
Terra di nessuno
La Nizza che so e che amo
Pubblichiamo la rubrica di Marina Corradi contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Per anni, appena finita la scuola, ho portato i ragazzi a Nizza. Sempre attorno ai giorni del solstizio, il 21 giugno. Perché per me quella è la città più solare che ci sia. Andavamo a Nizza quasi in una festa del sole, in un rito di inizio estate.
La Nizza che io so è lucente di colori pastello e di fiori, di case gialle e rosa allineate accanto al perentorio blu del mare della Costa Azzurra. Con mia figlia era un rito andare al Marché aux fleurs e percorrerlo tutto, inebriandoci del profumo delle rose sul punto di sbocciare, dei gelsomini, dei limoni: andavamo su e giù come ubriache, dentro quel pezzo d’estate chiaro come un cristallo, un’estate che si poteva toccare. E i piccoli negozi nel dedalo delle stradine, che vendono ogni mercanzia ma, nel sole e nella allegria, ingolosiscono tanto che si vorrebbe comprare tutto? Tornavamo ogni anno carichi di espadrillas per tutta la famiglia, espadrillas dei colori dell’arcobaleno, quasi l’estate ai piedi; e di tovaglie provenzali, blu mare, o gialle come il sole, e quanto negli inverni a Milano ci avrebbero rallegrato quei colori della Provenza, a tavola, la sera.
E il brocantage, il mercatino dell’antiquariato appena dietro la Promenade des Anglais? Vecchi giradischi, trombe, quadri, parrucche, oggetti d’epoca, tutto sembrava desiderabile sotto a quel giovane sole. E la piazza con la grande fontana dove i bambini nelle giornate calde entrano e giocano, si sdraiano, rotolano; e i piccoli ristoranti, e i caffè di una volta, e la chiesa del centro maternamente ombrosa nella gran luce del solstizio. Il mare poi, a un passo, il mare dentro una città, e così azzurro.
Questa è la Nizza che io so e che amo, la festa di nozze del sole, l’estate in persona. Di modo che la notte del Tir mi è sembrata un pugno oscuro e feroce vibrato nel cuore della gioia; volutamente inferto là dove la vita scorre, nella bella stagione, più lieta. Volutamente nella notte dei fuochi d’artificio, della festa di popolo più grande, quella che è promessa ai bambini se sono bravi, quella che lascia chi guarda stupefatto e felice sotto alla cascata di luci nell’oscurità. Non un luogo a caso, ma il posto più solare e vivo della Francia è stato scelto, per colpire. E in quel fuggire attonito tra le urla della Promenade, per qualche ora ho visto la vittoria del dolore e del Male; Nizza la bella sfregiata, eclissata nel sangue e nel terrore.
Ma noi, mi riprometto, torneremo sulla Promenade, ostinati, e nei negozietti del centro compreremo le espadrillas e le tovaglie provenzali, e andremo al Marché aux fleurs a riempirci di incanto. Sarà il nostro no all’odio e alla morte, tornare a casa con una piccola pianta di limone in fiore, comprata a Nizza, al Marché aux fleurs.
Foto Ansa
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