attivisti e dai trans per spiegarsi. Dopo che Jenner ha parlato del suo cervello, un’amica ha definito le sue parole un vero e proprio insulto, e ha chiesto in tono esasperato: “Sta forse dicendo che non è bravo in matematica? Che davanti a film violenti piange?”.
Anni di battaglie femministe perché le nostre figlie potessero “giocare con i trenini e i camion così come con le bambole”. Anni di battaglie, perché si potesse sentirsi liberi “di indossare gonne e tacchi alti al martedì e blu jeans al venerdì”. Anni di battaglie, e poi? Poi è arrivato Bruce Jenner.
Bruce Jenner ha detto all’intervistatrice Sawyer che la cosa che non vedeva l’ora di fare di più nel corso della sua transizione era mettersi lo smalto per le unghie: non di nascosto, non per un istante solo, ma finché non si scheggia. Io desidero che Bruce, oggi Caitlyn, possa coronare questo suo desiderio. Ma voglio anche che si ricordi di una cosa: non è lo smalto delle unghie a fare di una donna una donna.
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Ho avuto una discussione simile oggi con una mia amica genetica. Non capiva perché per noi Transgender certe cose fossero importanti, quando per lei, donna dalla nascita, non significavano nulla. Ovvio! È proprio perché lei le ha avute sempre a disposizione! È quando ti manca qualcosa che ne capisci il valore. È solo quando ti chiudono i rubinetti per 24 ore che capisci quanto è importante l’acqua.
Quello che per una genetica sono inutili stereotipi, assumono un valore diverso per chi non li ha mai potuti avere.
È facile dire “i soldi non sono importanti” quando sei milionario. Ma quando non riesci a pagare le bollette è un po più difficile dirlo.
Poi l’essere umano raggiunge l’assuefazione su tutto. Ma appena riesci ad avere quello che ti è mancato per tutta la vita, ne rimani inebriata. Col tempo passa, ma non colpevolizzateci se i primi tempi ne abusiamo!
Scusa, Loredana Como, non hai colto affatto il succo del discorso, che non era una colpevolizzazione delle persone transessuali,
Tu sei una vittima, i colpevoli sono altri, quelli che si sono approfittati di te , per guadagnarci sopra o per affermare una ideologia gender.
E non ci saranno né smalti né rossetti che faranno di te una donna, dato che , a quanto pare, sei un uomo.
Il problema è erò che parecchi trans si sujicidano poi. Qualcuno sa dirmi perchè? Non perchè presi in giro o vessati: dovrebbbero sapere chi sono, visto che si sono scelti il sesso.
Ho il sospetto che poi si sentano come gli ermafroditi: nè l’uno, nè l’altro molto più di prima. E il cambio di sesso porta anche problemi psicologici e fisici, ma questo non lo dicono mai.
Finalmente qualcuno che dice pane al pane e vino al vino. Qualcuno che è femminista, quindi non necessariamente pro Chiesa, qualcuno che si è rotto le scatole di vedere i trans cercare la via più facile per APPARIRE.
se uno è scemo da maschio sarà scemo da femmina. Le sfumature del sentire dipendono dai gusti. Mica possiamo pretendere che i gay fossero tuti intelligenti acculturati, molto stranamente…. integrati adattati se non ben posizionati ricchi e di buon gusto. Sono persone normali come noi. Questo da atleta tontolone maschio si sente meglio come zoccolona alla tommasi. Che dire. Chi se ne frega?
Che i gay non fossero tutti intelligenti e acculturati ne avevamo avuto più di un qualche sentore…
sapevo che prima o poi si giungeva al cortocircuito. a forza di voler apparire progressisti al massimo cascano in contraddizione esibendosi battaglie campali, trans contro femministe mi mancava.
Ricordi il caso Dolce e Gabbana e gli omosessuali offesi dalle loro dichiarazioni? Promette bene.
A volte anche le verità – così come le minchiate – nascono da una bocca sbagliata: basta fare la transizione.
Non voglio passare per omofobo, ma Bruce Jenner mi sembra una caricatura di una donna sia dall’aspetto che dalle movenze che sono pseudofemminili, ma non certo quelle di una donna.
Capisco che le donne – quelle vere- siano scandalizzate perchè sono prese in giro da un essere che a colpi di bisturi e pillole dice di essere come loro
Come uomo, guardando Bruce Jenner, non ho attrazione ma solo tanta tristezza perchè l’ideoloia LGBT che dice ” tu sei quello che vuoi” alla fine produce mostri.
Elinor Burkett è una femminista che da sempre lotta contro gli stereotipi di genere, e di conseguenza nel momento in cui una trans (meno frequentemente un trans) giustifica in un articolo la sua transizione proprio conformandosi a specifici stereotipi di genere è ovvio che si senta attaccata nelle sue idee. Se gli stereotipi di genere fossero eliminati o superati, allora una trans non vi farebbe riferimento per giustificare la propria transizione.
In effetti nella stessa intervista, proprio prima della frase finale ripresa dall’articolo, Elinor afferma:
“La battaglia per superare simili stereotipi (di genere) è ben lontana dall’essere vinta, e le attiviste trans possono essere in questo le naturali alleate delle donne. Poiché gli esseri umani producono cromosi X e Y che portano allo sviluppo di peni e vagine, a tutti noi è assegnata un “genere” alla nascita. Ma quello che noi facciamo con questo genere – i ruoli che assegniamo a noi stessi e ciò che consegue da esse – è di quasi completamente modificabile.
Se questo è il messaggio principale della comunità trans noi li accoglieremo con felicità ed amore nella lotta per creare spazi affinché chiunque possa esprimere sè stesso, sè stessa o, usando un termine gender neutrale sé stessoa (qui in realtà Elinor usa un gioco di parole intraducibile) senza essere forzato da aspettative di genere”
Certo che hai una cultura non indifferente quando si tratta di conflitti – stereotipi gay e trans con sfumature colorate di modi di essere (sempre gay o trans). Certo chi lo direbbe che, dopo questa gran cultura (che spazia dalla fisiologia, antropologia, alla psicologia, moda, costume e diritto pubblico e privato … ma sempre in ambiti prettamente gay-lesbo trans ecc.) che salta subito agli occhi, presenti i tratti tipici di un “Nino….. il padre di famiglia” … la dimostrazione vivente che si può essere un normale padre ma “arcobaleno” e che magari non sa una minchia su cosa distingueva suo padre da sua madre (sul piano affettivo-emotivo-ecc) o lui da sua moglie, …. in quanto…. trattasi bazzecole, orpelli culturali.
Se fossi il Presidente dell’Arcigaio ti nominerei gai onorario a vita ed ambasciatore U.N.I.S.C.U. (o simile), con tanto di premio la cui forma “intraducibile”, anzi “impronunciabile”, …. sicuro apprezzeresti.
Grazie di esistere e di essere un esempio … che serve e che avverte.
@Nino
Ma se è vero che “se gli stereotipi di genere fossero eliminati o superati, allora una trans non vi farebbe riferimento per giustificare la propria transizione”, allora quale criterio potrebbe usare un trans per definirsi tale e quindi giustificare la propria “transizione”?
@Cisco: non lo so, non conosco abbastanza l’argomento.
In effetti si tratterebbe di una risposta molto semplice e non pretenderebbe nessuna conoscenza specialistica. Solo il “buon senso”, “l’amore per la verità” ed “il rispetto per l’interlocutore”.
Ma forse sono cose che, per mancanza d’abitudine, ti son diventate difficili.
In effetto qui sono merce rara
Bé, untuoso Nino, riconoscere che il buon senso, l’amore per la verità e il rispetto per l’interlocutore ,nei tuoi pressi ,sono merce rara , è già qualcosa !
Un altro passo e ti si apre un mondo in cui non sono parole vuote, buone solo per strumentalizzare e falsificare la realtà e prendere untuosamente e viscidamente il prossimo per i fondelli
Raro ma non unico. Con Shiva e Filomena costituisci un trittico artistico. Non immagini in che cornice vi colloco.
merce rara qui, in questo blog 🙂
Noooo… non svalutarti ….. credo che la secrezione di viscosità tua è mirabolante. So che in altri blog ti ammirano per questo in quanto non raggiungono il valore di 1/3 rispetto al tuo.
Certo Shiva101 e Filomena hanno caratteristiche diverse, importantissime (me ne guardare bene a negarlo), ma nell’insieme siete top gamma che questo blog si onora di avere. 🙂
Eh, no, untuoso Nino, hai scritto nero su bianco “qui sono merce rara”: presso di te sono merce rara ! Mannaggia , una volta che avevi ammesso che presso di te il buon senso e il rispetto sono merce rara, mi fai marcia indietro ? 🙂
( che poco spirito, ma in confronto alla poca umanità è veniale ! )
Poi, untuoso Nino, scrivi anche su altri blog ??
Ammazza, per un padre di famiglia che ogni giorno cambia i pannolini ai suoi figli che vanno a lavorare, ne hai del bel tempo da perdere !
Guarda, mi puzzavi di falso fin dal tuo primo intervento intriso d’unto, ma devo dire che ci vuole un certo talento a perseguire nel viscidume e nel farlocco con questa perseveranza : evidentemente ti pagano bene.
Caro Nino
comunque la metti , lapsus freudiano o no, fai sempre una figura di m.
Ma questo è il tuo bello. Tu sguizzi lo stesso e puoi sempre dire: “E’ una vostra opinione …. per me è uno splendido gelato”, oppure ” e chi l’ha detto che è una figura di m?” o ancora “io rispetto la vostra posizione … ma sono contrario a qualificarla figura di m.” ecc. ecc. ecc.
Credimi, può sembrarti brutto quello che ti si scrive, ma le terapie d’urto sono cosi.
Se tutto va bene un giorno ci ringrazierai , altrimenti …. pazienza .
🙂
Ogni transizione è una proiezione dell’immagine della donna che l’uomo trans s’è fatto nel tempo… quindi sarà sempre in qualche modo uno stereotipo, perché è impossibile ‘creare’ una vera donna col suo vissuto, quando si è nati e vissuti da uomini per decenni.
Sempre mettersi in mostra, farsi fotografare, raccontarsi, far parlare di sè …..uffa, che barba, sai quanto gliene frega agli italiani che in America etc. etc. etc…Ma ce l’avete l’amico del cuore con cui confidarsi??
Nino, il termine neutrale “sé stessoa” è troppo bello… ma non è discriminante verso “sé stessao”?
Suggerisco “sé stex”
@Domenico: nell’articolo si usa il termine hir-self (ovvero un mix tra him-self ed her-self) gioco di parole che in italiano non funziona. E non essendo un traduttore professionista non ho trovato un modo migliore … in effetti poteva anche usare hem-self
E’ sempre meglio non discriminare, meglio h.x self
Per me le vere donne sono quelle come la mia defunta nonna Adele: il grembiule sporco di cibo e farina, le galline da custodire ogni dì,l’orto benedetto che aveva sempre pronto qualcosa ancor prima che gliene facesse richiesta, il fazzolettone in testa portato con orgoglio, dieci figli -due defunti-, povera che sfiorava la miseria (forse era miseria), eppure avanzava sempre qualcosa da portare alle suorine che avevano -allora- tanti bimbi da seguire all’asilo… ma sempre felice; ero piccola, ma i suoi sorrisi non li ho dimenticati.. Il Rosario in tasca, il mese di maggio c’era sempre un mazzo di rose da portare davanti alla Madonna, con onore..la Regina del Cielo e della Terra -“la Mamma di tutti”,..e qui mi fermo; le rose guai a toccarle, erano per Lei..I suoi sughi io non sono ancora stata capace di cucinarli, arricchivano sempre una mensa spesso povera, ma gremita..La mia nonna -vera donna- che mi vien da piangere..Scusate, sono fuori tema, ma ogni tanto mi voglio rifare la mente ed il cuore pensando a queste donne, alla mia nonna: che se non ci fosse stata lei -piccolina, minutina, ma così forte da non temere neppure le bombe- io a quest’ora non sarei qui a scrivere…;non è egoismo, è una lode ed un grazie che in questo momento le rivolgo e le invio al Cielo, con affetto e riconoscenza..Perchè se ci son cose che rimangono e che fanno girare il mondoun altro pò, sono proprio queste, le piu’naturali, le più semplici..Ciao nonna, arrivederci in Cielo…E voi, scusatemi.
E’ piuttosto sconcertante che i troll che frequentano questo sito non trovino parole per commentare quanto dice una della loro stessa parte.