
La persecuzione giudiziaria di Pell continua

La persecuzione giudiziaria del cardinale George Pell non è finita in Australia. Il padre di uno dei due ex coristi che, secondo accuse rivelatesi infondate, sarebbero stati abusati dall’ex arcivescovo di Melbourne, ha intentato una nuova causa, questa volta civile, contro il cardinale e la Chiesa cattolica. Il querelante sostiene di aver subito gravi danni psicologici dopo aver saputo che il figlio era stato molestato e pretende un risarcimento, non ancora quantificato. Il figlio dell’uomo morì nel 2014 di overdose senza aver mai denunciato Pell né raccontato di essere stato abusato.
L’assurdo processo contro Pell
Le molestie sessuali cui fa riferimento l’uomo, e che secondo il giovane che lo denunciò sarebbero avvenute all’interno della cattedrale di Melbourne nel 1996 subito dopo una Messa domenicale, non sono mai state dimostrate. Sono state oggetto di un assurdo processo, partito da una falsa accusa, costellato di errori, menzogne e strappi clamorosi alla prassi giudiziaria, nel quale alla fine il cardinale Pell è stato assolto.
Condannato in primo e secondo grado, il prelato australiano venne infine assolto dall’Alta corte nell’aprile 2020 ma fu costretto a rimanere in carcere da innocente in attesa del giudizio definitivo 404 giorni, la maggior parte dei quali passati in isolamento. L’esperienza è stata raccontata anche in un libro.
Riparte la caccia alle streghe
A due anni dalla definitiva assoluzione di Pell arriva una nuova causa, ennesima conferma che in Australia è in atto una vera e propria persecuzione contro il cardinale. Se infatti non è dimostrabile che i due giovani subirono abusi sessuali, come confermato dai sette giudici dell’Alta corte, non si capisce come Pell possa essere ritenuto responsabile delle conseguenze su terzi che quegli abusi avrebbero avuto.
L’avvocato del cardinale, il quale si è sempre dichiarato innocente, ha dichiarato che «Pell nega assolutamente le accuse e si difenderà nelle sedi appropriate». Il caso arriverà davanti al tribunale, dopo una prima udienza, il 4 agosto. La caccia alle streghe continua.
Foto Ansa
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