
La Mare Jonio è la «nave dei centri sociali»

Ieri la nave italiana Mare Jonio, che fa capo alla ong italiana Mediterranea Saving Humans, ha soccorso un gommone in avaria con 49 migranti a bordo. Il gommone si trovava a 42 miglia dalla costa libica, quindi nelle acque territoriali del paese africano. La Mare Jonio ha chiesto un porto italiano sicuro dove attraccare, ma il ministro dell’interno Matteo Salvini ha fatto preparare un direttiva per impedire lo sbarco.
Motivi politici
L’episodio ha riacceso le polemiche sulla questione immigrazione con il vicepremier Salvini che ha subito attaccato a testa bassa l’operazione della Mare Jonio. Ha detto Salvini:
«Questa è la nave dei centri sociali. Ci sono altri esponenti di sinistra e ultrasinistra, che stanno a mio parere commettendo un reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché hanno raccolto questi migranti in acque libiche mentre stava intervento una motovedetta libica, non hanno obbedito a nessuna indicazione, hanno autonomamente deciso di dirigere verso l’Italia per motivi evidentemente ed esclusivamente politici, non hanno osservato le indicazioni delle autorità, se ne sono fregati dell’alt della Guardia di finanza».
Il no global Casarini
Difficile dare torto al ministro degli Interni. Il portavoce della Mare Jonio è Luca Casarini che in molti ricorderanno come uno dei leader delle Tute bianche, no global che infiammarono Genova in occasione del G8. Dopo una vita all’insegna dell’antagonismo e della disobbedienza, Casarini era un po’ scomparso dai riflettori pubblici. Eccolo qui, dopo una sfortunata parentesi politica (male la sua corsa a sindaco di Padova nel ’99, trombato nelle liste de L’Altra Europa nella corsa all’Europarlamento nel 2014, in Sel con Nichi Vendola) di nuovo a combattere per gli “ultimi”. Ora Casarini chiede aiuto al governo italiano: «Siamo in condizioni di pericolo di vita». La nave ora punta Lampedusa.
«Non era un naufragio»
Quando la Mare Jonio è intervenuta per soccorrere i migranti, essi erano in pericolo di vita? Sì, dicono loro. No, rispondono le autorità libiche. Il portavoce della Guardia costiera libica, Ayoub Qassem, ha dichiarato all’Agi.
«Non comprendiamo perché abbiano voluto prendere loro i migranti, a ogni costo, pur essendo in acque libiche. Alla nostra richiesta di chiarimenti hanno spiegato che i migranti si trovavano in una situazione di pericolo ma questo non è vero, non si è trattato di un naufragio ma solo di un guasto al motore. La motovedetta della Guardia costiera libica è rimasta poi a distanza perché a quel punto i migranti per non tornare in Libia avrebbero messo a rischio la loro vita e quella dell’equipaggio».
Per Qassem le ong ostacolano le operazioni di salvataggio per «interessi certamente non umanitari». La Guardia costiera libica era «a cinque miglia dal gommone in panne ed era in grado di recuperare in sicurezza tutte le persone a bordo. L’intervento della nave dell’Ong Mediterranea non era necessario ed è stato pretestuoso».
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