
La “infrequentabile” Bardot contro neofemministe ed ecologisti

Parigi. Brigitte Bardot è uscita da molto tempo dal girone dei “frequentabili”. Basta pronunciare il suo nome in un qualsiasi salotto della gauche parigina per provocare una smorfia di sdegno e sentire i soliti anatemi contro chi non si allinea al pensiero unico: «È omofoba, è razzista, è fascista». Ma BB, si sa, se n’è sempre infischiata di tutto quel mondo progressista che oggi la considera soltanto un’anziana signora che ha perso la bussola, non ha mai rinnegato le sue idee e il suo amore per la Francia di De Gaulle e i suoi valori, e continua a denunciare le derive di un mondo in cui non si riconosce più.
Bardot contro gli eccessi del #MeToo
La diva del cinema francese lo ha fatto ancora una volta sul settimanale Le Point, in un’intervista senza filtri dove non ha risparmiato nessuno: a partire dal neofemminismo. «Temo a che a forza di volersi liberare, le donne finiscano per diventare infelici. Essere una donna sola che, lavorando, deve anche crescere i figli e fare la spesa, non è una vita. È una schiavitù», dice la Bardot, che, come ha osservato a ragione Giampiero Mughini, ha fatto per la liberazione e l’emancipazione delle donne molte di più «che non tutti i convegni più o meno stucchevoli delle femministe in carriera di questi ultimi trent’anni». E lo ha fatto in un periodo in cui le libertà, per una donna, erano tutte da conquistare. L’icona della femminilità moderna è tornata a puntare il dito contro gli eccessi del #MeToo.
«Ho conosciuto attrici che, per ottenere un ruolo, non dicevano no al produttore. Era un loro problema. Non mi riguardava», ha raccontato BB, prima di aggiungere con tono divertito: «Durante le riprese, mi piaceva che mi mettessero le mani sul sedere quando passavo (risate). Era la specialità dei macchinisti, persone molto gentili, tutti grandi amici. Quando si girava un film, c’era un clima di libertà, familiare». Le sue parole fanno eco a ciò che BB aveva già detto nel 2018 sul Parisien, scandalizzando le erinni del neofemminismo d’oltralpe: «Gli uomini non hanno più il diritto di dire alle donne che sono belle, di mettere loro la mano sul sedere, perché altrimenti vengono subito trascinati in tribunale come molestatori. Mi piaceva quando mi dicevano che avevo un bel sedere. Non avrei mai sporto denuncia per questo. Gli uomini finiranno per non avere più voglia di corteggiare le donne. Ovviamente non parlo degli eccessi, della violenza».
«Non parlatemi degli ecologisti!»
Nella lunga intervista al Point, che sta suscitando molti mal di pancia nel mondo femminista, l’attrice lanciata da Roger Vadim in Et Dieu créa la femme risponde per la prima volta nel dettaglio alle voci su una sua relazione con Marlon Brando. «Dormiva da un’amica di Vadim, sull’île Saint-Louis (isola situata nel Quarto arrondissement di Parigi, ndr). All’epoca avevo diciotto anni e non ero sposata. Un giorno in cui ero andata a trovare Vadim, che abitava in una stanza accanto, mi è stato proposto di andare a portare la sua colazione a Marlon Brando. Busso alla porta, entro in camera e vedo un uomo sporco e disgustoso su un letto altrettanto sporco e disgustoso. “Good morning”, dico. Dopo aver posato il vassoio davanti a lui, prende l’uovo sodo e me lo lancia in faccia. Non saprò mai se era di cattivo umore o se non gli piacevo. Ad ogni modo, sono uscita senza dire nulla. Ecco qual è stata la mia relazione con Marlon Brando (risate)».
Quando viene sollecitata dal Point sui nuovi militanti della causa ecologista risponde così: «Non parlatemi degli ecologisti! Sono degli impostori dai quali non bisogna aspettarsi nulla. Sono solo comunicazione, confusione, depredazioni e politica. Se la prendono con il nucleare o i capolavori nei musei, ma se ne fregano del destino del pianeta così come di quello degli animali». BB, in conclusione, tocca anche un altro tema considerato tabù dalla classe politica: la questione demografica. La popolazione del pianeta, che continua ad aumentare, «potrebbe passare dagli 8 miliardi di oggi a 10 alla fine del secolo, ed eravamo 1,5 miliardi nel 1900. Se vogliamo salvare il nostro mondo» – afferma BB – «l’urgenza è dunque quella di porre fine a questa crescita demografica esponenziale che aggrava l’inquinamento e finirà, un giorno, per minacciare la vita quaggiù».
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