La peste e la fede. L’inestimabile tesoro di san Gennaro, cui contribuirono papi, imperatori e persone comuni

Di Redazione
30 Ottobre 2013
Fino al 16 febbraio la Fondazione Roma espone al Palazzo Sciarra il "Tesoro di Napoli", che vale più dei Gioielli della Corona inglese. «Il privato, soprattutto se di natura sociale, può gestire con successo l'attività culturale»

Papi, re, regine, imperatori e uomini della strada. È una storia di popolo, di potenti e persone comuni, quella del tesoro di San Gennaro, una collezione dal valore inestimabile, superiore perfino ai Gioielli della Corona d’Inghilterra e dello Zar di Russia.

I DONI DI NAPOLEONE. C’è la Collana realizzata nel 1679 dall’orafo Michele Dato – che utilizzò 13 grosse maglie in oro massiccio per appendervi croci tempestate di zaffiri e smeraldi – e che nei secoli è stata arricchita dalle aggiunte donate da Carlo di Borbone, dalla regina Maria Amalia di Sassonia, da Maria Carolina d’Austria, da Vittorio Emanuele II e perfino da Napoleone che non osò toccare la collezione del Santo ma ordinò al fratello Giuseppe Bonaparte di offrire una croce di diamanti e smeraldi di rara bellezza.

IL TESORO DI NAPOLI. La Collana, insieme alla mitra incastonata da 3.326 diamanti, e molto altro è visibile per la prima volta fuori da Napoli nella capitale, al Museo Fondazione Roma, nella sede di Palazzo Sciarra. L’esposizione che raccoglie 70 opere, intitolata il “Tesoro di Napoli” («perché il vero tesoro di san Gennaro è l’ampolla con il sangue, che replica ogni anno il miracolo dello scioglimento»), sarà esposta da oggi fino al 16 febbraio grazie alla Fondazione Roma.
«L’Italia possiede un patrimonio artistico inestimabile nascosto nei sottoscala dei musei o negli anfratti di località irraggiungibili – ha detto Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione – Questa mostra è l’ennesima dimostrazione che il privato, soprattutto se di natura sociale, può gestire attivamente e con successo l’attività culturale».

PESTE, GUERRA E VESUVIO. A contribuire all’inestimabile valore del tesoro di san Gennaro non sono stati però solo potenti ma anche persone comuni. Il tesoro, infatti, è nato dalla peste. «Fu al termine della peste che imperversò a Napoli nel 1656 che per ringraziare della vita rimasta la città prese a rifiorire con un intenso vitalismo e a offrire doni alla fede», spiega Ciro Paolillo, co-curatore della mostra. «La splendida mitra che vedete in mostra è fatta di pietre simboliche, come i diamanti e gli smeraldi e venne realizzata con lo sforzo dell’intera comunità, dai fedeli agli alti ecclesiastici».
Altri doni furono fatti per ringraziare san Gennaro di aver salvato Napoli dalla guerra e dal Vesuvio, tra i quali i busti in argento di altri 54 santi patroni «perché da solo Gennaro non ce la faceva a gestire una città come Napoli».

Non perdere Tempi

Compila questo modulo per ricevere tutte le principali novità di Tempi e tempi.it direttamente e gratuitamente nella tua casella email

    Cliccando sul pulsante accetti la nostra privacy policy.
    Non inviamo spam e potrai disiscriverti in qualunque momento.

    Articoli correlati

    0 commenti

    Non ci sono ancora commenti.