La mite pachistanizzazione dell’Italia a colpi di indignazione e “vergogna!”

Di Luigi Amicone
17 Novembre 2014
Sulla strada di Islamabad ci siamo messi dal giorno in cui la giustizia trasformata in idolo è stata usata per condurre una lotta di potere

Ricordate il caso Orsi-Finmeccanica e l’imprenditore australiano che appreso come funziona la giustizia italiana scrive la cartolina da Milano Italy’s fucked up, “l’Italia è fottuta”? Ecco, adesso che qualche giudice rimette le cose a posto e, come nel caso dell’Aquila, ribalta una sentenza di condanna agli scienziati (per non aver previsto il terremoto), che ha fatto il giro del mondo e ha fatto ridere il mondo, i giornali col pelo sullo stomaco e il pelo lisciato all’opinione pubblica danno voce alla solita “indignazione” e grido di “vergogna!” che si leva tra la plebe. Non è la logica del “capro espiatorio”. È una comunità, la nostra, in cui è stata introdotta la coltivazione della stupidità, dell’ignoranza e, di conseguenza, dell’odio. È una società dove in assenza di qualsiasi educazione alla realtà, comandano le emozioni fomentate artatamente da chi possiede i mezzi di produzione e di comunicazione degli idoli.

Società simili sono quelle in cui il popolo è oppresso, tenuto al guinzaglio con l’ignoranza, l’informazione unilaterale, l’odio idolatrico, per sviarlo dalle vere realtà di ingiustizia, sfruttamento, alienazione, in cui è costretto a vivere sotto i regimi e le tirannie più disparate. Sono paesi come il Pakistan, dove per coprire i propri affari e sviare la popolazione dalle condizioni di miseria, sottosviluppo, mancanza di ogni istituto educativo e di libertà, le élite politiche e militari hanno inventato la cosiddetta “legge contro la blasfemia”. Così, da trent’anni, chiunque può impugnare questa legge, e per odio, o semplicemente per rubare il campo al proprio vicino, può lapidare il musulmano “non osservante” o incenerire nei forni il cristiano “blasfemo”. Il Pakistan è un paese di 200 milioni di abitanti che possiede la bomba atomica, ma non possiede l’acqua potabile, né servizi, né scuole libere.

Su questa strada, sebbene nella mite variante europea, l’Italia si è messa dal giorno in cui la giustizia trasformata in idolo è stata usata per condurre una lotta di potere in seno allo Stato. Coltivare l’“indignazione” in seno al popolo è servito a coprire questa lotta di potere e a reggere lo Stato con metodi da briganti. Il risultato dell’impostura è la regressione generale, la perdita secca di pace e benessere, il malanimo dominante. Il Pakistan alla sua legge sulla “blasfemia”, noi avremo quella sulla “omofobia”.

Perciò non ci stupisce apprendere – solo per fare un esempio – che le banche tedesche stanno completando un programma di disinvestimento dall’Italia o che nei salotti buoni ci si racconta che è l’ora di portare i soldi fuori dall’Italia. E dire che per riprendere basterebbe educare a un minimo senso di lealtà. È il caso, per esempio, dell’ex ministro di colore Kyenge. Che nel varietà di sarcasmo e di bieca ilarità che ha fatto da corolla ai teppisti che hanno aggredito il leader della Lega, ha offerto «solidarietà a Salvini. Contro ogni violenza e contro ogni azione politica, di cui alcuni sono maestri, volta a fomentare e lucrare sull’odio».

@LuigiAmicone

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4 commenti

  1. Cisco

    L’idolatria della giustizia è solo un aspetto dell’idolatria del potere: d’altra parte è una parte politica che usa la giustizia contro l’altra. Il fatto è che laddove la politica è debole, la giustizia è forte (e quindi ingiusta).
    Il problema a monte è la crisi della politica, cioè la crisi di partiti forti, cioè la crisi di ideali, cioè l’emergenza educativa, cioè la Fede…

  2. Orazio Pecci

    In un paese normale (vorrei dire al signore della foto) i banditi sono “al bando” cioè non possono tornare nella loro comunità per sempre o per un periodo, a causa di qualche infrazione commessa alle regole della comunità stessa.
    Se tutti noi tornassimo a essere consapevoli del significato delle parole che usiamo, forse si direbbero meno spropositi. E forse il M5S smetterebbe di agitarsi alla ricerca di capri espiatori per il male del mondo e comincerebbe a ragionare in positivo, invece che sragionare in negativo.

    1. mike

      sig. pecci fortuna che si agita e basta perchè non governa altrimenti avremmo completo lo scenario descritto da amicone. fortuna che il m5s non governa, vale ripeterlo.

      articolo molto bello, poche volte mi sono trovato così d’accordo.

  3. beppe

    la depenalizzazione dei PICCOLI REATI – per lo più a danno di anziani indifesi e deboli – è un preludio alla persecuzione del reato di omofobia?

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