La guerra di Tusk alla Chiesa travolge pure papa Wojtyla e la legge sull’aborto

Di Rodolfo Casadei
06 Febbraio 2025
Non solo l’ora di religione a scuola. Anche il museo di Toruń dedicato a Giovanni Paolo II e l’obiezione di coscienza all’interruzione di gravidanza rischiano di cadere vittime dell’ostilità anticattolica del governo polacco
Il primo ministro della Polonia Donald Tusk (foto Ansa)
Il primo ministro della Polonia Donald Tusk (foto Ansa)

Mancano poco più di tre mesi alle elezioni presidenziali che potrebbero cambiare profondamente il volto della Polonia, e il clima politico non potrebbe essere più acceso: una commissione parlamentare boicottata dal principale partito di opposizione (Pis) ed egemonizzata dalla maggioranza governativa chiede di arrestare per 30 giorni un ex ministro di tale partito (Zbigniew Ziobro) che gioca a nascondino con le richieste di interrogatorio/audizione sulla vicenda Pegasus, un software per lo spionaggio telefonico introdotto dal vecchio governo conservatore del Pis; il parlamento vota una legge per aggiungere i 15 giudici più anziani di Polonia alla Corte di cassazione che dovrà giudicare la validità delle elezioni presidenziali, nonostante la giurisprudenza della Corte costituzionale che stabilisce che non si possono modificare le leggi elettorali a meno di sei mesi dalle elezioni, e si mette sulla strada delle interferenze del potere politico con quello giudiziario rimproverate in passato al partito di Jaroslaw Kaczynski; il braccio di ferro fra il governo di centrosinistra di Donald Tusk (Piattaforma civica) e la Chiesa cattolica prosegue, spostandosi dall’aborto e dall’insegnamento della religione alle attività della fondazione redentorista Lux Veritatis, proprietaria della tv privata Trwam e coproprietaria del Museo Memoria e Identità di Toruń dedicato a Giovanni Paolo II, la cui apertura il governo vuole impedire a tutti i costi.

Il «processo politico» alla fondazione Lux Veritatis

Il 5 dicembre scorso agenti dell’Ufficio centrale anticorruzione (Cba, uno dei servizi segreti polacchi) su richiesta della procura di Rzeszow hanno condotto perquisizioni in sedi e proprietà di Lux Veritatis a Varsavia, Toruń e Breslavia alla ricerca di documentazione che potesse corroborare la causa intentata dal nuovo ministro della Cultura, la signora Hanna Wróblewska, per ottenere l’annullamento del contratto concluso nel 2018 fra la fondazione e l’allora ministro della Cultura Piotr Gliński del governo del Pis per la costituzione del museo.

Nonostante ciò, il 23 dicembre scorso il tribunale distrettuale di Varsavia ha emesso un’ordinanza con la quale ha rinviato l’esposto al ministero a causa delle carenze istruttorie che presentava. In particolare il ministero accusava padre Tadeusz Rydzyk, presidente di Lux Veritatis, di non aver mantenuto le promesse circa il regime dei terreni su cui è stato costruito il museo (finanziato fino ad oggi con 180 milioni di zloty da parte dello Stato e 90 milioni da parte della fondazione redentorista, pari rispettivamente a 42,5 e 21,2 milioni di euro), ma gli atti notarili esistenti smentiscono questa accusa, contenuta nell’esposto al tribunale di Varsavia. La fondazione tuttavia non si sente al sicuro, e in un comunicato denuncia che «la pressione politica da parte dell’attuale governo sui tribunali è così gigantesca che questo caso può evolversi verso un vero processo politico».

La lunga battaglia contro padre Rydzyk

I suoi timori non sono infondati. La rivalità fra padre Tadeusz Rydzyk, che è anche direttore di Radio Maryja, da una parte e Donald Tusk e l’attuale ministro della Cultura Hanna Wróblewska dall’altra è di vecchia data. Come ha scritto Il Giornale, «Wróblewska era stata direttrice della Zachęta, tra le più famose istituzioni artistiche di Varsavia, ma non venne rinnovata nel suo incarico proprio dall’allora ministro Gliński che, secondo una tesi consolidata, non avrebbe gradito alcune esposizioni dedicate ai diritti Lgbt. Ora che la curatrice d’arte ha preso il suo posto, il progetto di Toruń che stava a cuore al conservatore Gliński sta incontrando ostacoli».

Tusk e Rydzyk, poi, si punzecchiano da almeno due decenni; recentemente il primo ministro ha accusato il sacerdote di essere soltanto un uomo d’affari, il secondo ha reagito denunciando pressioni di Tusk sulla gerarchia ecclesiastica in passato perché venisse messa la museruola a Tv Trwam e a Radio Maryja. Nel marzo dello scorso anno il presidente del parlamento Szymon Hołownia, del partito Terza Posizione che fa parte della coalizione di governo con Piattaforma civica di Tusk, ha incaricato la Corte dei conti di un audit su tutti i finanziamenti dello Stato a entità della Chiesa cattolica fra il 2019 e il 2023. L’intento di colpire Lux Veritatis è talmente palese che lo stesso Hołownia ha dichiarato pubblicamente che la revisione contabile permetterà «alla Corte dei conti di bussare alla porta di Rydzyk». Negli stessi giorni l’allora ministro della Cultura Bartłomiej Sienkiewicz (sostituito in maggio dalla Wróblewska) defalcava dalla lista delle pubblicazioni aventi diritto ai fondi per l’editoria le testate cattoliche, che il precedente governo finanziava come il resto della stampa secolare.

Più aborti per tutti

Per quanto riguarda i temi più generali della sfida del governo alla Chiesa, oltre al provvedimento che ridimensiona l’insegnamento della religione nelle scuole, di cui abbiamo già trattato recentemente, va segnalata la determinazione con cui il governo cerca di portare avanti una maggiore liberalizzazione dell’interruzione di gravidanza nonostante non disponga nemmeno di una maggioranza parlamentare per modificare la restrittiva legge introdotta nel 2021 dal governo conservatore. A causa non di un veto del presidente Andrzej Duda (che può bloccare una legge votata dal parlamento, ma deve arrendersi se questa è approvata dai tre quinti dello stesso), ma del rifiuto di 24 dei 31 parlamentari del Partito popolare polacco (Psl), che pure partecipa alla coalizione di governo, di dare il proprio voto alla proposta formulata da Lewica, l’ala sinistra della coalizione, e appoggiata dalla Piattaforma civica di Tusk e dai centristi di Polska 2050-Terza Posizione, che depenalizzava ampiamente il ricorso all’aborto.

Dopo il voto Tusk ha dichiarato: «Se non possiamo cambiare la legge, cambieremo la realtà». Cambiare la realtà ha significato emettere linee guida per un’interpretazione aperturista della legge vigente, che autorizza l’aborto solo in caso di concepimento a seguito di stupro o di grave pericolo per la vita o la salute della donna. Secondo le nuove linee guida la salute della donna può essere anche quella mentale e il pericolo può non essere imminente. Il ministro della Salute Izabela Leszczyna ha spiegato che «se una donna per esempio va dallo psichiatra e ritengono che ci sia una minaccia alla salute mentale della donna, il certificato rilasciato è sufficiente per mettere fine alla gravidanza». Inoltre le nuove linee guida del ministero sottolineano che per giustificare un aborto è sufficiente il parere di un unico medico esperto qualificato nel settore in questione. Perciò gli ospedali non dovrebbero «condizionare la possibilità di interrompere una gravidanza all’ottenimento di ulteriori certificati o pareri medici».

Obiezione di coscienza in scacco

Anche l’obiezione di coscienza viene messa in discussione. Il documento sostiene che la riserva non si applica se un ritardo nella fornitura di un servizio medico mette a repentaglio la salute del paziente. Afferma inoltre che la clausola di coscienza si applica solo ai singoli medici e non può essere utilizzata per impedire che un’intera struttura sanitaria offra aborti. Le strutture che ricevono finanziamenti pubblici per fornire servizi medici possono essere multate fino al 2 per cento del valore del loro contratto con il Fondo sanitario nazionale se non forniscono tali servizi. Possono anche essere multate fino a 550 mila zloty (130 mila euro) dal commissario per i Diritti dei pazienti. Le linee guida non hanno in realtà alcun valore legale e i direttori sanitari non sarebbero perciò tenuti a rispettarle, ma nell’attuale situazione, che vede il governo spesso ignorare decisioni dei tribunali quando ritiene che essi non abbiano legittimità (a partire dalla Corte costituzionale nella sua attuale forma, determinata da una riforma del precedente governo), tutto è possibile.

I sondaggi per le presidenziali del 18 maggio danno in vantaggio di 14 punti il candidato della coalizione di governo Rafał Trzaskowski, sindaco uscente di Varsavia, rispetto al candidato sponsorizzato dal Pis, l’indipendente Karol Nawrocki, già direttore del Museo della Seconda Guerra mondiale e dell’Istituto della Memoria nazionale. Ma i giochi non sarebbero chiusi: un vantaggio simile lo aveva nel 2015 il candidato progressista Bronisław Komorowski, che poi fu battuto dall’attuale presidente Duda.

@RodolfoCasadei

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.