La guerra in Ucraina è condannata allo stallo

Tutti i dati mostrano che da novembre gli eserciti non avanzano più. La Russia ha imparato a difendersi, ha più soldati e mezzi e il tempo è dalla sua parte. Il sogno di una vittoria militare di Kiev potrebbe trasformarsi in un incubo

Un soldato in trincea in Ucraina (Ansa)

Ci sono dati che non possono essere ignorati quando si parla della guerra in Ucraina, dell’auspicabile efficacia della controffensiva e delle prospettive future del conflitto. Tutto, dal numero degli effettivi dei due eserciti a quello dei territori conquistati, dalla disponibilità di armi alla teoria militare, porta a dire che il conflitto resterà in sostanziale stallo. Come disse Mark Milley, capo dello Stato maggiore congiunto americano, in una conferenza stampa del novembre 2022, Kiev non può vincere la guerra militarmente e deve ricorrere alla diplomazia. Il generale americano non ha più ripetuto quelle parole, probabilmente più per ragioni politiche che militari.

Da un anno gli eserciti non avanzano più

Come spiega in una lunga analisi il Washington Post, è da quasi un anno che sul fronte lungo quasi mille chilometri cambia poco o niente. Se a fine marzo 2022, durante le prime fasi della guerra, che poi si riveleranno disastrose per Mosca, la Russia era arrivata a conquistare 82.750 chilometri quadrati di territorio ucraino, dopo appena un mese ne ha persi un terzo, non avendo forze sufficienti per difenderli.

Da aprile ad agosto 2022 l’esercito russo ha condotto offensive efficaci, conquistando quasi 13 mila chilometri quadrati di territorio, per poi perderli nuovamente nel giro di due mesi grazie all’efficace controffensiva ucraina.

Da allora si è entrati in una fase di sostanziale equilibrio, che nessun nuovo armamento, per quanto definito frettolosamente dai giornali “game changer”, è stato in grado di modificare. Se il 10 novembre 2022 la Russia occupava 65.500 chilometri quadrati di territorio ucraino, al 17 agosto di quest’anno, dopo tre mesi di controffensiva estiva, ne aveva appena 730 in più. È come se in un intero anno fosse passato di mano tra i due eserciti un territorio grande come il comune di Ravenna.

La Russia ha imparato dai propri errori in Ucraina

Se la Russia è riuscita a fermare l’avanzata ucraina, che a un certo punto dell’anno scorso sembrava inarrestabile, è stato grazie alla capacità di imparare dai propri errori, spiegano gli esperti intervistati dal quotidiano americano. Mosca non si lancia più in grandi offensive per conquistare aree che poi non potrà difendere, ma aspetta il nemico sulla difensiva, con l’obiettivo di «trincerarsi a lungo termine aspettando che il sostegno occidentale all’Ucraina diminuisca».

Tornando alla tradizionale dottrina militare, i russi hanno approfittato dell’inverno per costruire difese formidabili a protezione del corridoio di terra meridionale che collega la Russia alla Crimea, attraverso i centri di Melitopol, Berdyansk e Mariupol attendendo il nemico.

Allo stesso tempo, hanno continuato a condurre attacchi nel nord-est del paese, riuscendo anche ad avanzare verso la città di Kupyansk, nella regione di Kharkiv, per impedire a Kiev di concentrare tutte le proprie forze nell’offensiva a sud.

L’esercito di Kiev non può bastare

Nonostante dall’inizio del conflitto, secondo stime americane ed europee di inizio anno, la Russia abbia perso tra morti e feriti 200 mila soldati e l’Ucraina 120 mila (ma i numeri vanno aggiornati), secondo il ministero della Difesa britannico Mosca dispiega ancora in Ucraina 200 mila soldati, dopo aver rimpinguato i ranghi con la mobilitazione militare parziale. E quasi la metà delle truppe non è trincerata sulla difensiva a sud, ma viene utilizzata per attaccare a nord-est.

Per sfondare le difese russe, protette da oltre 100 mila uomini, secondo la teoria militare l’Ucraina avrebbe bisogno di almeno 300 mila soldati, più degli effettivi totali dell’esercito ucraino prima della guerra.

Ma questo dato, che viene continuamente rilanciato dai giornali, è probabilmente sottostimato dal momento che Kiev non dispone della superiorità aerea. «La verità è che davanti a queste difese, per superarle servirebbe avere un esercito sei volte, se non dieci, più numeroso», dichiara Mark Cancian, ufficiale di Marina in pensione ed esperto presso il noto think tank di Washington, Center for Strategic and International Studies. Peccato che l’Ucraina pareggi a malapena le forze russe nella regione.

Mosca può ancora compiere errori

Mosca ha ancora punti deboli e potrebbe tornare a commettere errori sotto la pressione nazionalista di chi nell’esercito, nel governo e nella società vorrebbe che la Russia dimostrasse a tutti i costi di essere superiore all’Ucraina e all’Occidente.

Ma potrebbe anche dimostrarsi, come da un anno a questo parte, in grado di imparare dai propri errori. E allora non è chiaro come, per usare le parole del nuovo ministro ucraino della Difesa, Rustem Umerov, Kiev potrebbe «liberare ogni centimetro del nostro paese».

Zelensky potrebbe essere costretto a trattare

L’intelligence Usa ha già definito senza mezzi termini la controffensiva ucraina un fallimento. È molto improbabile che i nuovi proiettili all’uranio impoverito e le bombe a grappolo fornite dagli Usa a Kiev cambieranno le sorti del conflitto, così come un pugno di F-16.

Forse bisognerebbe iniziare a considerare l’ipotesi avanzata tra gli altri a Repubblica da Tamir Pardo, dal 2011 al 2016 a capo del Mossad, il servizio segreto israeliano: «Una guerra di logoramento nella configurazione attuale sarebbe sfavorevole per l’Ucraina. L’Ucraina ha mostrato coraggio e determinazione e beneficiato del sostegno dell’Occidente. Deve però tenere conto del fatto che prima o poi gli Stati uniti e l’Occidente potrebbero smettere di sostenerla o non fare ciò che si aspetta. Deve approfittare dei risultati raggiunti finora, provare a ottenere ancora un successo militare significativo e poi cercare una soluzione diplomatica e un accordo».

È quello che a novembre sosteneva anche il generale americano Milley. I dati e l’andamento del conflitto nell’ultimo anno sembrano dargli ragione.

@LeoneGrotti

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