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La Galleria d’Arte Contemporanea di Arezzo omaggia il “suo” Vasari

Di Mariapia Bruno
07 Settembre 2011
"Historico, poeta, philosopho e pittore", Giorgio Vasari trionfa alla Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Arezzo. Fino all'11 dicembre 2011 sarà possibile visitare una grande mostra che, attraverso opere, ricordi e testimonianze di vita, ripercorre la sua straordinaria produzione artistica

 Viene ricordato ad Arezzo, la città che gli diede i natali cinquecento anni fa, Giorgio Vasari (1511-1574), uomo di cultura e artista apprezzato in tutta Italia, sia come letterato e scrittore delle due edizioni delle Vite (1550 e1568), fonti primarie per la nascita della moderna storiografia artistica, che come architetto e pittore. Attivo alla corte di Cosimo I de’ Medici, questo “giovane venuto dalla provincia” seppe conquistare una posizione strategia nel panorama culturale del tempo, divenendo amico dei maggiori intellettuali a lui contemporanei. Testimone e protagonista del Cinquecento, fu capace di confrontarsi con i diversi milieux culturali dell’Italia del XVI secolo raccontandone le contraddizioni, i gusti e le tendenze. Intitolata Giorgio Vasari. Disegnatore e Pittore. Istudio, diligenza et amorevole fatica, la grande mostra presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, aperta fino all’11 dicembre 2011, ne ripercorre puntualmente la vita e le opere attraverso un corpus di lavori frutto di importanti prestiti da musei e collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.

 

Partendo dalle prime opere come la Deposizione nel Sepolcro del 1532 o il bellissimo Ritratto del duca Alessandro de’Medici armato degli Uffizi, si giunge alle composizioni piu mature, come gli Studi per gli affreschi della Cupola di S. Maria del Fiore a Firenze provenienti dal Louvre o la Resurrezione del Mora Ferenc Museum di Szeged in Ungheria. Si potranno inoltre vedere per la prima volta insieme la Fucina di Vulcano degli Uffizi e il grande Studio preparatorio per la Caccia d’Amore del Louvre. Tra le chicche, una lettera originale scritta nel 1560 da Michelangelo a Cosimo I in cui l’artista esprimeva un parere favorevole circa il progetto di Vasari per i lavori di Palazzo Vecchio e il dipinto, restaurato per l’occasione, Le Tentazioni di San Girolamo, realizzato nel 1541 su commissione di Ottaviano de’ Medici. A chiudere la mostra due tavole appartenenti all’altare di famiglia della Pieve di Arezzo che Vasari ideò come una grande ancona, visibile da tutti i lati, con una imponente cornice e vari dipinti raffiguranti gli antenati e i santi patroni di Arezzo: da un lato spicca il gigantesco San Giorgio e il drago, dall’altro il Ritratto di Giorgio Vasari e della moglie Niccolosa Bacci come San Lazzaro e Santa Maddalena.  

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