La guerra dei dazi ora spaventa davvero la Cina

Di Leone Grotti
10 Aprile 2025
Il Dragone risponde a muso duro alle tariffe di Trump, ma afferma di voler comunicare con Washington per «risolvere le frizioni tra i due paesi». Intanto gli imprenditori cinesi sono allarmati: «Così non c’è più profitto, molte aziende chiuderanno»
Un'impiegata in una fabbrica tessile in Cina
Un'impiegata in una fabbrica tessile in Cina (foto Ansa)

«A rendere i prodotti cinesi competitivi è il prezzo. I dazi degli Stati Uniti annulleranno questo vantaggio e noi perderemo la nostra competitività». Mentre il governo cinese risponde a tono alla guerra commerciale scatenata da Donald Trump denunciando gli «errori americani» e l’«arroganza» di Washington, i commercianti e i piccoli imprenditori cinesi iniziano a farsi i conti in tasca: il sentimento prevalente è la preoccupazione e Pechino vuole fare di tutto perché non degeneri in panico.

Dazi e controdazi tra Usa e Cina

Dopo un botta e risposta fatto di dazi e controdazi, l’amministrazione americana ha aumentato le tariffe sulle importazioni cinesi a uno stratosferico 125%, mentre quella cinese ha replicato applicando alle merci americane una tariffa dell’84%. Se alcuni attori internazionali sono corsi al tavolo negoziale per provare a disinnescare la bomba delle ritorsioni commerciali, messa in pausa per 90 giorni da Trump, Pechino come prevedibile ne ha fatta una questione di principio e ha assicurato che «combatteremo fino alla fine» contro la «prepotenza americana».

Mentre il regime di Xi Jinping fa la voce grossa e assicura che «il cielo non cadrà», gli imprenditori cinesi sono allarmati, soprattutto quelli che lavorano nel settore dell’e-commerce, dal momento che gli Usa hanno aumentato i dazi sui pacchi di valore inferiore agli 800 dollari dal 30 al 90%.

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«Così non c’è più profitto»

«L’altro giorno ho cenato con molti imprenditori cinesi del Guangdong che producono in Vietnam e poi esportano negli Stati Uniti», racconta a Radio Free Asia un’imprenditrice di Guangzhou che produce prodotti elettronici. «Per il momento hanno smesso di accettare ordini dagli Usa. Un’altra azienda che si era appena trasferita in Vietnam da Hong Kong, aprendo una fabbrica a Ho Chi Minh City, sta già pensando di chiuderla. Perché se i prezzi salgono i nostri prodotti non sono più competitivi».

Il signor Zhu gestisce un e-commerce nel Jiangsu ed è terrorizzato: «I dazi avranno un impatto enorme. Così non c’è più profitto e non si può fare business. Molte aziende saranno costrette a chiudere».

Donald Trump ha alzato ulteriormente i dazi sulle merci provenienti dalla Cina
Donald Trump ha alzato ulteriormente i dazi sulle merci provenienti dalla Cina (foto Ansa)

Trump e Vance provocano la Cina

Nel 2024 la Cina ha esportato in America 440 miliardi di dollari di merci e ne ha importate per 144 miliardi. Per questo il ministro del Commercio americano, Howard Lutnick, ha dichiarato che «Pechino ha tutto da perdere» dalla guerra commerciale.

Come se non bastasse, martedì il vicepresidente J.D. Vance ha fatto infuriare Pechino parlando dei lavoratori cinesi in un’intervista a Fox News con termini dispregiativi: «Noi stiamo accumulando un debito enorme per comprare cose che il resto del mondo produce. Voglio essere ancora più chiaro, noi ci facciamo prestare soldi dai contadini cinesi per comprare i prodotti che quei contadini producono. Questa non è una ricetta per la prosperità economica, né per tenere bassi i prezzi, né per creare posti di lavoro in America».

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«Il Partito comunista non è pronto»

Anche se la Cina è convinta di vincere la guerra dei dazi, il regime tradisce un certo nervosismo. Su Weibo, come riportato dal New York Times, i post preoccupati dalle conseguenze dei dazi sull’economia vengono censurati. Mentre i più agguerriti e nazionalisti, come quello di Pang Jiulin, un avvocato di Pechino con 10,5 milioni di follower, vengono diffusi il più possibile: «Combatteremo fino a quando servirà. Il sistema cinese ci permetterà di fare tutto ciò di cui c’è bisogno e coloro che pagheranno il prezzo dei dazi in Cina non protesteranno come invece accadrà negli Stati Uniti», ha scritto.

Ja Ian Chong, professore di Scienze politiche presso la National University di Singapore, è convinto che «il Partito comunista non voglia rivelare quanto sia grave la situazione. Potrebbe non essere pronto a gestire lo scontro e così preferisce orientare la narrativa contro gli Stati Uniti».

Si aggrava la guerra commerciale dei dazi tra Usa e Cina
Si aggrava la guerra commerciale dei dazi tra Usa e Cina (foto Ansa)

Le tre “D” che mettono Xi nei guai

Vista da Pechino, questa guerra commerciale arriva nel momento peggiore. Xi Jinping, infatti, cerca da anni rimedio alle tre “D” che affliggono l’economia del suo paese e ne minano l’ascesa: demografia, debito e deflazione. La popolazione cinese è in calo dagli anni ’80 e anche se la politica del figlio unico è terminata nel 2016, a partire dal 2022 i decessi hanno superato costantemente le nascite.

L’anno scorso il debito si è attestato al 303 per cento del Pil, a fronte di una crescita che è in calo e che per quest’anno è stata stimata al 5 per cento. È vero che Pechino può contare su una bilancia commerciale in positivo di 990 miliardi di dollari, ma i consumi interni sono al palo a causa della frenata degli investimenti infrastrutturali e del settore immobiliare. Il ciclo della deflazione non è affatto finito.

La guerra ad armi pari

Come notato da Danilo Taino sul Corriere, questa guerra commerciale è una situazione relativamente nuova per la Cina perché non si scontrano più due sistemi contrapposti – libero mercato da una parte e statalismo dirigista dall’altra – ma identici: Trump ha adottato il modello illiberale cinese, fatto di «protezionismo ed economia guidata dalle scelte dei governi». Combatte la Cina con le sue stesse armi, insomma, e a questo Pechino non è abituata.

Molti osservatori sono convinti che non c’è alternativa al negoziato e che presto emissari cinesi e americani si siederanno attorno a un tavolo. Il futuro, come sempre con Trump, è imprevedibile. Ma un’apertura il tycoon l’ha fatta: «La Cina vuole stringere un accordo», ha scritto su Truth. «Aspettiamo la loro telefonata. Arriverà!».

Dopo aver annunciato un controdazio sulle importazioni americane speculare a quello applicato dagli Stati Uniti sulle merci cinesi, portando così le tariffe sui prodotti Usa all’84%, nel Libro bianco sul commercio Usa-Cina pubblicato ieri, Pechino ha scritto di voler comunicare con Washington per «risolvere le frizioni tra i due paesi».

@LeoneGrotti

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