La Lega Araba applaude la Cina: «Si prende cura dei musulmani uiguri»

Come Gor'kij che difese i gulag staliniani dopo averli visitati, i rappresentati dei paesi islamici fanno un tour nel Xinjiang, dove il regime comunista ha rinchiuso 1,8 milioni di musulmani, e si complimentano con Pechino: «Non esiste persecuzione»

A partire dal 1929, quando fece visita a quel campo delle Isole Solovki che Aleksandr Solzenicyn definì «la madre dei gulag», lo scrittore e intellettuale Maksim Gor’kij fu felice di diventare uno dei massimi apologeti dei gulag sovietici, esaltando la compassionevole ed efficiente «riabilitazione degli ex nemici del proletariato» senza vedere le torture, le esecuzioni e i milioni di morti. Allo stesso modo, la Lega araba ha partecipato a un tour organizzato dal regime comunista cinese nel Xinjiang, complimentandosi con Pechino per come si «prende cura delle minoranze». Come Gor’kij, la Lega Araba si rende così complice della persecuzione di oltre 1,8 milioni di musulmani di etnia uigura, che dal 2017 la Cina ha rinchiuso in campi di rieducazione attraverso il lavoro, che molti attivisti definiscono campi di concentramento. 

«La Cina non perseguita i musulmani»

Il tour di quattro giorni è stato organizzato dal Partito comunista dal 30 maggio al 2 giugno e vi hanno preso parte 34 membri della Lega araba in rappresentanza di 16 paesi arabi, tra i quali spiccano Egitto, Arabia Saudita, Palestina e Algeria.

Dopo aver visitato la “vecchia” Kashgar e la famosa moschea di Id Kah, la Lega Araba ha concluso che le accuse di «genocidio etnico» e «persecuzione religiosa» che vengono mosse dall’Occidente sono «completamente false».

Al contrario i rappresentati dei principali paesi musulmani del mondo hanno elogiato la Cina per il contrasto al terrorismo e gli sforzi compiuti nel preservare l’eredità culturale dei musulmani di etnia uigura.

La Lega Araba non vede torture e soprusi

Quasi certamente i tour operator comunisti non hanno portato i loro importanti ospiti a vedere uno degli almeno 400 campi di rieducazione (uno dei più grandi si trova proprio a Kashgar) dove negli ultimi sei anni è stato rinchiuso oltre il 10 per cento della popolazione uigura, senza processo, spesso solo perché di fede musulmana.

Se lo avessero fatto, i leader dei paesi musulmani avrebbero visto le persone costrette a rinnegare la fede in Allah per credere nel «Dio Xi Jinping»; avrebbero potuto apprezzare come le autorità obbligano i musulmani a non rispettare il Ramadan e a mangiare carne di maiale; avrebbero potuto notare che in quelle prigioni nessuno parla uiguro, perché il dialetto locale è vietato, mentre viene imposto l’utilizzo del mandarino.

Avrebbero potuto anche verificare con i propri occhi come le donne vengono stuprate e gli uomini torturati con bastoni elettrificati, costretti a denunciare le proprie famiglie come «terroriste» solo perché qualcuno conosce l’inglese o magari perché ha scaricato un’app europea solo proprio smartphone.

Novemila moschee rase al suolo in Cina

È improbabile poi che le guide comuniste abbiano portato i rappresentanti del mondo arabo nei campi di cotone e nelle fabbriche dove il lavoro forzato dei musulmani arrestati senza processo viene sfruttato.

Chissà poi se i leader musulmani, tanto ammirati dalla meravigliosa moschea di Id Kah, si sono resi conto che delle 24 mila moschee esistenti nel Xinjiang prima del 2017 ne sono rimaste soltanto 15 mila, la metà delle quali pesantemente danneggiate.

Chissà se qualcuno dei dignitari ha domandato di vedere il santuario di Ordam Mazar, perla del deserto, il più famoso e venerato dagli uiguri, da sempre meta di pellegrinaggi. Probabilmente no, ma se lo avessero fatto avrebbero potuto scoprire che non esiste più e che è stato raso al suolo dal regime comunista che tanto difende le minoranze religiose.

La Lega araba applaude chi perseguita l’islam

I paesi arabi, che già nel 2019 avevano difeso con una lettera all’Onu l’incarcerazione di massa della minoranza islamica, si schierano con la Cina per ragioni economiche e politiche. Da un lato non vogliono rovinare i ricchi affari con Pechino, dall’altro perseguitando loro stesso minoranze etniche e religiose in patria, non vogliono criticare chi si comporta allo stesso modo.

Anche Gor’kij, dopo aver passato decenni a difendere torture e massacri oltre che a magnificare Stalin per convenienza, aprì gli occhi. Attendiamo il giorno in cui la Lega Araba e i paesi musulmani si renderanno conto del tragico errore compiuto per convenienza e cinismo.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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