La morte del piccolo Luca è una tragedia, ma sbaglia chi la usa per condannare l’omeopatia

Di Paolo Bellavite
18 Novembre 2014
Lettera di Paolo Bellavite, medico ricercatore dell'Università di Verona, in risposta all'articolo di Angela Cossu sul caso del "bambino curato solo con l'omeopatia e morto di polmonite" in Puglia

omeopatiaCaro direttore, ho letto l’articolo di Angela Cossu “La tragedia del bambino curato solo con l’omeopatia e morto di polmonite”. Da medico ricercatore, ho dedicato molto del mio lavoro alla ricerca seria e rigorosa nel campo dell’omeopatia. Dell’articolo citato condivido naturalmente la pena per il caso del bambino che nessuno è stato in grado di curare adeguatamente. Mi spiace però che si prenda l’occasione di un caso (oltretutto di oltre tre anni fa) per attaccare indiscriminatamente l’omeopatia.

È necessario innanzitutto sottolineare che il caso giudiziario si è risolto con l’assoluzione dei medici del pronto soccorso, ma anche i genitori sono usciti scagionati. Il padre medico non è stato in alcun modo ritenuto responsabile della morte del piccolo figlio e paziente, neppure di eventuali omissioni. E neppure le terapie omeopatiche sono state dimostrate responsabili. Pertanto, l’affermazione secondo cui il piccolo Luca sarebbe «morto come si moriva nel medioevo, quando la medicina… si affidava a intrugli di erbe o alle imposizioni delle mani di qualche stregone di campagna» non è pertinente al caso. A meno che la giornalista ne sappia più dei giudici. La realtà non è quella descritta nell’articolo, la realtà è che (purtroppo) nessuno è riuscito a fare una diagnosi corretta dei seri problemi di salute del bambino, né si è trovato un rimedio. Non è neanche detto che con una cura antibiotica o altri farmaci “ufficiali” il bambino sarebbe guarito.

Non concordo con l’accusa generica verso la medicina omeopatica: «Padre medico, omeopata. Due parole che fa venire i brividi vederle insieme. Perché se della medicina ci fidiamo, dell’omeopatia siamo ormai praticamente certi che non funzioni». Tali affermazioni, oltre ad essere offensive per le migliaia di medici abilitati alla professione e che praticano l’omeopatia a fianco della medicina tradizionale, dimostrano scarsa conoscenza del fatto che sia la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, sia la Conferenza Stato-Regioni hanno incluso l’omeopatia tra le forme di terapia attuabili dai medici abilitati. Per non parlare della Regione Toscana, la quale ha incluso l’omeopatia, l’agopuntura e la fitoterapia tra le prestazioni del Servizio sanitario nazionale, ed esse sono praticate anche in ospedale (precisamente a Pitigliano).

Termino con la mia esperienza personale. Invito chi avesse un po’ di tempo e di competenza per farlo, a leggere i lavori pubblicati da me e dal mio gruppo negli ultimi 25 anni su questo argomento. Essi sono in gran parte disponibili sulle principali banche-dati medico-scientifiche inclusa Medline-Pubmed e nel mio sito web. Abbiamo ripetutamente dimostrato l’efficacia di medicinali omeopatici sia sulle cellule in coltura, sia su animali di laboratorio. Abbiamo anche partecipato a studi osservazionali, particolarmente nel campo delle cefalee, delle malattie delle prime vie aeree, delle artropatie croniche e anche nel difficile campo della neuropatia diabetica. Le ricerche cliniche, condotte in collaborazione tra il mio gruppo operante presso l’Università di Verona e medici della Scuola di medicina omeopatica di Verona, hanno mostrato un favorevole effetto delle cure omeopatiche quanto meno sulla qualità di vita dei pazienti.

Le nostre ricerche non sono le uniche, ma si affiancano a molte presenti in letteratura. Certo, i mass-media fanno filtrare quello che vogliono, come accadde nel 2005 quando una rassegna pubblicata da Lancet ipotizzò (non “dimostrò”, si badi bene) che l’omeopatia fosse compatibile con un effetto placebo. La maggior parte delle persone furono convinte dai titoli dei giornali (del tipo “la fine dell’omeopatia”!) e il vasto pubblico ancora non sa che quella discutibile ipotesi si basò sull’analisi di soli 8 (otto!) lavori su un totale di 110 presenti all’epoca, la maggior parte dei quali dava risultati favorevoli. Di tale famoso lavoro di rassegna esistono prove mostranti i notevoli vizi metodologici.

Spero di aver contribuito a ristabilire quanto meno un dibattito equilibrato su questa terapia che certo non fa miracoli (come niente in medicina) ma in taluni casi, sotto controllo medico e in un approccio integrato e prudente, può giovare alla salute di adulti e bambini.

Ringrazio della cortese attenzione
Paolo Bellavite

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11 commenti

  1. Maria Scappini

    Non sono un medico e non ho competenze specifiche in merito, ma desidero riportare la mia esperienza molto positiva con mia figlia di una anno e mezzo con l’omeopatia per il semplice fatto che dubito mia figlia sia guarita dal raffreddore per effetto placebo! O abbia sofferto meno il mal di denti a 8 mesi per effetto placebo o per un mix di acqua e zucchero! (Ora inizia ad avere un’età in cui magari associa le gocce che usavamo per il mal di denti all’andare a letto, ma questo sicuramente non succedeva fino a qualche mese fa!). Certo, per la broncopolmonite e per la stomatite acuta sono serviti gli antibiotici, così come per altri problemi. Per alcune cure (raffreddori anche molto importanti, rinforzo difese immunitarie dopo periodi di continui raffreddamenti, e bronchiti altri) la nostra pediatra ci ha proposto di sua iniziativa di usare alcuni farmaci omoepatici che in effetti sono serviti molto. Non siamo dei fanatici dell’omeopatia, ma semplicemente ci siamo fidati delle sue competenze di volta in volta, sia per l’assunzione di farmaci veri e propri, che per l’uso dell’omeopatia. Certo che è l’ideologia genera sempre dei mostri, lo si vede purtroppo dalla vicenda del bimbo pugliese, e lo si vede purtroppo da certi commenti in questo dibattito!

    1. Paolo C

      I placebo funzionano anche sui neonati. Poiché la medicina deve curare, ma anche prendersi cura.

  2. Denis

    Dopo una lettura del documento australiano, peraltro molto interessante, non mi sento affatto di condividere la valutazione di Paolo; ho trovato un documento imparziale, chiaro e rigoroso sia nelle finalità che nella metodologia usata; gli studi sono stati controllati da due revisori distinti e di terze parte; le conclusioni tratte sono coerenti con quanto esemplificato nel testo: mancano studi di buona qualità e sufficientemente significativi sull’efficacia dell’omeopatia nella cura delle patologie. Le “prove” nella scienza possono essere incerte e provvisorie ma nella ricerca di questo si tiene conto, a maggior ragione quando si parla di medicina. Perché un farmaco allopatico possa essere venduto in Italia deve superare un processo lungo e complesso (http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/come-nasce-un-farmaco) e ci sono ottime ragioni per questo. Mi sconcerta sapere che invece un rimedio omeopatico non è sottoposto a questa serie di rigorosi controlli (e nemmeno a rigorose ricerche, secondo il documento australiano, le cui linee guida per le future ricerche raccomanderei caldamente a qualsiasi addetto al settore) ma deve limitarsi a provare di non essere pericoloso.

  3. Andrea

    Le origini dell’omeopatia ed ai principi su cui si basa sono inquietanti. L’inventore è tale da Samuel Hahnemann (1755-1843). Egli era affiliato ad una loggia massonica, ed era amico di Mesmer, uno dei maggiori oppositori della fede cristiana e ideatore dell’ipnosi e del “magnetismo animale”. La sua vita fu segnata da molte disgrazie e lutti familiari per cause non naturali (due figlie furono uccise, un’altra morì in circostanze inspiegabili e l’unico figlio scomparve misteriosamente). Hahnemann non era soddisfatto dei risultati della medicina tradizionale, perciò decise di voler trovare egli stesso la ragione delle malattie ed una loro possibile soluzione. Egli arrivò all’ipotesi che il male era prodotto da una “potenza spirituale nemica”, e che le malattie potevano essere guarite proprio grazie a quelle sostanze, diluite, che le avevano generate. Stabilì perciò il principio della “similitudine”, che afferma che “il simile guarisce il simile” (similia similibus curentur). Ora Hehnemann odiava Cristo con tutte le sue forze e riteneva il nostro Dio la causa del male che ci affligge. Ma allora a chi, a che spirito Hehnemann si rivolgeva? Egli stesso ha affermato di aver ricevuto il suo metodo curativo grazie alle rivelazioni spiritiche (cfr. Larousse du 20 siècle, ed. 1930), ma nessuno ci ha fatto caso (chissà perché). Nell’omeopatia c’è veramente la dottrina della spiritualizzazione della materia, perché la forza guaritrice è di tipo spirituale e non chimico e neppure naturale (tipo erbe curative).
    Negli scritti di Hahnemann è evidente un’avversione verso Gesù ed una forte attenzione a Confucio. Uno dei suoi biografi scrisse: “Egli era disgustato dall'”arcientusiasta” Gesù di Nazareth, che non aveva condotto l’illuminato sulla via diritta della saggezza, ma che voleva invece lottare con pubblicani e peccatori sul difficile sentiero dello stabilire il regno di Dio … l’uomo dei dolori, che prese l’oscurità del mondo su di sè, era in realtà un’offesa per chi ama la sapienza esoterica” (A. Fritsche, “Hahnemann – Die Idee der Homeopathie”, VI edizione, p.264)”.Poi continua: “”Hahnemann certamente non era cristiano, anche se era bigotto come un pietista. Il dio di Hahnemann interviene continuamente con la sua guida e con il dono del suo potere, ma dà illuminazione alla mente, non tocca il cuore … al letto dell’ammalato. Hahnemann è un medico, e non può farci niente. Ma nella sua lotta come ricercatore spirituale, nella sua ricerca per l’illuminazione egli è fortemente attratto dall’Oriente. Confucio è il suo ideale”(A. Fritsche, op. cit., p.263)”. “”Qui è dove puoi vedere la sapienza divina senza miti di miracoli e di superstizione; vedo come un segno importante del nostro tempo che ora Confucio sia alla nostra portata per essere letto. Presto lo abbraccerò nel regno degli spiriti felici, il benefattore dell’umanità, che ci ha mostrato la via diritta alla saggezza ed a Dio, ben 650 anni prima dell’arcientusiasta”(A. Fritsche, op. cit., p.264)”.
    Per approfondimento, lo studio del gris di Imola:
    http://www.gris-imola.it/new_age/omeopatia.php 

    1. Paolo

      Avendo innescato il dibattito, mi sento un po’ “tirato per la giacchetta” da un intervento come questo e vorrei cercare dissipare eventuali equivoci e paure nei lettori e nelle lettrici. Queste dicerie su Hahnemann sono diffuse (ho trovato le stesse parole in un sito web) ma non corrispondono alla realtà. E’ vero che le medicine “alternative” sono talvolta sfruttate per manipolare le coscienze e persino indurre una dipendenza psicologica da certi “operatori olistici” e via dicendo. In persone ingenue, la adesione a teorie esoteriche o occulte può deviare la vera fede, quindi la cautela è necessaria. Ma le eventuali deviazioni non vogliono dire che la disciplina medica di cui parliamo sia una dottrina esoterica o occulta. Non v’è dubbio che Hahnemann era massone, ma dalle sue biografie non risulta affatto la sua ostilità al cristianesimo, anzi, verso la fine della vita pare che avesse recuperato la fede. Alcuni fraintendimenti del pensiero di Hahnemann, del tipo di quelli qui riportati, derivano dalle cattive traduzioni e interpretazioni del concetto di “spirituale” o “energetico”, concetti difficili persino oggi da essere inclusi in una teoria scientifica. La mia idea è che per “spirituale” Hahnemann non intendesse nulla di esoterico o teologico, ma indicasse semplicemente ciò che non è materiale, quindi la complessità delle funzioni psichiche, emotive e anche bioelettromagnetiche. L’autore indubbiamente attribuiva alla “forza vitale” un’essenza “immateriale” (par. 10 dell’Organon) ed egli la chiamava anche “principio spirituale dinamico” (par. 16). Tuttavia, non si devono confondere le sue affermazioni con un ricorso arbitrario all’esoterismo. Parlare di forza vitale come qualcosa di misterioso era, per quei tempi, nient’altro che prendere atto delle capacità di difesa e di guarigione dell’organismo, senza poterne dare una spiegazione in termini di fisiologia o di immunologia. Lo stesso autore, in una nota al par. 31, dice: “Denominando come malattia una depressione o una perturbazione dello stato dell’uomo non intendo affatto di dare una spiegazione metafisica della natura intima delle malattie…”. La critica al vitalismo hahnemanniano risulta quindi anacronistica e mal impostata: la forza vitale non è altro che una metafora per indicare una capacità dinamica di autoregolazione indubbiamente esistente, di cui sono dotati gli esseri viventi ai fini di una migliore possibilità di sopravvivenza. Che tale capacità sia semplicemente il frutto dell’evoluzione o sia, come dice Hahnemann (par. 17 dell’Organon), un “dono del Creatore” è un problema analogo a quello riguardante le origini dell’universo e che, per le sue implicazioni filosofiche, supera i limiti dell’indagine scientifica. Ma soprattutto, bisogna considerare che Hahnemann era un medico e poi uno scienziato (temo che di scienziati-massoni ce ne siano in giro anche oggi!): la sua attività medica si ispirò prevalentemente alla concezione ippocratica e all’osservazione sperimentale degli effetti dei farmaci. Basta leggere le sue pubblicazioni (consiglio a tutti il “Saggio su un nuovo principio per accertare il potere curativo dei medicinali”, del 1796, ancora valido) e i suoi libri (in cui sia ben chiaro anch’io trovo errori, ma sempre sul piano della interpretazione scientifica delle patologie, come la teoria dei miasmi, la religione non c’entra). Comunque, a conforto dei nostri lettori, si sappia che nel 1841 Papa Gregorio XVI riconobbe ai medici omeopati il diritto di distribuire gratuitamente i medicinali omeopatici, annullando le vessatorie disposizioni delle Municipalità di Bologna e di Roma, che invece li avevano proibiti. Sempre Gregorio XVI, con una Bolla, concesse agli ecclesiastici l’autorizzazione a somministrare rimedi omeopatici in casi urgenti, anche in assenza del medico. Nel 1848 Pio IX nominò il prof. Ettore Mengozzi, medico omeopata, alla cattedra di Filosofia della Natura all’ Università di Roma. Più tardi Papa san Leone XIII, curato e guarito dal dott. Talianini, medico omeopata, chiamerà sempre a consulto l’insigne clinico, ogni qualvolta colpito da malattia. Infine nel 1947 Papa Pio XII nominò il dott. Galeazzi-Lisi archiatra pontificio per i servizi resi attraverso la Medicina omeopatica. Si sono curati con la medicina omeopatica grandi nomi della Chiesa Cattolica, tra i quali, Papa Paolo VI e Padre Tomas Špidlík, uno dei più grandi esperti di spiritualità orientale, già docente presso la Scuola di Omeopatia S.I.M.O.H.. Anche il Papa san Giovanni Paolo II nel suo morbo di Parkinson ha utilizzato medicinali omeopatici. Madre Teresa apprezzava l’omeopatia e nel 1950 aprì un dispensario omeopatico a Calcutta. Oggi esiste in India una clinica omeopatica a Lei dedicata. E’ vero che anche nella Chiesa Cattolica si dice vi siano dei massoni, ma non credo proprio a tali livelli! Cordiali saluti da un cristiano, peccatore ma non massone.

      1. Andrea

        Caro Paolo,
        è vero o non è vero che l’idea dell’omeopatia è venuta ad Hahnemann da una seduta spiritica?
        Rimango stupito, poi, da quello che lei stesso scrive in LA SIMILITUDINE OMEOPATICA
        Pubblicati da “Il Granulo” Anno II, n. 3 (primavera 2007), pp 6-8:
        “Ma in omeopatia il risultato non dipende solo dall’efficacia intrinseca del medicinale, dipende soprattutto dalla mobilitazione della forza vitale del paziente, che deve partecipare attivamente al processo di ri-orientamento della forza vitale stessa. Talvolta si sente dire che l’omeopatia funziona se ci si crede: questa non è una banalità, è una realtà che indica la modalità d’azione del medicinale omeopatico in stretta sinergia col paziente e persino, pare, col medico curante (empatia). Il medicinale è una informazione utile, spesso indispensabile, ma il lavoro lo deve fare il malato. E questo richiede energie, tempo e sacrificio, tanto più quando si tratta di uscire da un attrattore patologico cronico e cercarne uno nuovo. Per fare un’analogia, l’informazione del medicinale omeopatico è come un’informazione sussurrata nell’orecchio di un accanito fumatore, del tipo: “fumare fa male ai tuoi polmoni e al tuo cuore”. È un’informazione utile, che si traduce in uno stimolo per smettere di fumare, ma chi deve fare lo sforzo di smettere è il paziente stesso, il risultato finale non dipende solo dall’informazione data. Così, il simile omeopatico non è una pillola, non è un automatismo, è un principio di soccorso dell’ordine biologico, iscritto nella natura, un principio che necessita della partecipazione del paziente che si lascia prima interrogare dal medico e poi regolare dal medicinale. Se questi protagonisti si integrano in modo ottimale, l’omeopatia può esplicare tutte le sue straordinarie potenzialità, non come medicina “alternativa” alla medicina scientifica (guai usarla “invece” di cure efficaci per malattie gravi!!!), ma come un metodo scientificamente valido e promettente per la regolazione della forza vitale.
        E sono altrettanto stupito quando leggo su Il Granulo” Anno II, n. 4 (estate 2007), pp 8:
        “Il suo ideatore, il Dott. Samuele Hahnemann (1755-1843), dotato di un forte senso della missione professionale del medico e di grande spirito sociale verso le persone più sfortunate, scosso dall’inconsistenza delle cure praticate all’epoca, promosse la grande svolta con la riscoperta della Legge di Similitudine applicata alla Terapia,
        indubbiamente il mattone fondamentale, assieme al concetto vitalista, della Nuova Medicina: il punto di riferimento, quasi religioso, di ogni Omeopata che si consideri tale.
        Il nuovo sistema, la Medicina Omeopatica, concepisce l’organismo come unità di psiche (mente, emotività) e soma (corpo), in cui ogni parte della struttura biologica è in stretta correlazione con le altre. Tale concezione è comune a tutte le Medicine cosiddette “energetiche”, che basano cioè la loro azione sull’Energia Vitale, che anima ogni funzione dell’organismo (dal battito del cuore al movimento dei visceri, dalla contrazione dei muscoli alla conduzione dei nervi, ecc.). Anche se da tempo immemorabile esistono Medicine che si basano sul Vitalismo, certamente l’Omeopatia è la prima e l’unica nata in Europa. Non solo, Hahnemann fu anche il primo, e sfortunatamente poco imitato medico, a dare un’impronta scientifica VERA alla Medicina, prefiggendosi di somministrare secondo il Principio di Similitudine solo medicamenti (rimedi) dei quali fosse nota l’azione sull’Uomo sano (NON SOLO SULL’UOMO MALATO), cioè accuratamente sperimentati”.
        Le lettere maiuscole nell’originale. Anche la mia figlia primogenita, all’età di 4 anni, ha partecipato ad una sperimantazione scientifica degli Ospedali Civili di Brescia per curare le adenoidi. Abbiamo dovuto farla operare, non ha funzionato perché mia moglie ed io che le davamo i granuli non credevamo all’omeopatia?
        Le dico francamente che a me sembra nei suoi fondamenti una religione immanentista, con una smaltata di “vernice scientifica”, e come tale in contrasto con il primo comandamento. Poi ognuno faccia come crede. Cordiali saluti, da un cristiano cattolico che le vuole bene e che non la considera un massone.

  4. Andrea

    Le origini dell’omeopatia ed ai principi su cui si basa sono inquietanti ed il contrasto con il primo comandamento.
    L’inventore è tale da Samuel Hahnemann (1755-1843). Egli era affiliato ad una loggia massonica, ed era amico di Mesmer, uno dei maggiori oppositori della fede cristiana e ideatore dell’ipnosi e del “magnetismo animale”. La sua vita fu segnata da molte disgrazie e lutti familiari per cause non naturali (due figlie furono uccise, un’altra morì in circostanze inspiegabili e l’unico figlio scomparve misteriosamente). Hahnemann non era soddisfatto dei risultati della medicina tradizionale, perciò decise di voler trovare egli stesso la ragione delle malattie ed una loro possibile soluzione. Egli arrivò all’ipotesi che il male era prodotto da una “potenza spirituale nemica”, e che le malattie potevano essere guarite proprio grazie a quelle sostanze, diluite, che le avevano generate. Stabilì perciò il principio della “similitudine”, che afferma che “il simile guarisce il simile” (similia similibus curentur). Ora Hehnemann odiava Cristo con tutte le sue forze e riteneva il nostro Dio la causa del male che ci affligge. Ma allora a chi, a che spirito Hehnemann si rivolgeva? Egli stesso ha affermato di aver ricevuto il suo metodo curativo grazie alle rivelazioni spiritiche (cfr. Larousse du 20 siècle, ed. 1930), ma nessuno ci ha fatto caso (chissà perché). Nell’omeopatia c’è veramente la dottrina della spiritualizzazione della materia, perché la forza guaritrice è di tipo spirituale e non chimico e neppure naturale (tipo erbe curative).
    Per saperne di più, lo studio del gris di Imola:
    http://www.gris-imola.it/new_age/omeopatia.php

  5. Paolo

    Io lascerei perdere cosa è etico e cosa non lo è, per principio penso che l’attività del medico sia etica, e che egli segua il dettato “scienza e coscienza”, anche se inevitabilmente qualche volta sbaglia. Il problema è quindi quello delle “prove”. Contrariamente a quanto si pensa, nella scienza le “prove” sono spesso incerte e provvisorie, e in medicina ancor di più. Ed è spesso questione di interpretazione e di opinioni. Questo è il caso dei due documenti citati. Quello australiano parte dal principio che l’omeopatia sia impossibile e conclude che non ci sono prove. Come fa? semplicissimo: dice che le prove che ci sono non sono credibili o sufficientemente forti (per loro). Quello inglese è stilato (per ciò che concerne le conclusioni qui citate) da una commissione nominata dai politici del parlamento, in cui i pro-omeopati sono una minoranza. A tale documento hanno risposto punto su punto i medici omeopati inglesi: http://www.britishhomeopathic.org/wp-content/uploads/2013/08/ST-parts-1-6.pdf
    E – per la necessaria completezza dell’informazione – va detto anche questo: il governo del Regno Unito non ne ha tenuto conto e ha continuato a ritenere che il popolo abbia di curarsi anche con la medicina che non piace alla commissione. Ciò serva di esempio a chi pretende interventi così drastici dello stato nel campo della salute e della scienza.

    1. paolab

      il dottor bellavite nega il valore metodologico delle revisioni sistematiche e delle metanalisi? gli studi che man mano sono stati esclusi da questi metodi universalmente accettati di revisione dei dati scientifici non vengono esclusi “a capocchia” (come un po’ maliziosamente vuol far credere l’autore scrivendo quando scrive “per loro”). l’esclusione si dà per ragioni di accettabilità scientifica. io posso anche dire che sono stata guarita da ogni tipo di malattia perché ho bevuto acqua calda, ma dal punto di vista della evidenza medica non significa nulla se non si possono condurre esperimenti su un campione significativo di malati che bevano acqua calda come, in modo controllato, verificabile e ripetibile ottenendo guarigioni e miglioramenti in numero superiore rispetto a un gruppo di controllo. in sintesi: dai dati validi in nostro possesso l’omeopatia non risulta superiore al placebo e tanto meno ai rimedi indicati dalla EBM (medicina basata sulle evidenze). come il caso di questo povero bambino dimostra, se la malattia è seria si capisce tragicamente che l’omeopatia è acqua fresca. aggiungo poi, per la precisione, che in GB i rimborsi per i farmaci sono decisi sulla base di linee guida dai Primary Care Trusts (enti tipo le nostre ASL ma con maggiore autonomia) e che in questi anni molti di questi enti hanno drasticamente ridotto le quote dei rimborsi per l’omeopatia (come in Francia dove i rimborsi sono passati da oltre il 60 per cento al 35 per cento). è interessante (sempre per stare in GB) che anche esponenti di altre medicine complementari esprimono valutazioni drasticamente contrarie all’omeopatia «Edzard Ernst, professore di Medicina Complementare all’Università di Exeter afferma: “Non hanno mai dimostrato la loro efficacia nei trial clinici e rischiano di danneggiare il paziente allontanandolo da una terapia appropriata”.» http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=8019

  6. paolab

    L’omeopatia è una contradizione in termini, non può curare perché somministra farmaci totalmente privi di principi attivi (a diluizioni tali che del rimedio iniziale non è presente nemmeno una molecola) . se somministrati in presenza di malattie autolimitanti (cioè quelle che guariscono da sole, come il raffreddore) sembrano funzionare. se usate su malattie gravi al posto dei farmaci di comprovata efficacia, fanno aggravare o addirittura portano a morte. l’omeopatia è innocua solo fino a quando non porta le persone a privarsi delle cure efficaci per usarne di inefficaci. come per questo povero bimbo che avrebbe potuto essere curato da subito e probabilmente non sarebbe morto. le riviste scientifiche di qualità, le revisioni sistematiche, la medicina basata sulle evidenze (quella che ci dà un’aspettativa di vita di oltre 80 anni, per intenderci) NON hanno mai riscontrato alcuna prova di efficacia dell’omeopatia. i massimi successi sono quando l’omeopatia risulta pari al placebo… Nel 2014 in Australia il National Health and Medical Research Council (istituto di ricerca finanziato dal governo) ha condotto uno studio su 68 diverse condizioni patologiche (tra cui influenza, raffreddore, asma, nausea, malaria, colera ecc.) e i risultati indicano che «non ci sono prove che l’omeopatia sia efficace». In conclusione, l’ente australiano ha definito «non etico» l’uso dell’omeopatia. La commissione del parlamento inglese, chiamata a valutare se includere i trattamenti omeopatici tra quelli rimborsati dal sistema pubblico ha concluso: «Perché quella del paziente sia una vera scelta, il paziente dovrebbe essere adeguatamente informato per capire le implicazioni dei trattamenti che sceglie. Per l’omeopatia questo significa spiegare che l’omeopatia è un placebo. Se non viene detto, allora la scelta del paziente non è consapevole. […]Riteniamo che il Governo non dovrebbe permettere che i pazienti siano curati con soldi pubblici usando trattamenti senza efficacia come quelli omeopatici». se volete farvi un’idea, il rapporto è molto esauriente e potete leggerlo qui (inglese molto semplice e comprensibile, non è tecnico) http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200910/cmselect/cmsctech/45/4504.htm#a18

  7. Daniele

    bell’articolo. Complimenti anche a Tempi che ha saputo pubblicare un articolo che va controcorrente rispetto all’articolo pubblicato sempre da Tempi qualche giorno fa riguardo alla vicenda. Fa piacere vedere che c’è umiltà nel riconoscere gli sbagli.

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