La Legge e le regole non sono l’essenza della vita, ma la sua maledizione

Di Luigi Amicone
22 Aprile 2013
Sappiamo bene che le leggi sono necessarie, bisogna accettarle. Però non hanno nulla di costitutivo del vivere umano.

Gli articoli della Corradi e di padre Aldo sono aneddoti del destino. Un destino che sembra risolversi negli opposti. Nello smarrimento più totale per cui ci si sveglia un mattino nel vuoto di un’unica certezza, la morte. Nella sorpresa di un incontro straordinario che ridesta la vita, l’imprevisto. A pensarci bene, morte e imprevisto sono i due elementi essenziali e costitutivi della vita umana. Il primo è, nell’ordine dei fatti, il meno imprevedibile. Il secondo è l’aggettivo dei fatti.

Quali fatti? Di una modalità di morte, per esempio. E della costante modalità della vita. A pensarci bene, infatti, tutta la vita umana è un cosciente o incosciente cammino nell’imprevisto. E la Legge? Le regole? Sappiamo bene quanto esse siano necessarie al vivere. Però sappiamo anche che non possiedono nulla di essenziale e di costitutivo. Le dobbiamo accettare (per non essere travolti da un certo tipo di imprevisti). Ma non possiamo accettare che esse ci siano suggerite e indicate come elementi essenziali e costitutivi della vita umana. E non possiamo accettarlo non perché ci piace la corruzione o perché non ci piace Gherardo Colombo e i suoi libri di legalità per bambini. Ma perché, appunto, come l’esperienza ci dimostra, esse non sono elementi essenziali e costitutivi della vita umana.

Sono, piuttosto, da che l’uomo ha perduto l’Eden e conquistato il peccato originale (o chiamatelo come volete, lo vediamo tutti che non esistono persone perfette), una maledizione. Dunque, perseguire l’idea che legge e regole siano l’essenziale e costitutivo del vivere non è solo una menzogna. È una menzogna che ci condanna alla maledizione nel regno in cui l’unica certezza è la morte

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4 commenti

  1. Giulio Dante Guerra

    Mi sembra che il “succo” dell’articolo sia nelle parole di S. Paolo, che la Legge, senza la Fede, dà solo la consapevolezza del peccato, senza la Grazia, che sola permette d’evitarlo; scusate se condenso così succintamente le parole dell’Apostolo. Il quale, per di più, parlava della Legge Mosaica, una Legge data da Dio! Figuriamoci le nostre povere, misere, fallibili leggi umane.

  2. Daniele, Napoli

    conosco un paio di persone di provata fede di Sinistra che non esitano a rivolgersi ad un amico politico o sindacalista quando hanno bisogno di un “consiglio” per il lavoro o di un ricovero in ospedale un po’ “accelerato” rispetto ai normali tempi di attesa o quando il figlio deve fare un esame all’università per sapere se conosce il professore o uno dei suoi assistenti per avere un voto leggermente più alto.
    Mi domando che valore abbia per loro l’uguaglianza, la fratellanza di cui ci si riempiono la bocca.
    Condivido, per ciò, il senso di codesto articolo. Ma non vorrei che fosse interpretato come un potersi sentire di liberi di agire con superficialità (“lo fanno tutti, lo faccio anche io”, credo sia la frase più frequente).

    1. ragnar

      Premessa: ci possiamo dare del tu?
      Se a Napoli (lo vedo dal tuo nick) c’é gente come la descrivi tu (ovvio, solo alcuni), é dovuto alla mentalitá comune dei “popoli del sud”.
      Non sto facendo del razzismo. Noto solo una cosa.
      Se vai in Svezia robe di quel tipo non le troverai mai, peró non troverai mai neanche la cordialitá e l’apertura tipica dei cosiddetti “popoli del sud”, anzi (magari troverai la disponibilitá, che peró si ferma al rapporto professionale). Per non parlare delle degenarazioni di famiglia che si hanno in quelle zone o del piú o meno generale stato depressivo di quella gente (chi ascolta il black metal e conosce un po’ di fatti sui componenti dei vari gruppi sa a cosa mi riferisco)
      Questo é per dire: ogni popolo ha i suoi pregi e i suoi difetti.
      Fenomeni come mafia o assistenzialismo, ma anche aiuto reciproco, potevano svilupparsi solo in Italia e in particolare nel sud, dove la gente é piú aperta, cordiale e socievole. Non di certo in Svezia e Norvegia, dove la gente é molto chiusa.
      Ovvio che si puó e si deve migliorare sempre, peró bisogna saper dare il giusto peso alle cose.
      Non é un disimpegno, anzi. É solo un andare alla radice del problema.

      1. Daniele, Napoli

        ”La camorra sta per essere battuta, siamo quasi arrivati alla sommita’ del vertice”. Lo ha detto, un paio di settimane fa, Federico Cafiero de Raho, per anni impegnato sul fronte dell’anticamorra come Procuratore Aggiunto della Dda di Napoli.
        Nei commenti che ho letto un po’ qui ed un po’ lì mi sembra che ora si debba anche parlare, di conseguenza, di “mentalità camorristica”, di “atteggiamento camorristico”. Il comportamento, cioè, di persone perbene che però non esitano a furbizie e piccole prepotenze.

        P.S. – Ragnar, nessun problema se mi dai del tu. Ci mancherebbe 🙂

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