
La guerra siriana si è trasferita con armi e mercenari in Libia

È una guerra sporca, iniziata con la Primavera araba, combattuta città per città, strada per strada in un paese che si affaccia sul Mediterraneo ricco di petrolio. A imbracciare vecchi fucili sono uomini siriani per conto di fazioni contrapposte e appoggiate da Russia e Turchia insieme a diversi paesi arabi. È tutto, se non uguale, molto simile alla guerra siriana ormai agli sgoccioli ma il teatro di questo conflitto non è il Medio Oriente, bensì il Nord Africa. È come se qualcuno avesse preso l’intero scenario bellico siriano e l’avesse trasferito in Libia, tante sono le somiglianze tra i due conflitti.
20 MILA MIGRANTI PRONTI A PARTIRE PER L’ITALIA
Dopo un anno e due mesi di assedio alla capitale Tripoli e al Governo di accordo nazionale guidato dal premier Fayez al Sarraj, il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cireanaica, è stato costretto a una brusca ritirata settimana scorsa. Tutto è cambiato dopo l’intervento deciso in appoggio al governo sostenuto dall’Onu e dall’Italia della Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che in cambio dello sfruttamento di concessioni energetiche ha inviato armi, mezzi e migliaia di mercenari siriani. Questi hanno facilmente rotto l’assedio di Haftar, che si è dimostrato molto più debole di quanto volesse far sembrare.
L’Italia, come scritto più volte, si è fatta rubare la scena e il rapporto privilegiato con Tripoli da Erdogan e ora è costretta a rincorrere. Come ampiamente previsto, inoltre, la Turchia, avendo il pieno controllo delle coste davanti all’Italia, potrà facilmente minacciarci con l’invio di disperati sui barconi come già fatto con la Grecia. Non è un caso e non stupisce se la nostra intelligence lancia l’allarme: ci sono 20 mila stranieri pronti a raggiungere Lampedusa o la Sicilia, scrive il Corriere.
SIRIANI CONTRO SIRIANI IN LIBIA
Mentre l’Egitto, sostenitore di un Haftar ammaccato e indebolito, lancia una tardiva richiesta di pace e cessate il fuoco, prontamente respinta da Tripoli, il principale sponsor del generale, la Russia di Vladimir Putin, corre ai ripari. Come rivela Reuters, il Gruppo Wagner, che assolda mercenari per combattere in tutto il mondo (in base agli interessi del Cremlino), ha intensificato il reclutamento di siriani da inviare a combattere in Libia tra le fila di Haftar contro altri siriani, schierati dai turchi a fianco di Sarraj.
Fonti americane hanno rivelato a inizio maggio che Mosca stava contrattando con Damasco una fornitura di uomini e armi per Haftar in Libia. A maggio sarebbero stati reclutati circa 900 uomini e altri 650 sono in campi di addestramento siriani, pronti a essere inviati a combattere in Libia per 1.000-2.000 dollari al mese. Si tratterebbe, secondo Reuters, di ex membri dell’Esercito libero siriano che si sono arresi al regime di Bashar al Assad e che combatterranno contro circa 4.500 ex compagni assoldati per la Libia da Erdogan.
LA MISSIONE IRINI LASCIA PASSARE LE ARMI TURCHE
Mentre le Nazioni Unite hanno denunciato a maggio «un massiccio ingresso di armi, mercenari ed equipaggiamenti militari in Libia», la missione navale dell’Unione Europea Irini, che è stata creata proprio per far rispettare l’embargo delle armi in Libia come previsto sembra non essersi accorta di niente. E proprio pochi giorni fa, il 28 maggio, è arrivata indisturbata nel porto di Misurata una nave mercantile partita da Istanbul una settimana prima carica di carri armati M-60 destinati alle forze di Sarraj. Come potrebbero le navi europee cannoneggiare quelle “alleate” della Turchia, membro della Nato, mentre trasportano armi al governo appoggiato dall’Onu? E come possono le navi europee fermare i rifornimenti che arrivano ad Haftar comodamente in aeroporto o via terra attraverso l’Egitto? Se è difficile rispondere a queste domande, è lecito chiedersi a che cosa serva allora la missione Irini.
Dopo le ultime conquiste Sarraj controlla la maggior parte del nord-ovest del paese, mentre ad Haftar restano l’est, gran parte del sud e i principali giacimenti petroliferi. Per quanto tempo ancora l’Unione Europea, Italia in testa, resteranno a guardare potenze straniere che, senza sporcarsi le mani, trasferiscono lo scenario siriano in Libia, a due passi dai confini dell’Europa, grazie all’utilizzo di mercenari siriani, conquistano una posizione strategica per ricattare la stessa Europa e destabilizzano un’aera del Mediterraneo con l’obiettivo di sottrarre capitali risorse energetiche ai paesi europei?
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