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La luce immensa di Manzoni

Di Francesco Valenti
11 Giugno 2023
Perché, a 150 anni dalla morte, l’autore dei Promessi sposi è ancora avversato e ammirato come nessun altro. Omaggio a un grande cantore della miseria e del mistero delle anime. E di un popolo che al risentimento della storia ha sostituito il perdono di Dio
Ritratto di Alessandro Manzoni
Ritratto di Alessandro Manzoni (foto Ansa)

A 150 anni dalla morte, avvenuta a Milano il 22 maggio 1873, e a 200 anni dalla prima conclusione del manoscritto che poi diverrà I promessi sposi, terminato il 17 settembre 1823, Alessandro Manzoni è ancora faro della nostra memoria. Come egli afferma nell’introduzione al suo romanzo, l’«Historia», che «si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo», riesuma oggi il suo prigioniero e le sue opere «già fatti cadaueri» e «li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia».
Lo scrittore amato da Rebora, Gadda e Testori, da Newman, Benedetto XVI e Francesco, vive un paradosso unico nella letteratura italiana: da una parte, di essere avversato in quanto espressione di una società, e di una religione se non di un Dio, estinti e vuoti, e del mondo borghese falso, formale e sorpassato dell’Ottocento (quello successivo potrà essere ben peggiore, ma poco importa ai contemporanei); dall’altra, di essere ammirato, per la qualità unitaria e la...

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