
La primavera per l’Italia non verrà da lamentosi intellettuali, ma dalla gratuità popolare
Arriva la primavera ma, come sapeva Eliot, aprile è il più crudele dei mesi, se il cuore non conosce la vera fertilità. L’Italia sta diventando sterile? Avvilita in continue polemiche di basso conio, e specialmente da un mondo culturale incapace di volare alto e di lavorare per grandi questioni invece che per meschini interessi, l’Italia somiglia a una ex ragazza vanitosa sull’orlo della depressione perché pure lei, finalmente, si è accorta di non essere più la ragazza che pensava.
L’altro giorno un editore mi diceva che cose importanti sono autori come Augias, non Testori, e una signora “bene” elettrice del Pd (partito che faceva della cultura un suo punto di forza) mi citava il simpatico Michele Serra come pensatore di riferimento. Si capisce che il problema dunque non sono Berlusconi, Grillo, Bersani… Ma una classe intellettuale svenduta alle mode (ideologiche e non) e all’interesse. Una borghesia che culturalmente fa ridere. Che passa le serate a fare aperitivi e a commentare Crozza (buon comico per carità) invece che cercare il sugo della storia che viviamo. Salvo poi destarsi da questo torpore per blaterare qualche luogo comune insensato su “è colpa di” o “bisognerebbe che“. Intellettuali pantano.
Per questo l’unica primavera se viene, viene dal popolo, dai suoi gesti di dono. Come il Donacibo, che in tutta Italia sta interessando – nonostante la crisi e l’avvilimento dei cuori – migliaia e migliaia di ragazzi nelle scuole e brava gente. Solo il dono ci salverà, nessun governo, nessuna idea.
tratto da clandestinozoom
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A proposito di Crozza: questa parola, in siciliano, significa “teschio” (vedi la celebre canzone “Vitti ‘na crozza”). Un uomo, con quel cognome, dovrebbe avere un viso pelle e ossa, invece il Crozza televisivo ha un bel faccino rubicondo… Non è in contraddizione con se stesso?