
«La grande tradizione cattolica, popolare e riformatrice merita di essere rappresentata»

Sul Foglio di lunedì 26 febbraio il direttore Claudio Cerasa ha posto ai suoi lettori una domanda semplice: «Volete che il modello di governo che esiste in Lombardia e a Milano sia sempre di più il modello su cui costruire il futuro dell’Italia? Sì o no?». La domanda è giusta e i numeri la giustificano. Se l’Italia fosse come la Lombardia non saremmo in crisi ma marceremmo al passo della Germania. Lo ha riconosciuto di recente anche il Centro studi di Confindustria con dati che Cerasa definisce «impressionanti» (aumento della produzione del 3,7 per cento, del fatturato del 5,6, degli ordini interni del 5,2, degli ordini esteri del 7,5, eccetera eccetera). Bene, ma occorre fare una postilla. Cerasa giustamente cita anche un “modo” diverso di fare politica in Lombardia e ne attribuisce il merito ai vari Maroni, Sala, Gori, Parisi, persino Pisapia. Manca qualcuno? Manca un certo Roberto Formigoni, a noi pare. Per vent’anni alla guida della regione, è lui ad aver fatto germogliare quei numeri, è lui ad aver lanciato l’idea che la buona politica è quella che non soffoca la società, ma la mette nelle condizioni di esprimersi, è grazie a lui se – e non da oggi – si parla di “modello lombardo”.
Oggi Formigoni è candidato al Senato per Noi con l’Italia nel collegio plurinominale Lombardia 5. Solo qualche giorno fa, ha partecipato con Stefania Craxi e con Tempi a un dibattito su “Libertà e politica” (qui potete vedere il video) e ha detto molte cose interessanti, anche non scontate, sia sul suo impegno in questa ennesima sfida sia su alcuni provvedimenti (unioni civili) che sono state votati dal suo partito nella passata legislatura. Per questo Tempi è tornato a interrogarlo per comprendere meglio alcuni spunti lanciati in quell’incontro.
Oltre che per il parlamento si vota anche per la Lombardia. Che ne pensa dei due candidati principali, Attilio Fontana del centrodestra e Giorgio Gori del Pd?
Fontana lo conosco, ha guidato il mio consiglio regionale. È una persona capace e seria che ha una buona preparazione amministrativa avendo fatto il sindaco a Varese per tanti anni. Giorgio Gori lo conosco meno, mi pare si presenti bene anche se alcune scelte parlano per lui: a Bergamo ha raddoppiato l’Imu alle scuole paritarie e ha idee sul buono scuola molto lontane dalle mie. Ma direi che la differenza tra i due la fa lo schieramento: il Pd lombardo è molto di sinistra, qui si è sentito molto poco il vento renziano.
Formigoni, passiamo a lei. Perché provarci di nuovo con Nci?
Abbiamo scelto di costituire Noi con l’Italia perché pensiamo rappresenti una proposta politica che oggi manca nel nostro paese. Lo vediamo anche in questa campagna elettorale all’insegna delle grida, dei populismi, degli estremismi. Da un lato, abbiamo una sinistra che è sempre la stessa, nonostante gli sforzi di Renzi, ed è rimasta statalista e centralista; dall’altro, abbiamo il populismo spinto dei cinquestelle e quello della Lega. Infine abbiamo Forza Italia che ha la stessa inconsistenza di sempre, resta un partito del leader. Noi vogliamo dare consistenza autonoma al centro. Un centro che è la voce della famiglia, dell’impresa, del ceto medio. Un centro che, come accade nel resto d’Europa, è alleato con la destra.
È una sfida impegnativa. Non vi conveniva fare altre scelte? Lo sbarramento al 3 per cento non vi preoccupa?
È certamente una sfida, ma contiamo non solo di raggiungere la soglia del 3 per cento, ma di superarla. Il popolo cui ci rivolgiamo esiste, esiste eccome. È rappresentato da chi crede in una politica fattuale e concreta e fatica a riconoscersi nelle urla di Salvini o nelle promesse di Berlusconi. Se non ci fossimo noi, tutta questa gente chi voterebbe?
E perché dovrebbero votarvi?
Perché insistiamo su alcuni temi fondamentali come la difesa e la promozione della famiglia. Uno dei grandi temi rimossi da questa campagna elettorale è l’inverno demografico italiano. I nostri numeri sono impressionanti: se non facciamo qualcosa, l’Italia scomparirà. È per questo che noi insistiamo così tanto sul quoziente famiglia e su politiche a favore degli anziani e dei disabili. Allo stesso modo, abbiamo il pallino per il discorso educativo e non avrà certo bisogno di me per ricordarsi quanto ho fatto in Lombardia col fattore famiglie e il buono scuola. Ma dovrebbero votarci anche per le nostre idee sul mondo del lavoro e l’apertura alle imprese con la proposta di detassare per tre anni tutte le aziende che assumeranno un giovane. O sulla riforma fiscale complessiva, una proposta dell’intero centrodestra, imperniata sulla Flat tax, non al 15 come propone la Lega, ma a un più realistico 25-26 per cento.
Sul Corriere della Sera Milena Gabanelli l’ha inserita nella lista degli impresentabili. Il suo nome è apparso anche in alcuni discorsi di Luigi Di Maio, leader del M5s. Formigoni, lei è un impresentabile?
E chi lo decide? In Italia non vigono più le regole? Non avevamo forse, come tante volte la sinistra ci ha ricordato, la «Costituzione più bella del mondo»? Se la nostra Carta vale ancora, allora vale ancora la presunzione di innocenza e uno è innocente fino a prova contraria e fino a sentenza definitiva. Le ricordo che ho subito 15 processi tutti con lo stesso esito: assolto. Da parte della magistratura c’è stata nei miei confronti un’attenzione enorme. Ora, per quanto riguarda un processo ho subito, in primo grado, una condanna. So cosa ho fatto, sono certo di poter ribaltare questo giudizio nei due gradi successivi. D’altronde, faccio notare che anche i grillini hanno un concetto piuttosto elastico di “impresentabilità”. Finché erano solo gli altri a ricevere qualche avviso di garanzia, allora erano tutti impresentabili; ora che anche qualcuno dei loro ha iniziato ad avere qualche guaio con la giustizia, mi pare abbiano modificato un po’ il loro punto di vista. In ogni caso, concordo sul fatto che un condannato con sentenza definitiva non debba presentarsi, ma fino ad allora deve essere lasciata questa libertà.
Da più parti ci si chiede cosa accadrà il 5 marzo qualora dalle urne non esca una maggioranza solida.
Entriamo nella settimana decisiva in cui è importante convincere gli indecisi, che sono ancora molti. Per il centrodestra la vittoria è possibile e il nostro contributo sarà determinante. Qualora mancassero pochi seggi, si troverà un accordo in parlamento. Non fosse possibile, toccherà al presidente Mattarella prendere una decisione.
Nella scorsa legislatura il suo partito Ncd votò le unioni civili. Lei no. Perché?
Con altri sei colleghi senatori del mio partito non ho votato né le unioni civili né il divorzio breve benché il governo avesse posto la fiducia. Non l’ho fatto perché li ritengo due provvedimenti contro il bene comune e la famiglia. Le ricordo che il mio partito presentò una legge sulle unioni civili che era realmente tale perché tutelava le coppie, anche dello stesso sesso, ma senza equiparare le unioni al matrimonio ed escludendo con certezza la stepchild adoption e l’utero in affitto. Quando mi resi conto che la nostra proposta non sarebbe passata e, al contrario, sarebbe passata quella voluta da Renzi e dal Pd, dissi di “no”. Mi spiace che altri del mio partito abbiano fatto valutazioni diverse. È anche vero, però, che ci siamo opposti allo Ius soli e al biotestamento. È anche in base a decisioni come queste che ho lavorato perché il partito tornasse nell’alveo del centrodestra dove c’è maggior libertà di coscienza e opinione su questi temi. Attenzione: ho detto “maggiore libertà”, non uniformità di giudizio, perché anche in Forza Italia esistono voci dissonanti rispetto a queste tematiche, e pur tuttavia è solo in questa coalizione che è possibile far pesare ancora la nostra voce.
Quale voce?
La voce di chi nel proprio agire politico – come abbiamo voluto richiamare anche nel nostro statuto – si riferisce alla dottrina sociale della Chiesa e all’economia di mercato. Il nostro intento è quello di ridare ai cattolici una voce e una speranza di unità. Esiste in Italia una grande tradizione cattolica, popolare e riformatrice che merita di essere rappresentata.
Foto Ansa
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